Magda Culotta, 27 anni, sindaco di Pollina da due anni, è uno dei candidati alle primarie del PD in Sicilia che suscita maggiore curiosità, e non solo in Sicilia. Se eletta, sarebbe tra i più giovani parlamentari donna e al contempo con esperienza amministrativa e con competenza proprio nello sviluppo locale, essendosi laureata in Sviluppo Economico. Labbiamo raggiunta per conoscere meglio i punti fondamentali della sua candidatura soprattutto in rapporto ai temi che più stanno a cuore ai siciliani, di qualsiasi orientamento politico e non solo del centrosinistra. Poniamo dunque quattro domande semplici, ma che per la loro semplicità sono anche difficili da affrontare.
Magda, la prima domanda nasce spontanea, cosa hai realizzato a Pollina, piccolo centro e gioiello madonita in provincia di Palermo, dove sei sindaco dal 2010?
Amministrare un territorio come quello di Pollina è davvero un’esperienza complicata ed entusiasmante. Quando siamo arrivati, il nostro primo obiettivo era di normalizzare i processi di trasparenza amministrativa. Oggi attraverso dinamiche partecipative abbiamo reso il Comune e l’amministrazione più efficiente e vicino alla gente. Il secondo passo, di un lungo cammino, è quello di trasformare i borghi di Pollina e Finale in mete culturali e quindi turistiche di prim’ordine. Abbiamo messo in cantiere e realizzato nuovi eventi dal successo inaspettato, come il Valdemone Festival, (festival degli artisti di strada internazionale) o la partecipazione a Sete Sois Sete Luas, festival di musica mediterranea, presente in 20 stati differenti, che ci ha permesso di entrare in una rete di scambi turistici e culturali includendo Pollina in nuove prospettive.
Tra le altre cose, abbiamo realizzato la raccolta differenziata: qualcosa dimprescindibile se si vuole costruire uno sviluppo sostenibile. Con il servizio porta-a-porta in un Comune marinaro (Finale e la costa) e al tempo stesso montano (Pollina e la maggior parte del territorio comunale) e con un centro storico minuto, siamo arrivati a una copertura del 45% in un solo anno, ponendoci tra i più virtuosi centri siciliani in questo campo.
Abbiamo dato centralità al distretto turistico Termini-Madonie e in questa scia ci siamo mossi per realizzare infrastrutture nelle nostre spiagge. A Finale, borgo marinaro ma con una settore costiero non facilmente fruibile, realizzeremo una piattaforma sul mare, con servizi turistici e un piccolo molo tale da poter dare ai nostri ospiti la possibilità di vivere le nostre spiagge direttamente dal centro urbano.
Sono convinta che le nostre comunità possono superare la crisi se le amministrazioni danno risposte in tal senso. Una risposta seria è il lavoro: abbiamo ricevuto finanziamenti per nuove opere pubbliche che porteranno economia e occupazione per la nostra gente.
Ce la mettiamo tutta, siamo in carica da due anni e siamo fiduciosi per il futuro.
Cosa vorresti realizzare quale parlamentare?
Ho deciso di lanciarmi in questa avventura perché sono convinta di un fatto: la politica, o almeno molti dei rappresentanti del nostro parlamento, si sono allontanati dai problemi della gente comune e delle comunità stesse. Ad esempio, io credo che sia intollerabile che il Patto di Stabilità continui a strozzare le casse dei comuni, e che sia oltremodo angosciante pensare che si possa introdurre la norma anche per i piccoli comuni. La politica, ho imparato, è la soluzione semplice ad un problema sociale complesso, non il rifugiarsi in strumenti tecno-burocratici che soffocano possibilità di sviluppo della parte attiva del paese. Di questo farò in modo che il mio partito e la coalizione dei Progressisti si faccia carico. In più, se riusciremo nell’impresa, cercherò di dare spazio politico al mio Sud, alla mia terra, la Sicilia, che è sulla bocca di tutti i politici e nei fatti di pochi.
Sento che il dovere degli eletti, a prescindere della parte politica, sia quello di difendere i diritti fondamentali dei cittadini. In questi anni si è consumato un pasticcio politico sui servizi essenziali come quello della gestione dell’acqua. Bisognerà fare dei passi decisi verso una ri-pubblicizzazione del servizio idrico e dei servizi primari. Non possiamo e non dobbiamo permettere che le lobby economiche giochino a risiko con i nostri territori che ogni giorno noi cittadini difendiamo.
Con chi pensi si dovrebbe alleare il PD alle elezioni nazionali?
La risposta a questa domanda l’hanno data più di 3 milioni di italiani il 25 novembre prima e il 2 dicembre dopo scegliendo il loro candidato premier del centrosinistra. Dentro quelle opzioni politiche era rappresentato il ventaglio delle alleanze che oggi sono in campo per governare l’Italia.
Poi in genere, il gioco delle alleanze mi interessa poco. O meglio, credo che le alleanze vanno costruite, per durare, su motivazioni forti e che, quella che abbiamo costruito dentro, l’alleanza dei Progressisti, fra PD e SeL, sia un patto che è in grado di cambiare l’Italia, per le idee, gli uomini e le donne che sono in campo.
Cosa dovrebbe fare il prossimo governo nazionale per la Sicilia e per i piccoli centri meridionali in particolare?
C’è un gap economico e storico fra nord e sud che non possiamo recuperare correndo sullo stesso prato. La strada da segnare per guardare al futuro con ottimismo concreto è quello di porre in atto strumenti per ripensare il sistema produttivo e puntare sull’economia verde, in maniera tale da non deturpare il nostro patrimonio ambientale e farlo diventare una risorsa. Per questo abbiamo bisogno che il meglio dei nostri cervelli torni a casa. Abbiamo disperso nel mondo un cervello collettivo che per ora è amorfo e lavora per conto di investitori stranieri. E’ il momento che questo cervello si ricomponga e diventi la guida lucida del futuro del meridione tutto.
Se saremo in grado, e ci batteremo per questo, dovremo fare della Sicilia una nuova regione che sia avanguardia per quanto riguarda l’offerta turistica e culturale a livello mondiale. Chi propone alternative a questo percorso, blatera di un futuro incerto e provvisorio. La nostra sfida sarà quella di rifondare la Sicilia, facendo in modo che ognuno di noi possa essere orgoglioso di narrarne i costumi, la storia e la cultura.
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