Centri per l’impiego, in tre mesi serve una rivoluzione Solo 7 offerte di lavoro nei primi 15 giorni di gennaio

C’è l’aiuto commesso e il commesso vero e proprio, «l’addetto al ricevimento merci» cioè il magazziniere, il cassiere di negozio, un ottico, un addetto all’accoglienza di clienti, e «il dimostratore a domicilio» detto anche venditore. E poi non c’è più niente. Le offerte di lavoro che tutti i Centri per l’impiego della Sicilia sono riusciti a intercettare nei primi quindici giorni di gennaio finiscono qui. Sono sette. Per una platea di disoccupati pari almeno a 137mila persone, tante sono in media quelle che ogni anno accedono alla disoccupazione (la Naspi). 

Da qui devono ripartire i centri per l’impiego in una corsa che dovrebbe portare, stando agli annunci del ministero del Lavoro Luigi Di Maio, a erogare il reddito di cittadinanza a fine aprile. Una rivoluzione nel giro di tre mesi. «Siamo lontanissimi dal potere garantire tre proposte di lavoro a un lavoratore, ma è il sistema che attualmente non ce lo permette», spiega Salvatrice Rizzo, energica direttrice del centro per l’impiego di Catania. Per lei, come per i suoi colleghi di tutti gli altri centri sparsi per la Sicilia, al momento la piattaforma online di riferimento si chiama Silav Sicilia, il portale della Regione (nato recentemente e chi si è affiancato a B@checa Lavoro) dove confluiscono una serie di servizi, tra cui le richieste di selezione del personale che arrivano ai centri per l’impiego dalle aziende. 

Tra qualche mese questa piattaforma, oggi su base regionale e affidata alla buona volontà dei dipendenti dei centri per l’impiego che devono caricare le offerte manualmente, dovrebbe essere sostituita dalla nuova piattaforma nazionale annunciata da Di Maio. Un grande data base che si dovrebbe aggiornare automaticamente da cui attingere le famose tre offerte per chi percepisce il reddito di cittadinanza: la prima entro i 100 chilometri nei primi sei mesi, la seconda entro i 250 nei successivi sei mesi, la terza (se non si hanno minori o disabili nel nucleo famigliare) in tutto il territorio nazionale. 

«In questo momento – spiega Rizzo – i nostri sistemi ci permettono di intercettare pochissime aziende che fanno richiesta di personale. La maggior parte chiede una pre selezione, ma le aziende non hanno alcun obbligo di assumere. Io posso solo suggerire dei profili di lavoratori adatti». L’ultima volta che il centro per l’impiego di Catania ha portato a buon fine un’assunzione? «A fine dicembre, un’azienda locale cercava trenta operatori ecologici e ce l’abbiamo fatta. È stato un evento, non capita tutti i giorni, purtroppo la vera missione dei Cpi, che è quella di incrociare domanda e offerta, non riusciamo a metterla in campo». 

Eppure nell’Isola, stando agli ultimi dati della Fondazione Studi consulenti del lavoro, si concentra il 22 per cento del personale operativo nei Centri per l’impiego di tutta Italia (1.737 su 7.934 operatori). Solo che quello che dovrebbe essere il core business del sistema – trovare lavoro – viene surclassato dalla necessità di sbrigare le pratiche per tutto il resto: Naspi, disponibilità al lavoro, patto di servizio, Reddito di inclusione. A questo si aggiunge una formazione dei dipendenti spesso non sufficiente. 

«Il sistema, così com’è, non ci permette di incrociare domanda e offerta – continua Rizzo – Da un lato le aziende non sono obbligate ad assumere chi viene suggerito da noi, dall’altro però tutti i disoccupati devono necessariamente passare qui per sottoscrivere il patto di servizio, necessario alle aziende per ottenere gli sgravi in caso di assunzione». Nei prossimi mesi, in attesa dell’infornata di assunzioni promessa dal governo nazionale (si parla di quattromila ingressi in aggiunta alla nuova figura professionale dei navigator, i tutor che dovranno affiancare il disoccupato nell’iter di formazione e verso la nuova assunzione), un ruolo centrale giocheranno le agenzie del lavoro private.

Intanto dal 15 gennaio nei centri per l’impiego siciliani è stata introdotta una piccoa novità, che sembrerebbe scontata ma che invece finora non esisteva. Si tratta dell’obbligo di prenotare online l’appuntamento nei Cpi per tutti i servizi di front office: Disponibilità al lavoro, patto di servizio, Naspi, ecc. Novità che deve essere digerita dagli utenti, soprattutto quelli con un livello di educazione digitale basso. Finora, infatti, solo alcuni centri avevano la possibilità di prenotare, ma sempre recandosi fisicamente al Cpi, un appuntamento.

Salvo Catalano

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