Almaviva/ A Palermo sono a rischio 4500 posti di lavoro: ma Orlando e Crocetta giocano a ping pong…

ALLA FINE SI TRATTA SOLO DI TROVARE I LOCALI DOVE DISLOCARE QUESTI UFFICI. MA LA REGIONE E IL COMUNE STANNO SOLTANTO PERDENDO TEMPO. SI POTREBBERO UTILIZZARE I BENI CONFISCATI ALLA MAFIA. MA LA BUROCRAZIA FRENA. LA TESTIMONIANZA DI UNA LAVORATRICE

Scendono in piazza i lavoratori di Almaviva Contact Spa a difesa del posto di lavoro messo a rischio dal proposito della società di delocalizzare l’attività. La manifestazione si svilupperà da Piazza Marina fino a Piazza Indipendenza dove ha sede Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana.

Il gruppo Almaviva (ex CosMed e Alicos) società leader in Italia nel settore call center, da 13 anni a Palermo occupa circa 4.500 addetti. La città capoluogo di regione, quindi, affonda nell’emergenza sociale. Il Governo regionale ed il Comune di Palermo si rimbalzano le responsabilità sul da farsi, ed intanto i lavoratori vedono allontanarsi la possibilità di una soluzione della vertenza. Almaviva per restare a Palermo e mantenere i livelli occupazionali, ha chiesto locali adeguati.

Da circa due anni l’azienda è in crisi, come conferma l’accesso agli ammortizzatori sociali. A far precipitare le cose il tema scottante della sede. Almaviva ha già fatto sapere di non essere più in grado di sostenere i costi di affitto dei locali aziendali. Ed intanto per una delle sedi, quella di Via Filippo Cordova, è già scaduto il contratto d’affitto.

Da un lato c’è l’aspetto economico-produttivo che spinge verso lo smobilizzo dell’unità operativa palermitana. Secondo i dati in possesso di Almaviva, si sarebbe registrato un calo dei volumi d’affari che, sommato all’eccessivo costo del lavoro rispetto ad altri Paesi, rende non competitiva l’attività con conseguente possibilità di delocalizzazione nel settore call center verso l’estero. Dall’altro, l’aspetto sociale: quattro mila e 500 i lavoratori che rischiano di restare a casa se non si trova una soluzione alla logistica.

Riusciranno la Regione siciliana di Rosario Crocetta e il Comune di Palermo di Leoluca Orlando a salvare questi posti di lavoro? Sulla rete non mancano i consiglieri comunali di Palermo che manifestano solidarietà ai lavoratori. Ma di concreto, anche dal Consiglio comunale della città, per questa vertenza, c’è ben poco.

Qualche tempo fa la società si è rivolta all’Agenzia nazionale per i Beni confiscati alla mafia allo scopo di utilizzare un edificio dove poter allocare gli uffici. Contatto che non ha prodotto alcun risultato, dato che i rapporti tra Almaviva e l’Agenzia si sarebbero interrotti nel maggio del 2013.

Nel frattempo si è valutata anche la possibilità di utilizzare l’ex sede Telecom di via Ugo La Malfa. Opportunità che sembra essere sfumata per via del fatto che l’edificio sarebbe già stato assegnato dalla Regione siciliana al Comune di Palermo per essere destinato dall’amministrazione Orlando alla nuova sede dei Vigili Urbani, attualmente in via Dogali. Circostanza che ha determinato l’interruzione dei rapporti anche con l’amministrazione regionale.

Erano stati proprio i lavoratori a chiedere l’intervento delle istituzioni al fine di superare l’ostacolo della sede di lavoro posto da Almaviva come condizione per restare a Palermo. Sia la Regione siciliana che il Comune di Palermo non hanno mostrato ad oggi la giusta determinazione per addivenire ad una soluzione della vertenza.

I sindacati hanno lanciato l’allarme sociale per il rischio che si possano perdere posti di lavoro in una territorio già avaro di opportunità di lavoro come quello di Palermo. Della vertenza sono stati interessati il Prefetto di Palermo, Francesca Rita Maria Cannizzo, il sindaco Orlando e l’assessore regionale alla Attività produttive, Linda Vancheri.

Sulla questione si registra un pericoloso ping-pong tra istituzioni e Almaviva che potrebbe portare ad implodere. Rimbalzare la responsabilità senza affrontare di petto il problema e trovare una concreta soluzione per il mantenimento dei posti di lavoro non giova a nessuno.

In una lettera pervenuta in redazione una lavoratrice racconta delle difficoltà di una condizione lavorativa a rischio con le preoccupazioni di tantissime famiglie ad un passo dal baratro.

“Ci siamo sempre più adattati alle flessibilità che il mercato in questo campo impone – riferisce la lavoratrice – alti standard qualitativi, obiettivi sfidanti che abbiamo sempre raggiunto con orgoglio. Abbiamo quindi investito anche noi in prima persona con la nostra forza lavoro, professionalità e serietà. Abbiamo creduto nella nostra azienda e abbiamo iniziato a fare progetti, abbiamo iniziato a realizzarli. La maggior parte di noi ha iniziato in giovane età ed oggi abbiamo tra i 30 e i 40 anni con famiglie, figli a carico ed impegni finanziari come il mutuo per le case. Credevamo di essere al sicuro, ed invece…”.

La preoccupazione della lavoratrice si sposta poi sulla condizione lavorativa e sugli ostacoli alla prosecuzione dell’attività a Palermo.

“Nella sede di Via Cordova – si legge nella lettera – il contratto d’affitto è scaduto e stanno quindi adattando in fretta e furia l’altra sede di via Marcellini per accogliere parte di dipendenti. Ed il resto cosa farà? Si parla di ‘esuberi, cosa si sta facendo per rimediare a tutto ciò ? Si prospettano Contratti di Solidarietà, anche se lo siamo già per 5 giorni al mese sin dal 2013. La maggior parte di noi ha contratti part-time a 4 ore e per questi contratti non esiste nemmeno la Cassa integrazione, se riducono ulteriormente l’impegno lavorativo che fine faremo?”.

La preoccupazione è tanta e le risposte poche. Ancora una volta le istituzioni siciliane con il Governo regionale in testa appaiono impreparate ad arginare ogni forma di emergenza sociale.

 

 

Giuseppe Messina

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