«Se da sindaco avessi usato il modello Toninelli, penso che la stessa sera non avrei dormito con la mia famiglia perché colpito da qualche misura cautelare». Tra i sindaci in trincea per chiedere che l’autostrada Catania-Ragusa si faccia e si faccia subito, il più battagliero è sicuramente quello di Carlentini, Giuseppe Stefio. Lui e diversi altri colleghi stamattina hanno convocato una conferenza stampa per denunciare il rischio che l’inizio dei lavori possa protrarsi per altri dieci anni e per rilanciare la sfida a un governo nazionale che però a breve potrebbe non esistere più.
«È il momento giusto per farci sentire», dicono senza in realtà sapere se essere più contenti della possibile fuoriuscita dall’esecutivo della componente a Cinquestelle (quella che rema contro il progetto del privato) o più preoccupati da un plausibile governo di destra a trazione leghista. «La Catania-Ragusa in mano a Salvini? Mi vengono i brividi», sussurra a microfoni spenti uno degli amministratori.
Al momento neanche la data del 5 settembre, indicata come prossima riunione del Cipe con all’ordine del giorno il raddoppio della Catania-Ragusa, sembra certa. E ai primi cittadini non resta che lanciare quella che definiscono «un’operazione verità». Che parte con l’attacco diretto a Toninelli. «Ha chiamato il concessionario titolare di un regolare contratto e lo ha messo con le spalle al muro: o mi cedi il progetto o ti revoco la concessione – attacca Stefio – pensate se una cosa del genere la facessimo noi sindaci…».
Nell’ultimo anno il futuro della Catania-Ragusa ha effettivamente conosciuto alti e bassi a volte poco comprensibili. Dal 2014 la Sarc srl – società della famiglia Bonsignore (Vito Bonsignore è potente imprenditore nonché ex politico Dc e sottosegretario di corrente andreottiana) – è titolare di una concessione che prevede non solo la progettazione, ma anche la realizzazione e la manutenzione dell’infrastruttura per 35 anni. Valore: circa 815 milioni. Quel contratto fissa una compartecipazione del pubblico e del privato nel progetto: 367 a carico del primo, 448 del secondo.
Lo scorso dicembre i ministri Barbara Lezzi e Danilo Toninelli annunciavano l’ok per poi, pochi mesi dopo, fare marcia indietro. Un no legato al pedaggio troppo caro (si parlava inizialmente di oltre 20 euro andata e ritorno, poi ridotti a 16 euro grazie all’impegno della Regione a sostenere una parte dei costi) e a una presunta non sufficiente solidità economica del privato. Continui rinvii fino all’annuncio del ministro delle Infrastrutture a fine luglio, nel pieno della polemica con la Lega sulle infrastrutture: «C’è l’accordo con la Sarc, la Catania-Ragusa si farà interamente con fondi pubblici e a pedaggio zero». Ma delle coperture finanziarie per garantire l’opera nessuna notizia.
«Un comportamento inspiegabile – sottolinea il sindaco di Catania Salvo Pogliese – a quest’ora i lavori sarebbero già iniziati da maggio e l’impegno era ultimarli in 46 mesi». Adesso invece, stando ai calcoli dei primi cittadini, «ci vorranno da un minimo di otto anni e dieci mesi a un massimo di undici anni e dieci mesi solo per completare il nuovo iter procedurale e aprire i cantieri». Un tempo triplicato perché si dovrebbe fare fronte a nuove gare d’appalto (per il progetto esecutivo, per la realizzazione divisi in vari lotti, per la manutenzione) e a nuove autorizzazioni.
«Finiremmo come con la Siracusa-Gela: un’incompiuta – incalza il sindaco Stefio – anche perché, procedendo per lotti e con l’attuale iter, ogni anno il governo nazionale dovrebbe trovare nella finanziaria le risorse economiche necessarie a portare avanti l’opera. Noi – conclude – non possiamo permettere di essere trattati così».
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