Caos organico, una ventina di sindaci davanti alla Regione Dialogo aperto: «Ci mettano nelle condizioni di conferire»

Costi di conferimento dell’organico esorbitanti, multe da parte degli impianti quando vengono trovati rifiuti non conformi che poi chiudono con una semplice comunicazione ai Comuni. In più ci sono costi aggiuntivi per individuare gli impianti e infine per trasportare lì l’umido, senza contare lo sforamento del piano economico e finanziario sui rifiuti che viene stilato annualmente. Sono circa una ventina i sindaci che oggi si sono dati appuntamento davanti alla presidenza della Regione per chiedere di riaprire un dialogo che sembra essersi interrotto. In tanti presenti si sentono addosso tutto il peso di gestire e mantenere la raccolta differenziata. Tra questi Misilmeri, Bagheria, Balestrate, Giardinello, Godrano, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Villabate, Ficarazzi, Belmonte Mezzagno, Altofonte, Trappeto, Lercara Friddi, Casteldaccia. Intorno alle 12.30 sono stati ricevuti a Palazzo D’Orleans. 

«Oggi abbiamo deciso di riunirci qui per cercare un coinvolgimento da parte del presidente – spiega la sindaca di Misilmeri Rosalia Stadarelli – abbiamo già più volte collaborato con l’assessorato e l’assessore Pierobon che c’è stato vicino quando abbiamo cercato di capire perché questi impianti chiudono dall’oggi al domani, però è chiaro che è una situazione che da soli non riusciamo più a gestire. Una carenze di infrastrutture c’è ed è evidente e non vogliamo assolutamente tornare indietro sulla raccolta differenziata. Cerchiamo di ottenere un intervento da parte del presidente della Regione perché possa trovare delle soluzioni ed evitare un blocco della raccolta differenziata. Il problema è che negli anni si sono create delle negatività per quanto riguarda il servizio ma oggi non serve fare polemica e continuare a parlare del passato. Oggi c’è un gruppo di sindaci che è pronto a cambiare le sorti della Sicilia e lo stiamo dimostrando ogni giorno con l’aumento della raccolta differenziata. Stiamo dimostrando che non ci vogliamo arrendere».  In media da un costo di circa 90 euro a tonnellata si è passati ora a 170 «quindi evidentemente nei nostri piani economici finanziari tutto questo incide  – conclude la sindaca – e non vogliamo che siano i cittadini a doverne pagare le conseguenze». 

Stessa storia per quanto riguarda il sindaco di Bagheria: «Devono metterci nelle condizioni di conferire perché il rischio altrimenti è che se noi dovessimo continuare ad effettuare la differenziata correttamente si creerebbe un rischio igienico sanitario nelle nostre città perché l’umido resta per strada – dice Filippo Maria Tripoli – e non possiamo chiedere ai cittadini di tenerselo a casa. Alcuni uffici regionali ci hanno detto: “c’è la libera circolazione del rifiuto differenziato per cui lo potete anche esportare fuori dalla Sicilia”,cosa che comporterebbe un aumento dei costi che pagherebbero i cittadini con l’aumento della Tari». Un fatto concreto quello della possibilità di esportare i rifiuti secondo il sindaco di Bagheria «tant’è che la Srr di Palermo ha pubblicato già la manifestazione di interesse. Però bisogna capire se ci sono impianti disponibili ad accoglierci e poi di quanto aumenta il costo. Bisogna anche interloquire con il Comune di Palermo e quindi con Bellolampo per cercare di capire se c’è la disponibilità di poterci accogliere». Sul tema infrastrutture però sono i sindaci che devono progettare gli impianti «ma nelle more che questi vengano realizzati  -aggiunge Tripoli –  ma non ci sono i tempi dato che la differenziata è iniziata nel 2016 e in due anni non riusciamo a progettare un impianto, presentarlo alla Regione e vederlo finanziato. Alla Regione quindi chiediamo celerità per quanto riguarda la fase finale e dare risposte sui progetti finanziati, ma allo stesso tempo nella fase intermedia di metterci in condizione di potere conferire l’umido. Noi non vogliamo uno scontro ma una collaborazione».

Insomma i sindaci si sentono un po’ abbandonati e chiederanno durante un incontro la prossima settimana un incontro all’Anci per chiedere sostegno. Una situazione che va avanti da tempo: «Il problema è sorto da quando Rap ha chiuso ai Comuni della Srr Palermo area metropolitana. Dieci comuni che conferivano lì si sono ritrovati scoperti – dice Vito Rizzo, sindaco di Balestrate – e hanno ingolfato di più la situazione su Termini e Catania. Nel frattempo ha chiuso Raco e adesso anche Ecox e quindi è andato tutto in tilt». Il tema centrale per molti dei presenti resta quindi il conferimento e i suoi costi: «Il fatto che ci siano poche piattaforme di trasferenza e quindi pochi impianti fa in modo che questi ultimi riescano a fare il prezzo che vogliono perché noi non abbiamo alternative – spiega Luciano Marino sindaco di Lercara Friddi –  Siamo costretti a subire qualunque prezzo pur di conferire l’umido, per non fare abbassare la percentuale e dare un servizio ai cittadini ma con costi esorbitanti. Da circa 80-90 euro adesso siamo arrivati quasi ai 200 euro a tonnellata. Questo diventa impossibile da sostenere anche perché i cittadini giustamente si aspettano dalla differenziata un abbassamento del costo del servizio e non un aumento, che di fatto è causato dalle sanzioni, per cui è un cane che si morde la coda. Finché non avremo le infrastrutture non potremo fare una differenziata come si deve». 

Un altro primo cittadino incalza: «Noi facciamo i contratti con le piattaforme ma il senso di fare un contratto se poi gli impianti decidono di stoppare il conferimento quando vogliono qual è? – afferma il sindaco di Trappeto Santo Cosentino –  Perché mettono come clausola la semplice comunicazione che ci dicono quando saranno di nuovo autorizzati. Siamo regolari nel pagare le piattaforme ma poi decidono quando e come dobbiamo conferire. Il contratto non serve a niente».  A tirare le conclusioni infine è il sindaco di Belmonte Mezzagno: «Ad oggi il servizio rifiuti in Sicilia non ha evidenza pubblica a partire dall’individuazione delle piattaforme, dei contratti. Il sindaco se non dà evidenza pubblica paga, lo stesso non si può dire per un sistema che non è trasparente – afferma Salvatore Pizzo – non siamo riusciti ad avere delle casse presse (cassoni in cui i rifiuti vengono compattati ndr) dove stoccare l’umido e l’abbiamo portato nell’indifferenziata. Quindi in un comune di 12mila abitanti dove la parte più consistente della differenziata è l’umido, la quota è crollata da punte del 65 per cento al 20 o 25 per cento. Chiediamo quindi, visti le responsabilità e il ruolo nel ciclo dei rifiuti che abbiamo, che la Regione il dipartimento rifiuti e le piattaforme si siedano tutti con noi a un tavolo per risolvere la questione insieme, chiediamo il dialogo». 

Stefania Brusca

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