Castiglione lascia e si candida al Parlamento L’opposizione: «E’ una decisione scellerata»

Giuseppe Castiglione ha lasciato il suo incarico di presidente della Provincia di Catania. A sei mesi dalla scadenza naturale del mandato iniziato il 18 giugno 2008 ha deciso di tentare la strada dell’elezione al Parlamento nazionale. La legge gli impone le dimissioni sei mesi prima delle consultazioni e il presidente dell’Unione delle province italiane, dopo le traversate per salvare la casse dell’Ente a rischio default a causa di una sentenza di condanna a 23 milioni di euro in solido per truffa, le ha date ieri, ultimo giorno utile. Altri presidenti di provincia lo hanno già fatto nel corso del mese – come a Rieti e Napoli, ad esempio – ma se qualcuno ha dichiarato di abbandonare per i pesanti tagli alle province decisi dal governo di Mario Monti altri, come Castiglione, hanno apertamente dichiarato la loro intenzione di voler partecipare alla corsa per le politiche della prossima primavera.

Dimissioni sì, dunque, ma non senza polemiche. «È con grande dispiacere e con sentimenti di viva gratitudine per la straordinaria esperienza amministrativa e politica vissuta, che rassegno le mie dimissioni – dichiara tramite un comunicato ufficiale – costretto dalle norme discriminatorie che regolano le candidature alle elezioni politiche». L’ormai ex presidente della Provincia etnea si riferisce alla norma sull’incompatibilità del doppio incarico che un anno fa ha obbligato anche il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, a scegliere tra il mandato di senatore a quello di sindaco. Ci sono alcune eccezioni che Castiglione, però, sottolinea. «È paradossale – dice – che un presidente di regione o assessore regionale possano restare in carica e concorrere alle elezioni al Parlamento, mentre gli amministratori degli enti locali siano costretti a dimettersi sei mesi prima delle elezioni politiche, perché altrimenti ineleggibili».

Giuseppe Furnari, capogruppo del Pd alla Provincia definisce la scelta di Giuseppe Castilgione «scellerata, politicamente scorretta. Lasciare in questo momento è da folli». Tante le problematiche dell’ente in sospeso. Dalla sentenza del giudice del tribunale di Catania che lo condanna in solido per truffa – con il salvataggio in extremis durante la seduta domenicale straordinaria del consiglio per evitare lo sforamento del patto di stabilità e tutte le conseguenze del caso – all’approvazione del bilancio consuntivo 2011 ancora in attesa.

Ma la scelta è fatta e adesso dagli uffici regionali verrà nominato un commissario che traghetterà la città fino alle prossime elezioni. Non è proprio una buona notizia per la provincia secondo Furnari. «È pur sempre un burocrate che non può fare le scelte politiche di cui c’è bisogno come la dismissione dei beni o il risanamento del bilancio. Non conosce il territorio e la macchina amministrativa – conclude – e in sei mesi non potrà fare nulla».

desireemiranda

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