Come gettare al vento due punti d’oro nella corsa per i primi due posti che valgono la promozione diretta e in un momento molto importante del campionato? Chiedete ai giocatori del Palermo. Loro sapranno darvi una risposta. Basta prendere come parametro di riferimento il 2-2 ottenuto sul campo del Novara. Un pari dal sapore amaro, sul fronte rosanero, per il modo in cui è maturato. La questione del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, immagine messa molto spesso in relazione con un risultato di parità, in questo caso non lascia adito a dubbi. Il Palermo ha perso due punti: una squadra esperta, in vantaggio al 90’ e oltretutto in superiorità numerica (espulso il difensore Golubovic per somma di ammonizioni), non può permettersi di non vincere una gara ampiamente alla portata. Di fallire l’appuntamento con un successo che avrebbe messo ulteriore pressione al Frosinone secondo in classifica con tre punti di vantaggio e fermato tra le mura amiche dalla Salernitana.
È vero che un pareggio, conquistato peraltro fuori casa, è un risultato positivo nel senso che serve a muovere la classifica e nel caso dei rosa anche a dare continuità alla serie utile inaugurata a fine febbraio dal successo interno contro l’Ascoli, ma oggi la sensazione di beffa lasciata da questo rocambolesco 2-2 prevale su ogni altro tipo di percezione o chiave di lettura. I rosanero, che ieri nel ritiro pre-gara hanno ricevuto la visita di uno Zamparini proiettato mentalmente anche verso l’udienza del 21 marzo relativa all’istanza di fallimento, sono indifendibili: al netto di alcune variabili come il campo sintetico (che c’era anche per gli avversari e che dunque non deve rappresentare un alibi) o l’emergenza in alcuni settori come ad esempio la difesa priva di Bellusci e Rajkovic, una squadra che sa ciò che vuole, che ha una cifra tecnica superiore rispetto all’avversario ha il ‘dovere’ di chiudere le partite. Di sferrare il colpo del definitivo ko (sul punteggio di 2-1 Nestorovski ha sprecato in contropiede una buonissima occasione ‘sparando’ alto sopra la traversa con una conclusione di sinistro in scivolata) con la ferocia tipica di chi lotta con la bava alla bocca – espressione cara a Tedino, colto da un lieve malore nella ripresa subito dopo il gol del 2-1 dopo essere stato colpito all’altezza dell’orecchio, a quanto pare, da un oggetto piovuto dagli spalti – per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Lascia solo rimpianti il risultato maturato allo stadio Silvio Piola. Rimpianti acuiti dalla consapevolezza che l’episodio decisivo dell’incontro, il gol del 2-2 firmato di testa a tempo scaduto dal neo-entrato Sciaudone, è arrivato al culmine di un secondo tempo giocato bene dagli uomini di Tedino. Interpretato in maniera diametralmente opposta rispetto ad una prima frazione di gioco nella quale, a prescindere dai meriti di un Novara diligente e ordinato e dalla rete del momentaneo 1-0 di Puscas (l’attaccante, accostato al club di viale del Fante durante la sessione invernale di mercato, ha superato di testa il neo-trentasettenne Pomini sfruttando una sponda del palermitano Di Mariano), la squadra era stata poco reattiva. L’acuto vincente di Sciaudone, centrocampista che segnò al Palermo anche nel settembre 2013 con la maglia del Bari nel match che determinò l’esonero di Gattuso, ha ‘rovinato’ un secondo tempo all’altezza delle aspettative sul versante rosanero. Caratterizzato da una maggiore intensità rispetto alla prima frazione di gioco, da un indice di pericolosità molto più alto in virtù di una manovra più fluida e, contestualmente, della metamorfosi dei singoli.
È tutto un altro Palermo, ad esempio, quando sale in cattedra Coronado, bello da vedere nei secondi 45 minuti con alcune giocate da funambolo (da applausi una ‘bicicletta’ esibita al limite dell’area) e incisivo in alcune circostanze come in occasione del palo colpito nell’azione culminata con il tap-in vincente di La Gumina, autore del provvisorio 1-2. Lo stesso attaccante palermitano ha mostrato maggiore sicurezza rispetto ad un primo tempo sotto tono ed è stato imitato dal concittadino Fiordilino, timido nella prima porzione del match nel ruolo di esterno sinistro di centrocampo ma molto più intraprendente nel corso di una ripresa impreziosita dall’assist per il sesto gol stagionale di Rispoli in occasione dell’1-1. Rete che ha consentito al numero 3 rosanero di eguagliare il bottino della passata stagione in serie A. Dalla trasferta di Novara torna a casa un Palermo dai due volti. Con i soliti pregi e difetti. Un Palermo al quale basta una scintilla per spostare dalla propria parte l’inerzia psicologica di una gara ma incapace, ancora, di mettere sulle partite il punto esclamativo al momento opportuno. Ed è curioso che i rosa abbiano perso oggi un treno importante diretto verso la serie A bypassando i playoff (treno comunque destinato a passare altre volte in virtù di una classifica piuttosto corta) nello stadio in cui il 3 maggio 2014 la formazione allora guidata da Iachini conquistò il successo che sancì la promozione matematica.
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