Coltivare e mangiare sano senza i supermercati Rete di produttori siciliani sfonda in Nord Europa

Fare rete in Sicilia è difficile, specie nell’agricoltura. Un’esigenza atavica che raramente si concretizza. Forse perché antichi sono anche i modi in cui ci si prova. La rete InCampagna mette insieme, invece, tradizioni consolidate e innovazioni tecnologiche, amore per la terra e rinnovate richieste di genuinità nell’agroalimentare. Associando una rete di aziende che produce frutta e verdura biologica in Sicilia, prepara conserve utilizzando ingredienti locali e consegna quel che il cliente seleziona sul web direttamente a casa. 

Si può dire che è una sorta di Gruppo d’acquisto solidale (Gas) allargato e ideato anzi dai produttori? «Parlerei più di sistemi di rete che uniscono persone – spiega Andrea Valenziani, socio e promotore di InCampagna – attraverso connessioni molto fluide, elastiche, di facile adattabilità, spesso mediate da strumenti telematici. Non sottostando agli standard da grande distribuzione – continua – offriamo una varietà di prodotti spesso sconosciuti ai consumatori del supermercato, e questo incuriosisce e attira. Le regole della stagionalità garantiscono una superiorità del prodotto che permette di superare il capriccio del voler avere tutto sempre. Anche questo ci ripaga». 

I soci della rete al momento sono nove. Altri sono in procinto di entrare, altri cercano collaborazioni esterne in qualità di fornitori. Complessivamente si tratta di 12 aziende agricole biologiche certificate e altre 15 che dalle materie prime siciliane producono trasformati (marmellate, bevande, cosmetici). Una delle caratteristiche principali della rete è il cubotto, una scatola di cartone da riempire con ciò che si desidera, un’operazione che si svolge online come nei più rinomati siti commerciali. 

È chiaro che per stare sul mercato la cooperazione aiuta. E allo stesso tempo le politiche di produzione incentrate su legalità ed etica ne orientano i flussi. Difficile, per non dire impossibile, competere con le aziende agricole che giocano al ribasso sulla pelle dei lavoratori. «Noi seguiamo un’altra strada – spiega ancora Valenziani -. Tutti dobbiamo attenerci alla medesima condotta etica. I nostri prodotti freschi sono offerti al medesimo prezzo. Evitiamo i sistemi di distribuzione che speculano sui produttori e sulla loro disorganizzazione. Accorciamo la filiera quanto serve per aver riconosciuto il giusto prezzo, a costo – sottolinea – di arrivare a casa del singolo consumatore italiano, lettone, polacco o olandese». 

Anche per questo motivo la rete InCampagna è al momento più forte e radicata nei mercati esteri, con numerose richieste che provengono da Lettonia,, Polonia, Belgio, Olanda, Germania. In Italia i contatti sono per lo più con realtà di Gas e di filiera minima. Mentre in Sicilia attualmente si sta sperimentando un progetto di kmzero da Siracusa a Catania. «Si tratta di una nicchia, è vero – riconosce Valenziani – ma la sensibilità è crescente e spesso non si manifesta per mancanza di offerte alternative. Siamo lontani dai numeri nordeuropei in tema di attenzione per l’ambiente e della salute, ma la nostra radicata e straordinaria cultura alimentare (se riusciremo a salvaguardarla) è una risorsa che ci aiuterà a progredire in fretta». 

Certo c’è da fare i conti con una stagione disastrosa come quella appena trascorsa in Sicilia. Tra carenze strutturali, sfruttamento nei campi, assenza di piogge che, quando poi arrivano, si trasformano in calamità naturali. I prezzi delle arance hanno raggiunto picchi negativi di tre centesimi al chilogrammo. Così non solo non si riesce a garantire alcun intervento produttivo di base (dalla prevenzione incendi all’irrigazione alla potatura), ma i produttori contraggono debiti, aumentano le truffe sui fondi comunitari e sui voucher mentre ai lavoratori capita sempre più spesso di non essere neppure pagati. 

Ogni volta si parla di riscatto dell’agricoltura, ogni volta il buon proposito rimane tale. Eppure l’agricoltura in Sicilia ha un potenziale enorme. Ne conviene anche Andrea Valenziani. «Ciò che noi possiamo produrre con relativa facilità grazie alle favorevoli condizioni ambientali, in Nord Europa lo realizzano con il triplo degli sforzi e la metà della qualità del prodotto finale – spiega -. L’agricoltura è un settore poco apprezzato socialmente, a parte recenti visioni un po’ retoriche che innalzano il contadino a eroe sociale, ma in realtà non vi è un reale investimento della collettività a difesa del settore agricolo. Nessuno – conclude – si preoccupa per la mancanza di strutture formative di eccellenza per la formazione delle nuove maestranze».

Andrea Turco

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