Catania-J.Stabia 1-1: gol falliti e proteste I tifosi contestano, club accusa l’arbitro

Il Catania continua a non vincere e resta in zona retrocessione. La sfida contro la Juve Stabia, che segna l’esordio in casa per il nuovo allenatore Francesco Moriero, si conclude 1-1 sotto la pioggia. La società è soddisfatta per la prestazione e protesta per l’arbitraggio. Gli ultras rossazzurri, che entrano in ritardo, contestano invece patron, dirigenza, giocatori e gioco. 

Nel primo tempo il gioco è concentrato nei pressi dell’area della Juve Stabia. Il primo episodio di cronaca avviene al sesto minuto: il Catania protesta verso l’arbitro Schirru, che non concede un calcio di rigore per l’atterramento di Bombagi. Un minuto dopo Falcone, superata in velocità la difesa campana, prova a fare gol con un tiro in diagonale, ma il portiere Russo devia in angolo. Passano altri due minuti e, sugli sviluppi di un calcio d’angolo, Calil colpisce di testa angolando male la traiettoria. Ancora proteste verso il direttore di gara al 15esimo: Falcone viene preso per la maglia appena entrato in area. Secondo il numero 11 rossazzurro è rigore certo. Per l’arbitro invece è simulazione: cartellino giallo. Più ghiotta di un rigore è l’opportunità che, al 24esimo, Russotto serve sui piedi di Calil. A due passi dalla linea di porta, l’attaccante brasiliano manda a lato, rasoterra, un pallone che sarebbe stato meno complicato consegnare al portiere in fondo alla rete.

Il vantaggio del Catania, a conclusione della mole di gioco e occasioni prodotte, giunge due minuti dopo. A mettere il pallone in gol è Bombagi, l’ex della partita nonché l’autore della rete del 2-1 che nella gara d’andata era valsa la sconfitta dei rossazzurri, al 93esimo. Come in quell’occasione – quando però perse goffamente palla, favorendo il contropiede degli avversari – a confezionare l’assist per l’attaccante è Garufo. Il difensore viene pescato da Russotto in area avversaria. Allora, piuttosto che tirare, passa al centro dove trova tutto solo Bombagi. Il numero 10 mira a dovere e trova l’angolino alla destra di Russo. In un solo colpo infrange: lo specchio della porta, il record negativo di cinque gare senza gol maturato dalla squadra, il numero zero nella casella delle sue reti col Catania. L’1-0 non viene accolto con gioia da tutto il pubblico, poco. Per gli ultras della curva Nord, anzi, è lo spunto per contestare il patron Antonino Pulvirenti.

I rossazzurri potrebbero raddoppiare, ma il nome di Calil – per quanto breve – pare non riuscire a entrare nel tabellino dei marcatori. Al 33esimo l’attaccante si trova davanti solo il portiere, ma il tocco che ritiene buono per il gol fa invece carambolare la sfera oltre la linea di fondo. Un errore che rende più pesante lo sbaglio compiuto dai difensori suoi compagni al 37esimo. Nella sola azione costruita in tutta la partita, la Juve Stabia va a segno con Diop su cross dalla sinistra di Lisi. Rete propiziata da un errato controllo della difesa, in area rossazzurra, sulla prima conclusione – di testa – sempre di Diop. La sfera ritorna all’attaccante sotto forma di assist, e basta spingerla con la punta dello scarpino, come avviene, per ottenere il pareggio. La prima metà di gioco termina tra i fischi del pubblico. Ma è difficile distinguere quali siano indirizzati ai rossazzurri e quali ai tifosi ospiti, entrati sugli spalti in quell’esatto momento.

La ripresa offrirà ben poco spettacolo. Al sesto minuto, nuovamente solo in area avversaria, Calil sciupa la rete che potrebbe riportare in vantaggio il Catania. Scivoloni sul terreno bagnato, un accenno di rissa a centrocampo, qualche sostituzione inefficace – da una parte e dall’altra – sono le voci nell’elenco di quello che succede. L’atteggiamento propositivo mostrato dagli etnei nel primo tempo pare rimasto negli spogliatoi, e non ne esce neanche incoraggiato dallo sbucare del sole o dalle ultime due sostituzioni che Moriero gioca, a cinque minuti dalla fine: Castiglia entra per Agazzi e Lupoli per Falcone. Poco o nulla di nuovo accade e la curva Nord contesta gioco e giocatori. Come Ferrario, espulso per doppia ammonizione a un minuto dalla fine. Da giocare ne restano altri sei, ma la Juve Stabia difende il risultato con ordine e il Catania – per quanto abbia un sussulto – non concluderà una sola volta in porta: come per tutta l’ora di gioco successiva al gol dell’1-0.

A fine partita gli ultras della Sud fischiano gli atleti. Quelli della Nord lasciano il loro settore vuoto. Durante l’intervallo questi ultimi, con degli striscioni tirati fuori uno dopo l’altro, avevano contestato l’operato della dirigenza. A cori e scritte di protesta era preceduto il silenzio, rotto solo al 20esimo, quando gli ultras – di curva Nord, Sud e Tribuna B – erano sbucati in ritardo dagli ingressi che danno accesso agli spalti. Fino ad allora la partita si era giocata con attorno una scenografia vuota e muta. Anziché essere le voci delle tribune a parlare ai ventidue in campo, erano le voci del campo a parlare al poco pubblico: «Passa!», «Tira!», «Dove vai?». Gli spettatori, anche a causa della pioggia, non hanno superato le tremila unità. Per la società l’incasso dal botteghino è stato di 6.414 euro, mille di guadagno – al netto di altri costi e ricavi – su poco più di cinquemila pagati al Comune per giocare al Massimino.

In sala stampa il direttore sportivo del Catania Marcello Pitino inizia ad analizzare la partita partendo dalla prestazione dell’arbitro Schirru: «Due rigori evidenti non concessi, è troppo!». A indispettire il dirigente, pure un episodio sgradito capitato a danno dei rossazzurri nella sfida persa la scorsa settimana sul campo del Martina Franca: «Il Catania ha già pagato lo scotto della sue colpe – dice riferendosi allo scandalo I treni del gol, valso retrocessione in Lega Pro e dieci punti di penalizzazione – Non merita di pagare ancora». Il nuovo allenatore Francesco Moriero guarda invece di più alla prestazione del capocannoniere Calil: «Ha sbagliato l’impossibile, credo che si riprenderà». Tuttavia, se da un lato il tecnico comprende il momento negativo attraversato dall’attaccante, dall’altro dice: «Una squadra che deve salvarsi non può permettersi di sbagliare tutte queste palle gol».

Marco Di Mauro

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