La ‘mazziata’ del Commissario per lo Stato sulla finanziaria regionale è stata potente. La classe politica siciliana, in queste ore, è frastornata. Una botta così, non se l’aspettava nessuno: 80 norme ko, una strage. I politici ‘politicanti’ siciliani, non sanno che fare. Per non sbagliare, intanto, si accusano reciprocamente. Ovviamente, al di là del teatrino, tutti sanno che la notte del 17 aprile, quando hanno approvato la manovra, erano tutti d’accordo: maggioranza e opposizione, governo e deputati. Ed ora, cercano disperatamente un modo per evitare lo scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana : entro il 30 aprile bisogna mettere le toppe altrimenti, come diceva Roberto Benigni in Johnny Stecchino, “kaput” a tutti i 90 califfi di Sala d’Ercole e alla giunta.
Diciamolo apertamente, non sarebbe una grave perdita. Davvero pochi i deputati di cui si sentirebbe la mancanza. Ma in questa nostra rubrica, vogliamo affrontare un’altro tema e non il ‘dolore’ che proverremmo per l’addio dell’attuale classe politica. Il tema non è di secondaria importanza ed è questo: cosa averebbe detto l’Alta Corte per la Sicilia dell’impugnativa del Commissario dello Stato?
Come si ricorderà, lobiettivo della sua istituzione, disciplinata dall articolo 24 dello Statuto siciliano, era quello di creare un organo di costituzionalità per tutte le norme da applicare in Sicilia, qualunque fosse la fonte. Dei suoi 10 anni di attività, dal 1947 al 1957, si ricorda una celebre sentenza, quella del luglio 1949, con la quale si impedì che il Parlamento italiano modificasse con legge ordinaria lo Statuto siciliano. Poi la botta, nel 1957 (come spiega bene il professor Massimo Costa in questo articolo) quando lo Stato italiano decide lassorbimento delle sue funzioni da parte della Corte costituzionale. L’Alta Corte per la Sicilia, cone amava dire Giuseppe Alessi “venne sepolta viva”. E così sia, siamo ai giorni nostri.
E, ai giorni nostri, questa istituzione voluta dai Padri dell’Autonomia per tutelare i diritti dei siciliani, cosa averebbe detto o fatto dinnanzi ad una impugnativa Statale? Magari avrebbe detto che lo Stato italiano ha fatto bene, perché la manovra economica del governo Lombardo e dell’Ars, è impresentabile. Magari avrebbe condiviso solo alcune critiche. O non le avrebbe condivise per niente. O avrebbe avuto da ridire su entrambe le posizioni. Il punto è che non lo sappiamo. Manca una voce importante per avere un quadro completo ed obiettivo della situazione, manca la voce dell’organo costituzionale nato (e congelato), non per parlare a nome di un tale governo e di tale deputato,ma per difendere i diritti del popolo siciliano. In questi giorni convulsi succede, però, che i politici ‘politicanti’ siciliani, invece di interrogarsi sul futuro dell’Autonoma siciliana, sembrerebbero in tutt’altre faccende affaccendati, magari ad optare per la ‘scorciatoia’ di un commissariamento statale delle istituzioni siciliani. La qual cosa suonerebbe come una forte umiliazione per la Sicilia, l’ennesima.
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