Come ti frego uno Stato indebitato? La storia di due businnessman in Angola

La storia ha inizio con due businessman miliardari e uno Stato indebitato fino al collo. I businessman sono Arcadi Gaydamak  e Pierre Falcone. Gaydamak è un imprenditore russo-israeliano con passaporto francese e canadese. Possiede una squadra di calcio, il Beitar Jerusalem, e due giornali, il francese France Soir  e il russo Moskovskie Novosti. Non disdegna la politica, ma la politica disdegna lui. Nel 2008 si è candidato a sindaco di Gerusalemme, ma un flop segnato dal solo 3,6% dei voti l’ha bastonato. Si pensa filantropo, elargisce milioni a favore dei cittadini israeliani delle zone minacciate dai razzi di Gaza.

Pierre Falcone è il figlio di un ricco imprenditore algerino trasferitosi in Francia dopo l’indipendenza del paese natale. E’ precoce, segue le orme del padre. A 23 anni apre già la sua prima azienda in Brasile, che in pochi anni si espande in tutto il Sud America. Un decennio dopo avrà accumulato abbastanza ricchezze da fondare in Cina il proprio fondo d’investimento, il Pierson Capital Group. Mette capitale ovunque: costruzione di case in Venezuela, autostrade in Marocco, porti in Cina.

Lo Stato indebitato è l’Angola. L’Angola ha vissuto un incubo da cui si è svegliata solo nel 2002. L’incubo conta più di 500.000 morti, più di un milione di profughi. E’ la lotta tra le due principali forze che l’hanno liberata dal colonizzatore portoghese nel 1975: il Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola (MPLA) e l’Unione Nazionale per l’Indipendenza Totale dell’Angola (UNITA). Acronimi ridicolmente simili, ma che nascondono divisioni etniche, ideologie e interessi economici contrastanti.

Nel 1996, dopo 21 anni di guerra civile e sottosviluppo economico, il governo angolano è allo stremo. Deve cinque miliardi di dollari alla Russia. Quei cinque miliardi sono troppi, equivalgono a due terzi del Pil del paese. Il default è imminente, l’Angola deve arrivare a un accordo di ristrutturazione del debito. E’ qui che entrano in scena Gaydamak e Falcone, chiamati in causa dal paese africano. La coppia ha contatti con le alte sfere russe, e in meno di un mese di negoziazioni riescono a ridurre il debito a soli 1,5 miliardi. La somma sarà pagata in 31 rate più interessi dopo cinque anni dall’accordo.

Ma c’è la fregatura. La fregatura c’è sempre. L’hanno scovata i reporter di Corruption Watch UK con una dettagliatissima inchiesta presentata al Parlamento Europeo il 23 aprile.

Dopo l’accordo, il governo russo passa un decreto che permette la vendita del debito angolano a terzi sotto forma di cambiali. Nelle due settimane seguenti Gaydamak e Falcone creano una società d’investimento off-shore, la Abalone Investments. Abalone comprerà, dal 1997 al 2004, l’intero debito angolano a metà del prezzo di facciata, 750 milioni di dollari. Lo rivenderà poi alla Sonango, l’azienda statale angolana produttrice di petrolio, al prezzo reale. I due businessman registrano 750 milioni di dollari senza aver essenzialmente fatto niente. Puro profitto.

E non finisce qui. Nell’ottobre del 1999 il Ministero della Finanza russo ha nominato un istituto finanziario, la Sberinvest Moscow, recipiente del debito angolano. Gaydamak coglie l’occasione per fregare l’Angola due volte. In Cipro apre un nuovo conto, che chiama Sberinvest, proprio come la banca russa. Fa così credere agli angolani che il suo conto sia quello a cui i pagamenti devono essere destinati. La frode gli frutta $610 milioni tra marzo e agosto 2001.

La Sonango avrebbe potuto comprare il debito direttamente dal governo russo allo stesso prezzo offerto da Abalone Investments, ma non l’ha fatto. Il governo russo avrebbe potuto mettere facilmente fine alla frode, ma non l’ha fatto. La UBS, banca che ha supervisionato le transazioni del debito angolano, avrebbe potuto segnalare le attività sospette, ma non l’ha fatto. Tanto basta, secondo Corruption Watch, per  ipotizzare l’esistenza dia una rete collusiva che ha reso possibile la serie di crimini finanziari. La tesi si rafforza quando si scopre che José Eduardo dos Santos, l’allora presidente dell’Angola, ha ricevuto $36 milioni da Abalone. Il membro del Parlamento Russo Vitaly Malkinm, invece, ne ha ricevuti 49.

Né Gaydamak né Falcone sono nuovi nel mondo dell’illegalità. Entrambi sono stati sotto processo da parte delle autorità francesi per traffico di armi in Angola durante la guerra civile. Prima di aver fregato uno stato, insomma, lo hanno anche ammazzato.

[Foto di CBSNews]

Stefano Gurciullo

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