Un viaggio nel mondo delle tartarughe. Il Chelonian Day rappresenta un’opportunità importante per scoprire i segreti di uno degli animali più simpatici. Giunto alla terza edizione, oggi e domani, dalle 16 alle 20, l’evento si svolge all’orto botanico Pietro Castelli di Messina. Un’iniziativa interessante non solo per chi già possiede una tartaruga, ma anche per quanti sono incuriositi da esseri le cui origini risalgono a circa 220 milioni di anni fa. «Sono i nostri dinosauri ancora in vita», afferma Annalaura Scuto, veterinaria esperta in animali esotici e non convenzionali, che insieme ai colleghi Salvatore Principato e Francesca Caldarelli ha ideato il progetto.
I tre fanno parte dell’associazione culturale VeTeam esotici che tre anni fa ha avuto l’idea di dedicare una due-giorni alle tartarughe. «Eravamo a una fiera di tartarughe a Catania – racconta Scuto –. Stavano dentro piccoli box o al massimo dentro delle vaschette. Erano esposte come semplici oggetti senza vita». Da lì l’idea di organizzare un evento nel quale invece le tartarughe potessero essere osservate nel loro habitat naturale all’aperto. «Abbiamo subito pensato all’orto botanico di Messina come luogo ideale». Anche perché all’interno del polmone verde, che si trova ad angolo tra via Pietro Castelli e viale Principe Umberto, vivono numerose tartarughe acquatiche, che è possibile sorprendere mentre prendono il sole sulle grosse pietre che circondano gli stagni. E magari, se non si è silenziosi, vederle tuffarsi in acqua.
«Il primo anno avevamo aperto al pubblico l’iniziativa soltanto il secondo giorno – prosegue la veterinaria – perché dedicavamo la prima giornata a incontri formativi. Abbiamo ospitato una conferenza con Paolo Selleri, veterinario di fama nazionale. Dal secondo anno, invece, abbiamo aperto al pubblico entrambi i giorni. Abbiamo pensato anche ai piccoli, che possono approcciarsi al mondo dei cheloni tramite laboratori ludico-educativi, curati da personale specializzato».
Il Chelonian Day non è una fiera in cui è possibile acquistare o scambiare tartarughe. «È un evento culturale – prosegue – dove forniamo indicazioni anche su come curare le tartarughe. Molti ad esempio non sanno che le tartarughe devono vivere all’aria aperta. Hanno bisogno dei raggi solari diretti. Tenerli al chiuso o dietro una finestra impedisce loro di assorbire il giusto quantitativo di raggi Uvb necessari all’assimilazione del calcio».
Pochi sanno che dal 1992 è obbligatorio denunciare il possesso di una Testudo Hermanni (la nostra comune tartaruga di terra, ndr) agli uffici del corpo forestale dello Stato, servizio Cites. Il termine ultimo per la denuncia era il 31 dicembre 1995. Chi non ha denunciato i propri esemplari adesso non può sanare la propria situazione e rischia una sanzione. Dal 2008 non si possono effettuare cessioni di tartarughe, anche gratuite, in assenza del certificato Cites.
«Si tratta di precauzioni introdotte per limitare il fenomeno del bracconaggio – spiega l’esperta –. Esemplari di testuggini, infatti, esistono sui Nebrodi e anche nell’area dell’Etna, ma i bracconieri stanno mettendo a rischio questa specie che è protetta».
Possedere una tartaruga comporta un impegno perché si «dovrebbe cercare di ricreare quanto più possibile l’habitat naturale, sono animali che possono essere molto longevi». Molti credono che portino fortuna. «Anche secondo me – conclude Scuto – ma è chiaramente un’opinione personale».
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