Crisi di governo, la sponda di Musumeci a Salvini «Esecutivo di scopo per non dare parola a elettori»

Il divorzio tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio sembra ormai irreversibile e a meno di 24 ore dal summit nella villa toscana di Beppe Grillo tra i big del Movimento 5 Stelle, a rompere il silenzio è il governatore siciliano, Nello Musumeci, che incalza sulla necessità di un ritorno alle urne

In un lungo post sui social, il primo inquilino di Palazzo d’Orleans argomenta le sue ragioni, sostenendo che qualunque altro «governo di scopo» sarebbe tale in virtù del fatto che «l’unico scopo è non restituire la parola al popolo sovrano».

«Si apre oggi una settimana molto importante per l’Italia – commenta Musumeci -. Quello che sembra ormai certo è che siamo all’epilogo di una esperienza di governo innaturale e, per questa ragione, inevitabilmente destinata alla sua conclusione. Da presidente della Regione, da uomo delle istituzioni che ha profondo rispetto per i ruoli e per le regole della democrazia, auspico soltanto che si riesca ad avere presto un governo autorevole con il quale trattare e definire i contenziosi enormi ancora aperti tra il Sud (quindi la Sicilia) e lo Stato». 

Musumeci ricorda i dati disarmanti resi noti poche settimane fa dallo Svimez che raccontano di un divario sempre maggiore tra Nord e Sud: «Sembra proprio – scrive ancora – che non vi sia consapevolezza della uscita dalla emergenza Sud, con il piano anche da me più volte evocato, come unica occasione di slancio economico per l’Italia. Quindi di crescita. Mi chiedo: può un governo fondato su un altro contratto, ma sempre e comunque tra opposte visioni della vita e della società, determinare quella autorevolezza indispensabile e quella forza politica necessaria? Dubito. Anche perché il rischio è dare vita a un governo di scopo, dove l’unico scopo è non restituire la parola al popolo sovrano. Il che è sempre un male se si considera che il popolo si è espresso a favore del centrodestra dal 2017, quando vincemmo in Sicilia, fino a pochi mesi fa. E ad ogni turno (regionali, nazionali, amministrative ed europee) ha sempre dato una indicazione netta». 

«Non invidio il presidente Mattarella – aggiunge Musumeci -, ma appare fin troppo comodo lo sport con cui tutte le forze politiche si appellano proprio a lui, per evitare di assumere posizioni nette. È vero, siamo una Repubblica con forma di governo parlamentare. Ma nel 2018 c’è stata una coalizione che è arrivata prima e due altre che sono arrivate seconda e terza. Sarebbe cosa difficile da spiegare che all’opposizione va chi ha vinto le elezioni e al governo chi le ha perse. Peggio delle elezioni, che sono sempre motore della democrazia, è mettere in campo un governo contro il popolo. Anche perché quando i governi nascono solo dentro il Palazzo, alla fine durano poco e realizzano anche meno».

Miriam Di Peri

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