Nei centridestre catanesi (plurale inventato per rendere meglio il concetto di pluralità dentro il centrodestra) ci si sta preparando per giocare a scacchi in vista delle elezioni comunali di maggio. La partita vera, almeno alla luce dei riflettori, non è ancora iniziata solo perché nessuno vuole fare la prima mossa: c’è chi non muove per non svelarsi, chi per non intimorire uno pseudo futuro alleato che al momento vede come avversario. E non è ancora chiaro nemmeno chi siederà al tavolo da giocatore titolare in una partita che non è solo locale ma di livello regionale e nazionale. Nella migliore delle situazioni, ognuno vorrebbe portare il proprio candidato ma ci sono partiti in cui la sfida è anche interna.
È il caso di Fratelli d’Italia con un’ala che punterebbe su Ruggero Razza. «Non tanto per lui, quanto contro qualcun altro», ammettono dall’ambiente senza fare nomi. Anche perché non ce n’è bisogno. È lapalissiano che il «qualcun altro» contro cui schierare il nome dell’ex assessore regionale alla Salute è Salvo Pogliese. L’ex sindaco di Catania (sospeso per effetto della legge Severino dopo essere stato condannato in primo grado per peculato), che oggi siede in Senato, e che vorrebbe proporre la candidatura di almeno uno dei componenti della sua vecchia giunta: Sergio Parisi o Pippo Arcidiacono. Giorgia Meloni, però, da leader di FdI, guarderebbe con più interesse a Razza (o a chi per lui). Qualche frizione per la divisione ci sarebbe, anche se a smentire e a stemperare i toni ci ha provato una nota del deputato nazionale di Fratelli d’Italia Francesco Ciancitto. «Sono fatti e circostanze che non esistono – sostiene – in un partito che ha scelto la meritocrazia e l’assenza di correnti come regola di organizzazione interna». A guardare con favore a Razza sarebbero anche gli autonomisti. Almeno fino al giorno in cui arriverà la sentenza in Cassazione del processo che vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato l’unico uomo che sarebbe spendibile per l’Mpa, l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo che è già stato assolto nell’ultimo processo d’Appello.
Più chiaro il quadro sembra nella parte più a destra del centro. Dove, da quando si parla di elezioni, è a un solo nome e cognome che si lega la candidatura per la poltrona più importante di Palazzo degli elefanti: quello di Valeria Sudano. La deputata di Prima l’Italia che avrebbe più di un punto a proprio favore agli occhi del leader della Lega Matteo Salvini che al capoluogo etneo tiene in modo particolare, anche a fronte del mezzo milione di euro a fondo perduto dato in tempi non sospetti per rifiatare dal dissesto. «Mi ha detto chiaramente che crede molto in lei – dichiara a MeridioNews il coordinatore provinciale Fabio Cantarella – e che porterà il suo nome sul tavolo delle trattative nazionali». Una fiducia che poggerebbe su diversi aspetti. «Innanzitutto sarebbe la prima donna sindaca di Catania e questo già scriverebbe una parte di storia; poi perché, nonostante sia giovane, ha già maturato una importante carriera politica che le consente di avere una solida struttura alle spalle». Un terzo elemento sarebbe il fondamentale sostegno del compagno di vita e vicepresidente della Regione Luca Sammartino. Alle regionali, nel 2017 era stato il re delle preferenze con il Pd, mentre all’ultimo appuntamento ha collezionato 20.931 voti, nonostante i due processi a suo carico per corruzione elettorale. Bisognerà capire però se dentro il centrodestra si troverà la quadra davanti questa possibile asse di potere lungo la rotta Catania-Palermo.
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