Cassa integrazione, assessore apre un’indagine interna Dai consulenti del lavoro dubbi sull’ordine cronologico

Non solo ritardi inaccettabili per chi non ha stipendio da due mesi. Nella storia della cassa integrazione in deroga per le imprese siciliane le perplessità si concentrano anche sul tema dell’ordine cronologico. A sollevare il quesito sono ancora una volta i consulenti del lavoro. Gli stessi che, per conto dei loro clienti, hanno aspettato la mezzanotte del 7 aprile, primo giorno disponibile per caricare le pratiche sul sito della Regione. La velocità in questo caso è requisito fondamentale, perché chi arriva prima ha maggiori garanzie di ottenere i pagamenti. Al momento, infatti, i fondi a disposizione sono 220 milioni e non bastano a coprire tutte le 39mila domande presentate. «Le stime dicono che ogni pratica vale 8.200 euro», spiega l’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone. Con queste cifre i soldi disponibili riusciranno a coprire circa 26mila domande. Ma le imprese interessate in Sicilia sono quasi 14mila in più. «Confido che da Roma arrivi una terza tranche di fondi per pagare tutti – aggiunge l’assessore – Il sistema creato a livello nazionale prevede un’integrazione, alla luce delle richieste. In ogni caso è importante il vincolo dell’ordine cronologico». 

È proprio questo il punto che tiene in allarme i consulenti. Scorrendo sull’apposito sito della Regione l’elenco delle pratiche già istruite, nascono le domande. «Com’è possibile che, ad esempio, il 23 aprile il centro per l’impiego di Messina dia via libera alla pratica numero 664 e tre giorni dopo quello di Catania istruisca la numero 473?», fa notare un consulente del lavoro catanese. Emblematico il caso della domanda numero 36.667 presentata da un’impresa di Agrigento il 17 aprile, cioè dieci giorni dopo il click day, ma già esitata dal Cpi, mentre molte altre migliaia precedenti sono ancora ferme. «Che criterio cronologico è mai questo?», si chiede il consulente sospettando trattamenti di favore. Le spiegazioni tecniche a queste anomalie ci sarebbero: capita, e sarebbe il caso dell’impresa agrigentina, che la stessa azienda presenti più volte la stessa domanda. A volte per errore. Più spesso per integrarla. In questo caso, per l’ordine cronologico vale comunque la data della prima istanza. Capita anche che un centro per l’impiego, a cui vengono assegnati pacchetti di pratiche (ad esempio dalla 1 alla 100 e così via), sia più rapido di un altro. Ma in un sistema lento e farraginoso i dubbi sono destinati ad amplificarsi e a diventare sospetti. 

La Sicilia resta indietro rispetto alla gran parte delle altre Regioni nell’invio delle pratiche all’Inps, che deve poi effettuare i pagamenti. Stando ai dati diffusi dall’ente di previdenza, fino a lunedì sera i lavoratori siciliani liquidati sono appena 51 divisi in 21 imprese (nelle Marche e nel Lazio, gli esempi migliori, i beneficiari pagati sono oltre quattromila). E 524 le domande trasmesse dalla Regione siciliana all’Inps che ne ha autorizzate 507. Eppure per l’assessore Scavone i dati sono diversi. «L’Inps è in ritardo con la lettura – dice a MeridioNews – fino a ieri sera abbiamo pubblicato 1.417 decreti». Comunque lontani dalle «2mila, 2.500 domande al giorno» annunciate dallo stesso Scavone la settimana scorsa. «Sono sicuro che la macchina regionale ha funzionato, ma ho comunque avviato un’indagine amministrativa interna – annuncia l’assessore – e ho chiesto alla dirigente generale una relazione».

C’è, infine, un altro dato che preoccupa: oltre 400 pratiche sono state al momento respinte. Circa un quarto del totale di quelle trattate. Non si tratterebbe, però, di respingimenti definitivi, perché spesso il problema non sta nel merito (nelle cifre richieste o nel numero dei lavoratori) ma in piccoli dettagli che nei centri per l’impiego si sta cercando di superare. «Il problema – lamenta Giovanni Greco, presidente dell’ordine dei consulenti del lavoro di Catania – è che non ci viene notificato l’esito. Non sappiamo se una pratica è stata accolta o meno. E un procedimento amministrativo senza notifica è viziato». Tradotto: rischio ricorsi. Ad appesantire una macchina già elefantiaca. E che, a breve, dovrà fare i conti anche con le domande di proroga della Cig in deroga. Perché, anche se la gran parte dei lavoratori siciliani non ha ancora visto un euro, le nove settimane di copertura finiranno nei prossimi giorni. E il governo nazionale si appresta a pubblicare il decreto per chiedere l’allungamento. 

Salvo Catalano

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