L’ennesimo nulla di fatto. Si è concluso con un nuovo appuntamento il vertice di oggi al Mise per discutere del futuro del Cantiere navale di Palermo. Comune, Regione, Autorità portuale e sindacati torneranno a riunirsi il prossimo 28 ottobre per definire l’accordo di programma quadro. Sul tappeto resta la realizzazione del bacino di carenaggio da 80mila tonnellate, per il quale l’Assemblea regionale siciliana ha reso disponibili nei giorni scorsi 15 milioni di euro. Un’infrastruttura strategica per dare un futuro allo stabilimento. Almeno nelle intenzioni di Fincantieri, che proprio a quest’opera subordina la possibilità dell’assegnazione di nuove commesse.
«Non c’è più tempo da perdere: oggi siamo al punto di non ritorno – dice Angela Biondi, segretario della Fiom di Palermo, a MeridioNews -. Tra 20 giorni tutti gli attori coinvolti nella vertenza si rincontreranno per scrivere l’accordo di programma quadro e in quella occasione capiremo se siamo di fronte alle solite chiacchiere». Le parti sociali chiedono la «certezza delle risorse e dei tempi per renderle disponibili». Perché il rischio, sempre più concreto, è quello della cassa integrazione da fine ottobre e della trasferta di alcuni lavoratori tra Trieste e Monfalcone. «Senza costruzioni, e unicamente con le riparazioni che ci affidano, il cantiere non avrà futuro. Oggi funzioniamo solo come una grande officina a servizio dei cantieri del Nord» dice Francesco Foti, Rsu Fiom di Fincantieri.
E il tempo trascorso «inutilmente» per la realizzazione di questa infrastruttura, ribadisce Biondi «non consente più a nessuno ulteriori dilazioni». In ballo c’è il futuro di 450 tute blu e di circa 700 lavoratori dell’indotto. Numeri che negli anni si sono progressivamente assottigliati. «Un’emorragia continua di forza lavoro andata irrimediabilmente perduta – spiega il segretario provinciale della Fiom -. Adesso davanti a questa conclamata desertificazione industriale con la perdita di migliaia di posti di lavoro, molti dei quali ormai irrecuperabili, governo e istituzioni, a tutti i livelli devono comprendere che il tempo non è una variabile indifferente per una ripresa reale. Dobbiamo tutti, azienda, sindacati, lavoratori e istituzioni, compiere uno sforzo perché la responsabilità di ognuno è oggi e non domani».
«Il tempo dei rinvii è finito» dicono Ludovico Guercio, segretario Fim Cisl Palermo Trapani, e Nino Clemente Rsu Fim Cisl, che hanno partecipato al vertice al Mise. «Abbiamo ribadito la necessità che tutti i prossimi passi sulla vertenza Fincantieri avvengano al più presto, da novembre ci sarà un calo produttivo per un trimestre, che ci preoccupa». Dopo la stesura dell’accordo di programma e la firma, occorrerà procedere con il project financing e la gara per la realizzazione dei lavori: «scadenze precise che non devono subire slittamenti» concludono. Per Daniela De Luca, segretario Cisl Palermo Trapani «il piano industriale per l’off-shore non può più attendere, prendiamo atto degli impegni assunti dal Mise e dalla Regione e dell’avvenuta soluzione del contenzioso sui progetti dei bacini precedenti che bloccava i passi successivi. Vigileremo affinché la firma dell’accordo di programma avvenga entro poche settimane».
Il 28 ottobre indicherà «se siamo di fronte a una concreta fase di progressione della trattativa – conclude Angela Biondi – o se, invece, il futuro del Cantiere Navale di Palermo sarà quello di subire questa condizione di incertezza nella quale l’azienda continua a non assegnare carichi di lavoro adeguati con la scusa dell’assenza delle infrastrutture e dichiarando il ricorso alla cassa integrazione». Un capitolo a parte è quello del bacino da 150mila tonnellate, per il quale l’Autorità portuale ha finanziato un primo intervento di consolidamento e di bonifica per circa 25 milioni. Per il completamento si è in attesa dello stanziamento dei fondi da parte del ministero delle Infrastrutture. Ma questa è tutta un’altra partita.
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