Cattedrale, il passato di Di Stefano e la foto con Bianco Muro contro muro in vista delle festività di Sant’Agata

Daniele Di Stefano, leader dei cosiddetti «disagiati della Cattedrale» e netturbino della Senesi, sarebbe stato accusato di far parte, nel 2009, del clan mafioso dei Cursoti milanesi. È il diretto interessato a confermarlo a MeridioNews. «Sono andato a processo nel 2009 – spiega – ma sono stato assolto per mancanza di prove, in tutti e tre i gradi di giudizio, non c’entravo niente, non sono mafioso». L’ultimo pronunciamento del tribunale di Catania risalirebbe al 2014. Ma c’è di più. L’uomo che oggi avrebbe convinto circa 40 persone ad occupare la Cattedrale, nella campagna elettorale del 2013 avrebbe sostenuto Enzo Bianco nella sua corsa verso palazzo degli Elefanti. Il che, a suo dire, sarebbe testimoniato da una foto che li ritrae insieme, con il neo sindaco sorridente e in fascia tricolore. Secondo quanto comunicato dalla questura Di Stefano in passato avrebbe violato gli obblighi della sorveglianza speciale e avrebbe precedenti per favoreggiamento di soggetti coinvolti in un omicidio, oltre ai reati di tentato furto e spaccio di droga. Lo stesso, dicono dalla polizia, sarebbe in possesso di un alloggio.

La ragione della protesta, secondo l’operatore ecologico, sarebbe la seguente: nel corso di un comizio tenutosi a Librino nel giugno del 2013, Bianco si sarebbe impegnato ad aiutare quel gruppo di persone a trovare una casa e un lavoro. Impegno che non avrebbe onorato. L’entourage del sindaco sottolinea però che nel giorno del suo insediamento Enzo Bianco è stato fotografato con centinaia di cittadini che lo chiedevano, così come continua a fare, per esempio, in occasione delle visite per il Municipio aperto e in altre occasioni. Secondo il suo staff, in campagna elettorale Bianco ha incontrato migliaia di persone che gli esponevano i propri problemi. Gli impegni presi in tante riunioni, espressi in maniera chiara e dettagliata nel programma Catania +10, non avrebbero mai riguardato singoli casi. «In un comizio – aggiunge l’assessore ai Servizi sociali Fortunato Parisi – è normale assicurare il proprio impegno per questi temi, ma non era certo un impegno personalizzato. E, di certo, si trattava di un impegno assunto dentro i canali legali». 

Di Stefano e la moglie, quest’ultima con precedenti – secondo la questura – per simulazione di reato e furto, che evidentemente sono considerati rappresentanti della protesta anche dalle forze dell’ordine, ha ricevuto dalla Digos un avviso orale, una sorta di avvertimento preliminare. Che, per adesso, non comporterebbe l’interdizione a mettere piede sulla navata laterale destra del Duomo, il punto in cui – da oltre 60 giorni – si radunano gli occupanti.

Al di là delle condizioni di disagio reale sofferte da alcuni degli occupanti, la partita sta diventando anche politica. Ed è evidente che, sul tavolo dei negoziati, chi rappresenta i dimostranti può adagiare una pistola carica: l’ipotesi di prolungare l’occupazione fino alle celebrazioni per Sant’Agata

La trattativa, per altro, sta inesorabilmente scivolando verso il muro contro muro: questa mattina, all’ufficio relazioni con il pubblico, Parisi – accompagnato dal braccio destro di Bianco Francesco Marano – ha avuto un nuovo abboccamento con i manifestanti, proprio mentre la Digos rimuoveva gli striscioni esposti sulle balconate della Cattedrale. Un incontro teso e infruttuoso. L’amministrazione ha ribadito le proprie proposte: avviare un percorso incentrato su buoni casa da 250 euro mensili, tirocini formativi da circa 400 euro al mese e l’ipotesi di sistemare in un bed and breakfast le persone che si ritrovano nelle condizioni più difficili. Posizione che i manifestanti non hanno nemmeno intenzione di discutere. La richiesta è sempre la stessa: un alloggio e un impiego per tutti. 

Marco Militello

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