Sono passati pochi mesi dall’esplosione della scandalo chiamato I treni del gol. Un giro di partite combinate, scoperto dalla Procura etnea, che ha coinvolto il Calcio Catania. La società, retrocessa in Lega Pro dalla giustizia sportiva e messa in vendita dall’ex presidente Antonino Pulvirenti, ha di recente lanciato la campagna abbonamenti per la prossima stagione. Nel segno del più evidente ottimismo, l’amministratore unico Carmelo Milazzo si aspetta «dai cinque ai diecimila abbonati». Nonostante lo scossone morale e sportivo subito dalla piazza, i dati parziali dicono che dopo una sola settimana oltre mille tifosi hanno scelto di abbonarsi. Ma le posizioni all’interno della tifoseria sono contrastanti.
«Non ho saputo resistere – confessa Ettore, che ha rinnovato il suo abbonamento al primo giorno d’apertura dei botteghini – è stato un richiamo più forte di ogni logica». Vive a Catania solo da qualche anno ma «sin da bambino – grazie ad alcuni parenti catanesi – ho seguito la squadra, spesso anche in trasferta». Abbonarsi per lui «rappresenta un atto d’amore verso la maglia e non un segno di fiducia o sostegno verso la società». Nella sua scelta «ha influito anche vedere il Massimino vuoto – nella sfida di coppa Italia contro la Spal – Uno spettacolo che mi ha fatto male al cuore». Come pure lo scandalo sportivo in cui il Catania è stato coinvolto, e che ha comportato la retrocessione in Lega Pro, «a prescindere dalla categoria è una macchia che non andrà via facilmente, ma – conclude – non mi ha privato dell’orgoglio di indossare i colori rossazzurri».
Salvo è abbonato da 25 anni alle partite che il Catania gioca al Massimino ma «quest’anno non mi abbonerò e non andrò allo stadio». Il suo sciopero avrà fine «solo quando andrà via l’attuale proprietario», e teme perciò che «dare soldi e fiducia a questa società – attraverso l’abbonamento – farà alzare il prezzo d’acquisto delle quote e rallenterà la trattativa, per la felicità di chi vende». Il riferimento è naturalmente Pulvirenti, il patron che il tifoso non nomina mai «per scelta – dice – perché provando a influire sul campionato ha gettato vergogna sulla nostra maglia». E poi, in un’intervista concessa al termine dell’udienza di primo grado del processo sportivo «ha ricordato la morte dell’ispettore Filippo Raciti per provare a giustificare le malefatte che lui stesso ha confessato».
Per le stesse ragioni c’è chi, come Carmelo, ha scelto «di seguire il Catania solo in trasferta». Un modo per «non finanziare questa società e dimostrare il mio attaccamento alla maglia». Il girone C della Lega Pro, in cui il Catania sarà probabilmente inserito «riporta la mia memoria ai vecchi tempi, alle sfide contro le provinciali del Sud e alle trasferte – cosiddette – calde». E nonostante finora abbia «scelto di non fare la tessera del tifoso, per ragioni ideologiche e personali», adesso la farà proprio «per non mancare alle trasferte della prossima stagione», dato che solo i tesserati potranno comprare i biglietti delle partite che il Catania giocherà lontano dal Massimino.
Dopo lo scoppio dello scandalo I treni del gol «ho sentito il bisogno di allontanarmi dal Catania e dal calcio – confessa un tifoso, lo scorso anno abbonato in tribuna B – Mi sento tradito da questa dirigenza e da questo sport». Ha seguito i colori rossazzurri «da quando era poco più che un bambino – continua – ma non ho intenzione di rinnovare l’abbonamento». A riportarlo allo stadio potrebbe però essere suo figlio. «Ha poco più di quattro anni – ammette – e si sta appassionando al calcio». Se dovesse chiedergli di vedere una partita di pallone «lo porterei al Massimino piuttosto che fargliene vedere una in televisione». Ma solo per evitare il rischio che «segua uno degli squadroni del nord – conclude – se proprio vorrà tifare per una squadra, che almeno sia il Catania».
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