Sole, mare, buon cibo e una discreta collezione di ultimi posti. Per Catania quello di ieri è solo l’ultimo di una serie molto ricca di riconoscimenti in negativo. Ma andiamo con ordine. Ieri mattina il quotidiano Il Sole 24 Ore ha pubblicato in esclusiva i risultati dell’indagine Ecosistema Urbano, realizzata dall’associazione ambientalista Legambiente con la collaborazione dell’azienda Ambiente Italia; scopo del lavoro è individuare la stato di salute delle città italiane capoluogo di provincia secondo alcuni parametri ben precisi. Sono 20 e fanno riferimento a cinque macro-aree rilevanti sul piano ambientale: aria, acqua, rifiuti, ambiente in generale e mobilità. Ora, lette così non sembrano altro che le voci di un elenco che ogni città civile dovrebbe soddisfare, invece per Catania ognuno di questi temi è poco meno di un’utopia. E questo si vede chiaramente dai numeri del report. L’indice finale della ricerca valuta le performance relazionandole a quelle di un’ipotetica città ideale, che quindi totalizzerebbe il 100 per cento. Per rendersi conto della situazione catanese basta confrontare l’indice percentuale raggiunto da Reggio Emilia – città prima in classifica, con un 80,66 per cento – e quello di Catania, un tristissimo 15,79 per cento.
Il trend della classifica restituisce un’immagine alla quale abbiamo fatto l’abitudine sin dall’Unità d’Italia: un Nord che fa più cose, le fa meglio e procede più velocemente; un Sud che arranca, arriva in ritardo, non c’è e se c’era, dormiva. Il quadro generale dice che nelle prime posizioni ci sono Reggio Emilia, appunto, Trento (secondo posto), Parma (3), Pordenone (4), Forlì (5), Treviso (6), Mantova (7), Bologna (8), Bolzano (9) e Cremona (10): tutte città del Nord, appunto. Nelle ultime dieci, invece, otto città sono del Sud: Imperia (97), Caserta (98), Catanzaro (99), Fermo (100), Vibo Valentia (101), Palermo (102), Napoli (103), Crotone (104), Reggio Calabria (105) e – mestamente in coda – Catania (106). E se negli anni la posizione di Catania è più o meno sempre quella, un qualche motivo struttural-sociologico ci sarà, probabilmente più di qualcuno. Questa la situazione nel 2023, nel 2022, nel 2021, nel 2020, nel 2019. Solo qualche mese fa Catania è stata protagonista – non in positivo – di un’altra graduatoria simile, quella sul verde urbano. Utilizzando intelligenza artificiale e dati satellitari del progetto Copernicus – il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea – un’azienda internazionale ha stilato il report Top green cities 2024: a confronto le 12 città italiane più popolose, il risultato di Catania è facilmente intuibile: ultima in classifica.
Ma – mutuando il detto che ha per protagoniste Atene e Sparta – possiamo dire che se Catania piange, Palermo non ride. Nell’indagine Ecosistema Urbano di quest’anno il capoluogo siciliano ha scalato giusto un paio di posizioni, ma negli anni scorsi andava praticamente a braccetto con Catania. Alcune città siciliane, però, qualche dato positivo lo hanno, e la cosa viene da chi forse meno te lo aspetti. Intendiamoci, ‘dato positivo’ non in senso assoluto, ma in relazione all’andazzo generale di quasi tutto il Sud. Quest’anno, infatti, nell’indagine effettuata da Legambiente in collaborazione con Ambiente Italia, Enna è al 43esimo posto (prima tra le siciliane), con un indice del 58,84 per cento. Poi Messina, Ragusa e Caltanissetta, rispettivamente al posto numero 68, 69 e 70. Male, certo, ma non malissimo. Nell’ultimo terzo della classifica ci sono Trapani (73), Agrigento (86) e Siracusa (92). Visto che i parametri presi in considerazione sono molti, la questione ora è capire se almeno in alcune delle classifiche ‘per tema’ le città siciliane hanno riportato dei risultati perlomeno onorevoli.
E in effetti Enna va bene se si parla di presenza di biossido di azoto nell’aria (terza posizione) e di presenza di polveri sottili, sia Pm 10 (quarto posto) sia Pm 2,5 (seconda posizione). Pessime prestazioni, invece, per quanto riguarda la voce alberi ogni 100mila abitanti in aree di proprietà pubblica (posto 102), uso efficiente del suolo (103), consumi idrici (103) e trend del consumo di suolo (105). Messina va decisamente bene per alberi ogni 100mila abitanti in aree di proprietà pubblica (settimo posto), ma va malissimo (103) sul verde totale, cioè metri quadrati di verde per abitanti. Poi un buon 17esimo posto nella classifica sulla produzione annua pro capite di rifiuti urbani (chilogrammi per abitante). Ragusa è settima sia per quanto riguarda la presenza di biossido di azoto nell’aria sia per l’indice di persone morte e ferite (ogni 1000 abitanti) a causa di incidenti stradali, ma è 101esima per l’offerta di trasporto pubblico. Posizione 104, invece, per quanto riguarda l’uso efficiente del suolo. Caltanissetta è 103esima per impianti solari installati in edifici pubblici e per offerta di trasporto pubblico, 101esima per il trend di consumo di suolo, per l’uso efficiente del suolo e per la voce ‘alberi ogni 100mila abitanti in aree di proprietà pubblica’. Va benissimo – è settima – su consumi giornalieri pro capite di acqua potabile per uso domestico (litri per abitante), va malissimo sulla dispersione della rete idrica (105). Negativo anche il dato sulle piste ciclabili (96esimo posto) e sul numero di persone che usa il trasporto pubblico (104). Poca la concentrazione di biossido di azoto nell’aria (13esimo posto), così come è buono il risultato alla voce ‘rifiuti prodotti’ (20).
Trapani ha un dato molto buono – ed è settima – per quanto riguarda il superamento dei limiti dell’ozono, buono anche il 21esimo posto per quanto riguarda le polveri sottili Pm 10, pessimo il 104esimo posto sulle polveri sottili Pm 2,5. Male sui consumi idrici (98), malissimo per quanto riguarda passeggeri che usano il trasporto pubblico (106), offerta di trasporto pubblico (105), isole pedonali (106) e metri quadrati di Ztl ogni 100 abitanti (101). Latitano anche le piste ciclabili (92), ma almeno sono poche le vittime di incidenti (24esimo posto). Trapani bocciata anche per quanto riguarda i metri quadrati di verde per abitanti (102) e per il numero di alberi ogni 100mila abitanti in aree di proprietà pubblica (106). Agrigento molto bene per quanto riguarda i metri quadrati di verde per abitanti (decimo posto), male invece per il numero di alberi ogni 100mila abitanti in aree di proprietà pubblica (95). Nell’uso efficiente del suolo la posizione raggiunta da Agrigento è la 100esima, per la voce ‘trend del consumo del suolo’, invece, si piazza al posto 103. Eccellente, invece, il dato relativo ai consumi giornalieri pro capite di acqua potabile per uso domestico (litri per abitante): secondo posto. Molto bene anche il dato sulla presenza di biossido di azoto nell’aria (ottavo posto).
Siracusa il miglior risultato lo fa sul tema degli impianti solari negli edifici pubblici (undicesimo posto) e sui consumi idrici (30), mentre va male sui metri quadrati di verde per abitanti (101), sui metri quadrati di Ztl ogni 100 abitanti (posizione numero 100) e su entrambe le voci relative al trasporto pubblico (96esimo posto per quanto riguarda l’offerta di servizi, 94esima se calcoliamo il numero di persone che ne fa uso). Infine i dati sulle città siciliane più basse in classifica, le due maggiori: Catania e Palermo. La prima fa un pessimo risultato – 100esima posizione – per quanto riguarda il numero di auto circolanti ogni 100 abitanti, mentre Palermo su questo si posiziona 22esima. Catania 102esima per quanto riguarda la raccolta differenziata, ma Palermo fa peggio ed è 105esima, cioè penultima. Inoltre Catania fa malissimo (105) per quanto riguarda i consumi giornalieri pro capite di acqua potabile per uso domestico, voce per la quale Palermo si piazza invece terza. Due dati positivi per quanto riguarda Catania: è 25esima nella classifica sulla superamento dei limiti di ozono, 31esima in quella relativa alle polveri sottili Pm 2,5. Anche Palermo alla voce relativa all’ozono fa bene e si piazza 15esima, così come positivo è il risultato sulle persone morte e ferite a causa di incidenti stradali (23). Buon risultato sulle isole pedonali (16esimo posto) e sull’uso efficiente del suolo (25). Pessima, invece, la prestazione del capoluogo sui pannelli solari installati in edifici pubblici (101).
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