Caro presidente Crocetta, la Sicilia è senza soldi non per l’impugnativa, ma perché lei e il suo Governo siete inadeguati

NELL’APRILE DEL 2013, SUBITO DOPO L’APPROVAZIONE DI UNA MANOVRA GIA’ CLAUDICANTE, IL PRESIDENTE DELLA REGIONE E L’ASSESSORE BIANCHI ASSUMEVANO IMPEGNI PRECISI CON LA CORTE DEI CONTI: IMPEGNI CHE, QUEST’ANNO, IN OCCASIONE DELL’APPROVAZIONE DELLA MANOVRA FINANZIARIA, NON HANNO MANTENUTO. ALLARGANDO IL QUADRO DELLE VIOLAZIONI DI LEGGE CON LA CONNIVENZA DEI VERTICI POLITICI E BUROCRATICI DELL’ARS

In queste ore difficili, con migliaia di lavoratori che si accingono a riversarsi nelle piazze, con i più importanti Teatri siciliani – dal Teatro Massimo di Palermo al Bellini di Catania – che rischiano la chiusura, con circa cento Comuni che rischiano di restare privi della fornitura d’acqua, ci sembra quanto mai opportuno fare alcune precisazioni.
Sottolineature quasi d’obbligo per evitare che prenda piede una disinformazione su fatti molto gravi che sono avvenuti e che continuano ad avvenire in Sicilia. Cominciando a fare piazza pulita della disinformazione messa in giro dal solito Governo regionale di Rosario Crocetta e dai suoi manutengoli.

Iniziamo con una precisazione. I Comuni siciliani gestiti dall’Eas rischiano di restare senz’acqua on perché c’è stata l’impugnativa del Commissario dello Stato, ma perché la Sicilia è amministrata da un Governo fatto di personaggi inadeguati a ricoprire il ruolo che occupano. La stessa cosa vale per i Teatri e per le altre istituzioni culturali rimaste senza soldi.

Proviamo a raccontare come stanno le cose, anche per chiarire ai cittadini siciliani che cosa sta succedendo. Nella manovra finanziaria approvata lo scorso 15 gennaio dall’Assemblea regionale siciliana, semplificando al massimo per non annoiare i lettori con i ‘tecnicismi’ (dietro i quali, spesso, si nascondono i truffatori e le truffe della pubblica amministrazione) c’erano soldi disponibili e soldi indisponibili.
Bene, il Governo di Rosario Crocetta – appoggiato dalla maggioranza dei parlamentari dell’Ars – ha deciso di utilizzare tutti i soldi disponibili per finanziare le spese di funzionamento della ‘macchina’ regionale (sanità, stipendi dei dipendenti, pensioni, rate di mutui, eccetera) e, soprattutto, per foraggiare tutto il precariato.

In questo secondo caso – cioè nel caso del precariato – si è trattato di una scelta politica e amministrativa folle. Perché in un momento economico difficilissimo per la Regione siciliana, dirottare sui circa 90 mila precari circa un miliardo di euro non è né razionale, né morale. Ma Governo e Ars non hanno avuto esitazioni: l’hanno deciso così e basta. E l’hanno deciso pensando di averne un ritorno elettorale alle imminenti elezioni europee.
Se Governo e Ars avessero ridotto di almeno un terzo la spesa del precariato, avrebbero risparmiato 300 milioni di euro di soldi disponibili e la Regione siciliana, oggi, non si troverebbe nella situazione in cui si trova.

Avendo utilizzato tutti i fondi disponibili per le spese di funzionamento e per il precariato, tutti gli altri settori dell’Amministrazione regionale sono rimasti sguarniti. Con’ha fatto, a questo punto, il Governo con la compiacenza della maggioranza dell’Ars (PD in testa)? Semplice: ha cominciato a utilizzare le somme non disponibili del Bilancio per finanziare l’Eas, i Teatri siciliani, gli enti regionali, gli Ersu e via continuando.
Detto in parole semplici, Governo e Ars, pur di mantenere in piedi le clientele del precariato, hanno finanziato interi settori dell’Amministrazione regionale con fondi regionali non disponibili.

Quando parliamo di fondi regionali non disponibili non ci riferiamo soltanto alle risorse del cosiddetto fondo rischi (cioè al fondo che dovrebbe cautelare la Regione da circa 3 miliardi di euro di entrate fittizie), ma anche ai fondi di riserva e ai fondi delle regolazioni contabili.
Queste risorse finanziarie non possono essere utilizzate per pagare ordinariamente i settori dell’Amministrazione! Irregolarità che, in parte, è avvenuta lo scorso anno. Chi ha un po’ di memoria ricorderà che, lo scorso anno – si era ad aprile – subito dopo l’approvazione del Bilancio 2013, la Corte dei Conti fece notare subito l’assenza di un fondo rischi per i cosiddetti residui attivi (cioè per i già citati 3 miliardi di euro di entrate fittizie).
Il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi convocarono una conferenza stampa d’urgenza e dichiararono – i giornali di quei giorni ne sono una testimonianza (basta consultarli, anche on line) – che si sarebbero impegnati a costituire un robusto fondo rischi. 

In quell’occasione, sia l’Ufficio del Commissario dello Stato, sia la Corte dei Conti si fidarono della parola del presidente della Regione, Crocetta, e delle rassicurazioni dell’assessore all’Economia, Luca Bianchi.
L’Ufficio del Commissario dello Stato, già lo scorso anno, avrebbe potuto contestare l’assenza del fondo rischi: ma – lo ribadiamo – evitò di impugnare questa parte della manovra fidandosi delle promesse di Crocetta e Bianchi. E la stessa cosa fece la Corte dei Conti che, sempre credendo alle promesse del Governo regionale, parificò il Bilancio regionale 2013.

Quello che hanno fatto quest’anno Crocetta e Bianchi l’abbiamo già scritto: non hanno mantenuto gli impegni assunti con l’Ufficio del Commissario dello Stato e con la Corte dei Conti, se è vero che hanno impegnato le risorse del fondo rischi per finanziare settori interi dell’Amministrazione: cosa, questa – lo ribadiamo – che non si può fare.

Ma Crocetta e Bianchi hanno fatto di più: con la consulenza di qualche altro dirigente dell’Ars hanno ‘depredato’ anche le risorse finanziaria dei fondi di riserva e delle regolazioni contabili, utilizzate, anche queste, per finanziare interi settori dell’Amministrazione! Altra cosa che non si può fare!
Quello che vogliamo dire è che il Commissario dello Stato, con l’impugnativa – che, ricordiamolo, non è vincolante per il Governo – si è limitato a sottolineare gravissime violazioni di legge. Se ne deduce che non è l’impugnativa del Commissario dello Stato ad aver bloccato i fondi ai Teatri, alle Fondazioni culturali, all’Eas e via continuando. Sono stati il Governo e la maggioranza dell’Ars i finanziare interi settori della vita pubblica siciliana con risorse finanziarie indisponibili, violando la legge!
Quanto sia vero quello che state leggendo lo dimostra il fatto che, come già abbiamo accennato, l’impugnativa del Commissario dello Stato non è vincolante per il Governo regionale. Se il presidente della Regione è convinto della bontà dei propri atti, beh, nessuno gli impedisce di pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale la legge impugnata e di applicarla, utilizzando i 550 milioni di euro in questo momento ‘congelati’.

La verità è che il Commissario dello Stato ha ragione e Crocetta e Bianchi hanno torto. La verità è che, contrariamente a quello che ripete in queste ore il presidente della Regione, buona parte della manovra approvata dall’Ars è fuori legge. La verità è che se il governatore pubblica e applica la legge impugnata, poi dovrà essere lui stesso a pagare 550 milioni di euro!

Che dire alla fine di questa disamina? solo due considerazioni.

Prima considerazione: le responsabilità dell’Ars. Noi dubitiamo fortemente che il presidente dell’Ars – che ‘giustamente’ non si fa intervistare da noi perché verrebbe messo in difficoltà – non abbia capito cosa stava per succedere la sera dell’approvazione della manovra. L’onorevole Giovanni Ardizzone è persona preparata e parlamentare di grande esperienza: sapeva benissimo che si stavano utilizzando impropriamente – e per il secondo anno consecutivo – fondi che avrebbero dovuto non essere intaccati. Come mai non è intervenuto? per favore, non ci venga a dire che non ha i potersi per intervenire!
Tra l’altro, il presidente dell’Ars, che si sceglie i propri collaboratori – a cominciare dal segretario generale – dovrebbe ricordarsi che gli altri burocrati del Parlamento siciliano devono lavorare nell’interesse degli altre 5 milioni di siciliani, e quindi nell’interesse dell’Amministrazione, e non nell’interesse di Governi e Partiti: soprattutto quando gli interessi di Governi e Partiti politici non coincidono con gli interessi dei siciliani e, quindi, con gli interessi dell’Amministrazione.

Con il loro comportamento, i vertici politici e burocratici dell’Ars hanno fatto da ‘sponda’ a un Governo che non ha mantenuto gli impegni assunti con l’Ufficio del commissario dello Stato e con la Corte dei Conti. Un Governo che, in queste ore, sta provando a scaricare sull’Ufficio del Commissario dello Stato le proprie, gravi responsabilità.

Seconda considerazione: i rapporti tra le istituzioni. In uno Stato di diritto non è ammissibile che un Governo regionale, nell’esercizio delle proprie funzioni, assuma impegni con l’Ufficio del Commissario dello Stato e con la Corte dei Conti e poi non li rispetti. Il tema – in questo caso – non è la ‘flessibilità’, che in politica è necessaria, ma il rispetto dei ruoli e il rispetto per i ruoli.

Lasciar passare il principio secondo il quale un Governo regionale può non rispettare gli impegni assunti con l’Ufficio del Commissario dello Stato e con la Corte dei Conti – impegni che, ricordiamolo, riguardano, in questo caso, il destino di tutti i siciliani – può essere rischioso. A nostro modesto avviso, un principio del genere finirebbe con il risultare devastante pe rla tenuta delle stesse istituzioni.
Per questo a noi sembra più che mai opportuno mandare a casa questo Governo regionale e commissariare la Regione. Passaggio ormai indispensabile per tutelare le istituzioni, Autonomia siciliana compresa.

Redazione

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