Cremazioni, anche in Sicilia fenomeno in aumento A Delia e Misterbianco si lavora per due nuovi forni

Altri due forni crematori verranno aperti a breve in Sicilia. Il primo dovrebbe vedere la luce entro la fine dell’anno a Delia, in provincia di Caltanissetta. Il secondo è in cantiere a Misterbianco, nel Catanese, dove il progetto esecutivo è pronto e si attende l’ultima autorizzazione per avviare i lavori. La cremazione non è più un tabù sull’isola. Complice l’apertura ufficiale della Chiesa cattolica, ma anche l’esperienza molto positiva del forno attivo da quattro anni a Messina e che lavora con percentuali di crescita del 20 per cento da un anno all’altro. «È un bene anche per i nostri cimiteri – spiega Pietro Palmieri, responsabile delle prenotazioni e dell’informatizzazione del servizio che a Messina è comunale – diamo una mano a non tenere le salme nei depositi. Riceviamo richieste da tutta la Sicilia».

A Messina il forno crematorio è stato inaugurato ad agosto del 2014. Prima chi voleva farsi cremare doveva raggiungere la Campania (da poco ce n’è un altro attivo a Cosenza, in Calabria) con impegnative spese per il trasporto. Al momento l’impianto di Messina è l’unico pienamente operativo in tutta l’Isola. L’altro, quello di Palermofunziona a singhiozzi, ha diversi problemi ed è comunque aperto solo ai residenti del capoluogo. Per questo il giovane sindaco di Delia, Gianfilippo Bancheri, vede nel progetto che si sta per concretizzare nel suo Comune una grande possibilità. «Lo realizzeremo dentro il cimitero comunale, a giugno contiamo di mettere la prima pietra e in sei mesi di lavoro di ultimarlo, c’è un bacino di utenza di due milioni e mezzo di persone». Il primo cittadino vola alto, considerando l’impianto di Palermo praticamente inattivo. Nelle carte del progetto si parla in realtà di un pubblico potenziale di un milione di utenti. 

In ogni caso, i problemi di capienza dei cimiteri e anche i costi, che possono mantenersi inferiori per una cremazione rispetto alla classica sepoltura, contribuiscono alla crescita del fenomeno. Che nell’Isola si diffonde pur restando nel complesso a percentuali più basse rispetto alle altre Regioni d’Italia: nel 2017 solo l’1,37 per cento dei feretri è stato cremato nell’Isola, in totale 2.122 cremazioni (la Lombardia è prima col 24 per cento, seguita da Piemonte ed Emilia Romagna). Ogni anno è il ministero dell’Economia a stabilire il tetto massimo del prezzo per una cremazione, per evitare speculazioni: dall’1 gennaio 2019 il costo è di 624 euro compresa Iva. Cifra che varia in base a una serie di fattori. A Messina ad esempio chi è residente nella città dello Stretto spende meno (410 euro con una bara di legno semplice, 710 euro per una cassa zincata). Prezzo che sale per chi viene da fuori Comune (577 euro per la bara senza zinco, 857 per quella zincata). La legge impone che per trasporti superiori ai cento chilometri la bara sia zincata. 

E qui torna d’attualità l’apertura dei nuovi forni che renderebbe la cremazione più economica anche in altre zone della Sicilia. «L’accordo con la ditta che lo avrà in gestione – spiega il sindaco di Delia – è che si mantenga su prezzi bassi, 450-480 euro per una cremazione». Nel paesino del Nisseno a realizzare il forno crematorio in project financing sarà la ditta Dremar di Novara che gestirà l’impianto per un ventennio versando una royalty di circa 15mila euro l’anno al Comune. «Il privato – precisa il sindaco – farà anche delle opere migliorative nel cimitero: l’entrata, i parcheggi, l’illuminazione, i cancelli automatizzati. E poi ci sarà un indotto importante per il territorio». Valore del progetto 1,7 milioni di euro. A Misterbianco da cinque anni si parla di forno crematorio. L’iter è rimasto a lungo bloccato a causa di un ricorso amministrativo. Adesso sembra quasi tutto pronto: a realizzarlo anche qui sarà un privato, la ditta Saie srl di Asiago. Stando a quanto riferiscono dagli uffici tecnici del Comune, manca solo l’autorizzazione ambientale della Provincia sull’emissione di fumi. Poi il progetto da tre milioni di euro potrà partire. 

Salvo Catalano

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