Calcio Catania, la società licenzia dieci persone  «Registrata una perdita di diversi milioni di euro»

«La retrocessione dalla serie A alla serie B avvenuta al termine del campionato calcistico professionistico 2013/2014 ha determinato una sensibile riduzione del volume d’affari della società». È con questa motivazione che il Calcio Catania spa giustifica l’avvio delle procedure di mobilità per dieci dei 15 lavoratori assunti. Una perdita di milioni di euro che impone una «riduzione dei costi generali». Tra i quali rientrano i dipendenti, ma dai quali sono esclusi «gli sportivi professionisti». A perdere il lavoro saranno tre impiegate dei Catania Point di via Etnea e di Mascalucia, un addetto alla manutenzione delle aree verdi, un giardiniere, due magazzinieri, un aiuto magazziniere, un contabile e un operatore amministrativo. Questi ultimi impiegati nella struttura di Torre del grifo. Per tutti loro, se non si troverà una soluzione diversa entro 75 giorni, scatterà il licenziamento.

La lettera con la quale la società comunica ai sindacati e al Centro per l’impiego l’intenzione di mettere in mobilità i lavoratori è datata 15 luglio ma alla Cgil è arrivata tramite raccomandata solo alcuni giorni fa. «Nel documento – spiega Davide Foti della Slc Cgil – la società mette le mani avanti e dice sin dall’inizio che non ci sono soluzioni alternative al licenziamento. Una cosa che non può non darci fastidio come sindacato». Domani, alle 15.30, la società e le parti sociali si incontreranno nello studio di un consulente per il lavoro. «Il nostro obiettivo è garantire i livelli occupazionali anche con strumenti alternativi – continua Foti – Per esempio, gli ammortizzatori sociali. Non possiamo pensare che dieci famiglie possano essere lasciate in mezzo alla strada così».

«Nel corso della stagione sportiva 2014/2015 – si legge nel documento della società rossazzurra – è stata registrata una forte perdita di diversi milioni di euro, secondo quanto documentato dall’andamento negativo del bilancio provvisorio al 30 giugno 2015». Una batosta annunciata. E solo l’ultimo della serie di brutti colpi arrivati sulle spalle del patron del Calcio Catania, Antonino Pulvirenti. Che è, proprio in queste settimane, al centro dello scandalo I treni del gol, sulla presunta compravendita di partite per evitare la retrocessione della formazione etnea dalla serie B. «Questi licenziamenti – conclude il sindacalista – sembrano essere un insieme di più fattori: da una parte la mancanza di lungimiranza imprenditoriale già più volte dimostrata da Pulvirenti e dall’altra i suoi guai giudiziari». 

«La tempistica di questi licenziamenti è di certo un elemento sul quale riflettere», afferma Concetto Ferrarotto, avvocato esperto di Diritto del lavoro. «Le perdite diventano un dato oggettivo, con i numeri scritti nero su bianco. Ma normalmente quando ci sono esuberi di personale le società lo sanno molto prima dell’uscita del bilancio». Probabilmente, afferma Ferrarotto, «succede oggi quello che succede perché c’è una visione pessimistica del futuro e perché non c’è più un’immagine da tutelare». A saltare all’occhio, secondo il legale, più che la chiusura dei Catania Point c’è la possibilità che vengano esternalizzati i servizi di gestione del verde del centro sportivo di via Magenta e la decisione di «allestire meno squadre nel settore giovanile». «È indice che l’operazione Torre del grifo si è rivelata un fallimento – prosegue il legale – Una questione che, secondo me, prescinde dai problemi del Calcio Catania».

«La società rossazzurra ormai non ha più nessun appeal – conclude Concetto Ferrarotto – In un altro momento, magari, invece di licenziare avrebbero fatto di tutto per tenersi le persone. C’era un’idea complessiva da difendere, un marchio da proteggere. Adesso, è evidente, ogni cosa è sfumata. Sono passate due stagioni dalla retrocessione, di tempo ce n’è stato per rendersi conto che le cose nei Catania point non stavano andando più bene. Ma adesso c’è un elemento da sottolineare: stanno mandando a casa anche il contabile. Se licenzi una figura come quella, significa che si è ridotta complessivamente la tua attività. Ed è questo quello che dovrebbe preoccupare». Ben più che la questione penale, rispetto alla quale difficilmente i licenziamenti potrebbero trasformarsi un’aggravante per la posizione, già complessa, di Pulvirenti. 

Luisa Santangelo

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