Comunicazione, il tuo nome è ‘Salento’

Un caloroso abbraccio virtuale ha accolto i Sud Sound System, nel concerto che si è tenuto la settimana scorsa a Vizzini. La gente è accorsa numerosa per cantare insieme al gruppo del Salento.

 

La voglia di aiutare a capire e a scrutare il mondo, ha fatto sì che i giovani siano entrati in perfetta sintonia con l’interesse del gruppo nei confronti della comunicazione, intesa in senso lato. In linea con la tradizione del reggae dance hall giamaicano, e rivendicando al tempo stesso la propria appartenenza culturale, il gruppo ha cantato nel proprio dialetto. Tuttavia ciò non ha causato nessun problema e la serata si è svolta in perfetta armonia, concludendosi con un fragoroso applauso anche da parte delle numerose forze armate riunite per l’occasione.

 

Perché avete scelto proprio il reggae giamaicano per esprimere le vostre idee?

“Non siamo stati noi a sceglierlo, è stato lui che ci ha rapiti. La nostra passione verso il reggae è iniziata fin da quando eravamo ragazzini. Ascoltavamo e cantavamo di tutto. Nella seconda metà degli anni ‘80 poi il reggae è arrivato anche nel nostro paese e il nostro approccio è stato sicuramente diverso rispetto agli altri generi musicali, perché diverso era il genere in se stesso”.

 

Come sono nati i Sud Sound System?

“All’inizio è nato tutto per gioco: c’era la voglia di cantare per divertimento, non c’erano ambizioni, era un modo per stare insieme. Il sabato si scrivevano dei ritornelli per “flashare” la comitiva, era tutto spontaneo. Tutto ciò fino all’uscita del nostro primo cd, nel ’91, quando ci siamo accorti che le nostre case e i nostri garage non bastavano più a contenere le persone che accorrevano per ascoltarci”.

 

La vostra musica vi ha portato nei più significativi festival europei. Cosa vi ha spinti a dedicarvi al viaggio?

“Il nostro manager! – ride scherzando – In realtà è stato un modo per farsi conoscere; per esempio, nel nostro ultimo festival a Colonia nessuno conosceva i Sud Sound System. Su un pubblico di 1000-1500 persone, forse neanche una decina ci conoscevano. Eppure dopo la seconda e la terza canzone la gente ha iniziato a canticchiare. In queste situazioni è il ritmo della musica che ti accomuna. In ogni caso viaggiare significa formazione ed è questo che in fondo ci ha spinto”.

 

Quindi può il potere della musica abbattere la barriera fra i diversi linguaggi?

“Certo! Chi si appassiona ad un gruppo musicale, anche se non ne conosce il significato delle parole, non si appassiona per quello che dice. Prima di ogni cosa colpisce il ritmo e le emozioni che ti trasmette quella determinata musica, poi magari dici: “caspita! Adesso vorrei proprio sapere cosa dicono!”.

 

Avete partecipato alla 2° edizione di Sentieri umani, cosa significa per voi “mescolanza” in un mondo in cui si distruggono popoli solo per assicurarsi petrolio e risorse altrui?

“La mescolanza fra gli uomini è sempre esistita, prima però significava scambiarsi reciprocamente il meglio di ognuno di noi. Oggi invece, cerchiamo di fregarci a vicenda. Ciò che è tuo è mio e ciò che è tuo è mio comunque. La globalizzazione, per esempio, è un concetto buono di mescolanza, ma solo se si ha rispetto per le culture altrui. L’interscambio è una cosa fondamentale nel mondo in cui viviamo, specialmente con l’evoluzione che c’è oggi. Purtroppo poi, la verità d’oggi è che esiste una gran massa di persone che vive meglio rispetto gli altri due terzi della popolazione mondiale che sta decisamente male”.

 

Quindi non è l’ignoranza che crea violenza, è proprio lo star bene che produce orrori…

“L’uomo domina l’uomo. C’è chi sta bene a discapito di qualcun altro. Oggi le decisioni vengono prese solo per un concetto economico e non dal punto di vista socio-culturale. Di conseguenza esiste il terrorismo e la violenza. Si dice che ad ogni azione corrisponde una contro-azione. Io non penso che i terroristi siano la prima azione. E’ quella piccola porzione di popolazione che sta bene che ti fa pensare il contrario”.

 

Secondo voi, qual è il ruolo della musica oggi? Ci sono solo belle “parole” o riesce davvero ad influenzare e cambiare la condotta sociale?

“Poiché tutto inizia nelle menti della gente, è nella mente delle genti che bisogna far leva. Se la musica porta un messaggio positivo, allora sarà un beneficio. E’ come una sostanza terapeutica. Fa bene allo spirito e ai sentimenti. Putroppo però, la realtà d’oggi è diversa. Noi cantiamo contro quella realtà distorta, ma dovremmo essere affiancati da qualcun altro che detiene il potere. Oggi la cosa più assurda è che siano sempre più le arti, intese in senso generale, a parlare di ciò che ci vorrebbe; mentre i politici hanno avuto sempre il coltello dalla parte del manico, ma non hanno mai saputo far nulla di buono”.

 

Qual è il vostro rapporto con la religione?

“Siamo molto liberi, rispettiamo tantissimo le idee personali di religiosità altrui. Ci vuole tanta tolleranza. Non siamo praticanti, anzi! Ma una nostra spiritualità ce l’abbiamo comunque. E’ un modo di porsi di fronte la vita e chiedersi il perché delle cose. Non bisognerebbe imporre! Le dottrine religiose non vanno bene, impongono al prossimo come bisogna comportarsi e cosa bisogna fare, e non si accorgono che creano ancora più astio fra le diverse culture. La religione è una cosa individuale. Per questo esiste l’antiproibizionismo, perché viviamo nel mondo deviato di Babilonia (così come dicevano i giamaicani)”.

 

In un periodo storico come questo, il vostro gruppo è capace di interpretare le aspettative dei giovani? Tenete conto del difficile momento che stiamo attraversando?

“Diamo forza ai giovani. Diamo loro la possibilità di combattere mentalmente”.

 

Cosa consigliereste ai giovani d’oggi che vorrebbero intraprendere la vostra stessa strada? Si prospettano più difficoltà rispetto a qualche decennio fa?

“Sicuramente è più facile oggi, ma solo per chi sa vivere la musica. Noi tuttora, dopo quindici anni, non abbandoniamo mai quelle emozioni che provavamo all’inizio, sono quelle stesse emozioni che ti portano avanti. Un consiglio? Non bisogna avere il doppio fine di diventare un’artista. Coltivate le vostre passioni, abbiate determinazione. Credete in ciò che volete fare”.

 

Progetti per il futuro?

“Per il momento nessuno. Adesso che abbiamo creato una nostra casa discografica abbiamo intenzione di proseguire il lavoro per noi stessi. Naturalmente vogliamo dare spazio ai nuovi talenti”.

Mirella Icaro

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