Lunedì
Ore 7:00
Colazione? No, meglio di no, altrimenti non ci arrivo. Eppure il profumo del caffè si sente pure dal bagno…Vabè, dai, giusto cinque minuti. “E un biscottino nel caffè non ce lo metti?”. Mamma, ti prego, che poi non trovo posto! “E che vuoi che sia un minuto in più?! La cremina ce la vuoi?”. No! Niente cremina! Sono in ritardo! “Per pranzo torni?”. No. “Per fare merenda?”. No, nemmeno. “A cena?!”. Voi cominciate, io poi vi raggiungo. “Possibile che queste lezioni durino tutta la giornata? Tu non me la racconti giusta…”. Sì, sì, mamma. Devo scappare. “E portati l’ombrello!”
Ore 7:45
Porca miseria, quanta gente segue Inglese. Cos’è, hanno dormito qua, stanotte? Non c’è spazio per sedersi nemmeno sul pavimento. No, aspetta, c’è Gianni. Ah, che uomo, che uomo, mi ha tenuto un posto! Gianni, grazie mille, ho trovato traffico e… “Veramente questo l’ho tenuto per Marianna. Sai, vorrei provarci con lei…non ti seccare…”. No, figurati. Mi siedo in braccio alla prof., oppure mi appendo a una parete, insomma qualcosa rimedio, non ti preoccupare. …stronzo.
Ore 10:00
Speriamo che almeno in segreteria si possa mettere piede.
Come non detto. La prossima volta pianto una tenda qua davanti.
Ore 12:15
Mi scusi tanto, ho fatto due ore di fila per consegnarle questo attestato…”No, guarda, è una questione un po’ complicata…torna domani mattina, eh?”. Gentilissimo, la ringrazio.
Ore 13:25
Lo so che è l’ora di punta, ma almeno lei sia clemente, signor cassiere. Un tramezzino, un panino, qualcosa di commestibile, faccia lei. Sono ancora col caffè e il biscottino di oggi all’alba.
Ore 14:30
Quando si dice la puntualità britannica… Che per caso i lettori ignorano la stupenda abitudine italiana del caffè dopo pranzo? Cinque minuti per copiare gli esercizi da qualcuno…? No?
Cos’è che ha detto? No, senta, aspetti un attimo, io così non la capisco. Alle due e mezza in inglese, no, non può pretendere…
Ore 18:00
Testa: storia contemporanea. Croce: storia della musica…Cavolo, non ho spicci. “Scusa, mi presteresti una monetina, giusto il tempo di fare testa o croce e poi te la rest…No, eh? Grazie mille”. Adoro la solidarietà fra colleghi. Facciamo un’ora ciascuno, và. Fino a quando non mi faccio clonare…
Ore 20:25
Me l’avete lasciata un po’ di acqua calda, sì? “No, Claudietto, veramente l’ha consumata tutta tua sorella che poi doveva uscire. Ah, guarda, è passata Jessica. Ha lasciato questa per te”.
Calamaretto fritto mio,
oggi ho provato a chiamarti qualche volta ma trovavo sempre il cellulare spento. È il terzo lunedì di fila che manchi alla cena settimanale con i miei. Mia madre comincia a preoccuparsi (non sa più a chi far assaggiare i suoi esperimenti con il ragù), mio padre mi ha chiesto se sei ancora vivo, nel caso non lo fossi se poteva vendere la scatola di sigari che gli hai regalato a Natale scorso (gli ho detto di aspettare ancora qualche mesetto, così le prossime volte che verrai a cena da noi la troverai sulla sua scrivania e penserai che li sta fumando davvero).
Da quando ti sei iscritto in quella benedetta facoltà non riusciamo più a vederci, non ti sei nemmeno ricordato del quarto mesiversario da quando mi sono tagliata i capelli, e questo mi ha resa particolarmente triste, oltre che nervosa (se lo dimentichi un’altra volta ti lascio in bianco per un mese…tesorino mio). Spero che rimedierai al più presto,
con tanto tanto amore,
la tua Jessica
Ps Mio fratello mi ha chiesto quando gli restituisci la stampante. Comincia a perdere la pazienza, non ti conviene farlo arrabbiare. Un bacio grande, mio quadratino di cioccolata fondente.
Mercoledì
Comincio a pensare che l’università non faccia per me. Odio le lezioni all’ora di pranzo!
La lettrice, poi… Ancora non si rassegna, forse mi conviene far finta che la sto seguendo. Un cenno con la testa ogni tanto, non serve altro.
“Are you sure you would like to be gelt?”. Sì, sì, fai cenno di sì.
Perché ridono tutti? Ma sì, dai, rido anch’io…
Stavolta non c’è bisogno della monetina. E storia contemporanea sia.
“Jessica è venuta a lasciare un’altra lettera per te. Mi sembrava un po’ arrabbiata, ma che le hai fatto?”. Niente, mamma. Mi sono iscritto in Lingue, tutto qua.
Claudio,
mio fratello mi ha detto di riferirti che se non ti presenti con la sua stampante entro quarantott’ore ti spezza tutte le ossa e ci fa una gabbia per i canarini. Mia madre per colpa tua ha dovuto assaggiare il ragù e le è venuta l’intossicazione. Mio padre ha venduto i sigari al suo capo, e anzi dice che vuole da te gli interessi perché ha dovuto tardare a sbarazzarsene. Io non so più cosa fare per parlare con te. Ieri mi hai chiamata solo tre volte in tre ore e per giunta avevi la pausa tra la lezione di geografia e il lettorato di spagnolo. Ma non puoi cambiare lingua? Vedi un po’ se il francese e il tedesco hanno orari più cattolici, altrimenti per noi due le cose si mettono male, mi dispiace dirtelo.
Conservo ancora con amore lo scontrino della sciarpa dell’Inter che ti ho regalato per il compleanno. Nel caso dovesse andare male, amore mio, ricordati che sono € 13.75.
Ho ancora un po’ di fiducia in te, vedi di non sciuparla.
Aspetto con ansia tue notizie,
la Regina del tuo cuore (e, bada, del tuo portafoglio)
Venerdì
La Spagna? Un paese affascinante. Almeno così credevo fino a qualche settimana fa.
“Scegli spagnolo che è facile, è uguale all’italiano!”. Vorrei avere tra le mani chi mi ha illuso in questo modo.
Fatto sta che ‘sta benedetta penisola iberica s’è presa più di mezza giornata, oggi. Jessica non mi ha fatto nemmeno uno squillo. Temo il peggio.
Mi consolo a lezione di storia. L’Ottocento? Un secolo affascinante.
Peccato che non abbia ancora trovato il tempo di farmi clonare: domani mattina geografia e storia della musica alla stessa ora. Ovviamente, in due posti diversi.
Sto pensando seriamente di ritirarmi. L’aspettativa di vita dei non laureati non è niente male.
Appena arrivo a casa, mia madre mi abbraccia piangendo. Ma che è successo? “Stavolta l’ha lasciata nella cassetta delle lettere. Fatti forza, Claudietto”.
Brutto egoista, idiota, insensibile e senza scrupoli,
sai bene che certe cose preferisco dirle in faccia, ma non vedo la tua bella faccia da troppo tempo, e puoi venire a implorarmi in ginocchio, puoi mandarmi fiori per tutto il resto della tua vita, ma sappi che non cambierò la mia posizione.
Ti lascio. È una decisione sofferta ma inevitabile. Mia madre ha mandato giù tanto di quel ragù che è entrata in coma. Mio padre è stato licenziato: il suo capo l’ha accusato di truffa per aver spacciato per cubani originali dei sigari di pessima qualità. Mio fratello sta radunando un po’ di amici per venire a prenderti a casa e farti…un discorsetto.
Ma questo l’avrei anche sopportato. La mia decisione l’ho presa dopo che ieri alle 18:30 hai dimenticato di chiamarmi per ricordare insieme il primo mesiversario da quando mi sono rotta l’unghia dell’indice della mano destra. E non dire che eri a lezione di storia contemporanea perché non ci credo più, ho abbandonato ogni speranza. Mi sembra superfluo ricordarti che entro due giorni devi recapitarmi a casa l’importo di € 75.40 per la sciarpa, il fischietto dell’Inter, l’album delle figurine e gli interessi sui sigari. A recuperare la stampante ci pensa mio fratello, non ti preoccupare.
Adios, Goodbye, Au revoir
Jessica
PS Ti ricordi Gianni, il tuo collega? Gradirei che mi dessi il suo numero.
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