Coronavirus, tende da campo al Cervello e a Villa Sofia Serviranno per il pretriage, liberando i pronto soccorso

Detto fatto. Dopo le misure annunciate dal presidente Musumeci da attuare sul fronte Coronavirus, da ieri sera anche quella delle tende da campo agli ospedali Cervello e Villa Sofia. Aree temporanee che serviranno per effettuare un pretriage esterno, un luogo dove accogliere e visitare chi dovesse presentarsi al nosocomio con sintomi compatibili a quelli del Coronavirus, evitando così di transitare direttamente dai pronto soccorso delle strutture. Che ieri, non a caso, alla diffusione della notizia del primissimo caso della paziente risultata positiva, la 66enne bergamasca in vacanza con degli amici, si sono svuotati di colpo. O, almeno, quello del Cervello, dov’è ricoverata in isolamento la turista contagiata. Mentre, di converso, quelli degli altri nosocomi hanno visto arrivare una folla nutrita di potenziali pazienti. 

«Per tutti coloro i quali si sospetta possa esserci qualcosa di infetto riconducibile al Coronavirus, il passaggio sarà da queste tende e non dal pronto soccorso normale. Chiaramente se si arriva con una frattura o un dolore di stomaco, il triage resta quello normale, ma chi manifesta sintomi influenzali sarà prima visitato dentro queste tende. Evitando così il contatto diretto fra le persone che potrebbero essere di dubbia provenienza per via dei sintomi e che si recano al pronto soccorso, scongiurando così un possibile contagio», spiega Enzo Munafò della Fials Palermo, la Federazione Italiana Autonoma Lavoratori Sanità. Anche tutti gli operatori sanitari, nel frattempo, dovranno adottare delle misure per tutelare non solo il diritto alla salute di tutti i pazienti, ma anche il proprio. Indossando, quindi, mascherine e guanti. Anche se le scorte al momento scarseggiano.

«Materialmente ci si è resi conto che tutte le aziende non si erano premunite per tempo e quindi ci siamo trovati impatanati in una situazione dove scarseggiano i presidi di prima necessità per evitare infortunistica e quant’altro – continua Munafò -. Tuttavia, l’assessore alla Salute Razza, durante la conferenza di ieri, si è assunto l’onere di far sì che questi presidi vengano acquistati attraverso la protezione civile, in maniera da accelerare il processo e fare in modo che non si resti sforniti. Perché noi, in genere, accediamo alle gare d’appalto attraverso Consip, con una procedura tale che forse si concluderebbe solo alla fine dell’emergenza Coronavirus». In questa maniera, invece, i tempi potranno ridursi drasticamente. 

Il clima, tuttavia, rimane teso. Specie dentro le strutture ospedaliere, Dove non sarebbero mancati, a sentire Munafò, degli alterchi dovuti alla premura adottata da alcuni medici e operatori sanitari che non avrebbero indossato la mascherina per non impressionare i pazienti e allentare la morsa della paura. «All’inizio, con una circolare emanata dalla direzione sanitaria, si era preteso addirittura che le mascherine venissero usate solo in caso di necessità. Ma quale sarebbe il caso di necessità? Se ricevo il paziente al triage e solo dopo la visita mi accorgo che mostra sintomi tali da attivare i controlli per il Coronavirus e quindi solo in quel momento metto la mascherina, che ho concluso? Chiaramente non è un sistema. Quindi la mascherina va messa sempre a priori. Se noi andiamo in quarantena col nostro personale, a fronte di tutte le carenze di cui soffriamo, specie nel settore delle emergenze, non abbiamo più nulla da dirci».

Intanto, per fronteggiare la situazione è stato anche attivato, su disposizione del governo regionale, il numero verde attivo dalle 20 di ieri sera 800458787, al quale potranno fare riferimento i pazienti siciliani.

Silvia Buffa

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