Braccianti agricoli, l’Inps blocca i contributi Hanno lavorato per ditta indagata da procura

Braccianti agricoli paternesi sul sentiero di guerra. Sotto la direzione di Maurizio Grosso, segretario generale del Movimento braccianti e forestali/Sifus, hanno inscenato un sit-in di protesta davanti alla sede Inps di viale Libertà a Catania. Un’ottantina di manifestanti, tenuti sotto osservazione dalle forze di polizia che hanno presidiato la zona per l’intera mattinata, che hanno lavorato nel 2014 per una azienda di Paternò che sarebbe finita sotto inchiesta per presunte anomalie relative al numero dei braccianti assunti. Chi ha protestato, ieri mattina, teme che l’Inps possa procedere alla cancellazione delle giornate lavorative dagli elenchi anagrafici. Di conseguenza potrebbero non essere riconosciuti i contributi previdenziali e l’indennità disoccupazione agricola. 

«Non possiamo rischiare, io ho lavorato regolarmente – precisa Nino, uno dei braccianti, che grida tutta la sua amarezza – Non è possibile che mi vengano cancellate le giornate lavorative. Voglio che sia fatta chiarezza. Non è giusto punirci in questo modo. Noi viviamo solo di questo lavoro». Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Grosso, segretario del Movimento: «Se l’azienda agricola in cui questi braccianti hanno lavorato dovesse essere irregolare o avesse commesso degli illeciti è giusto che subisca tutte le sanzioni previste dalla legge. Ma che l’Inps, in questi casi, debba criminalizzare anche i braccianti che hanno lavorato costituisce un fatto gravissimo. Fa comodo basarsi sul meccanismo per il quale se la ditta è fasulla anche il bracciante è falso, ma non è corretto. L’Inps quando cancella un lavoratore lo deve fare sulla base di prove certe e non sulla base del sospetto, come nel caso in questione». 

Nella tarda mattinata una delegazione di manifestanti ha incontrato i vertici della sede Inps di Catania, il direttore Carmelo Sciuto e la responsabile del settore agricoltura: «Ci hanno assicurato che i braccianti non sono stati cancellati – assicura Grosso – ma sono stati bloccati in autotutela dalla direzione regionale dell’istituto di previdenza, su specifica richiesta della procura di Catania, che sta indagando su questa ditta. L’unica strada per accertare realmente la verità è quella di fare, come la nostra organizzazione sindacale denuncia da decenni, le ispezioni in corso d’opera. Quando l’azienda assume i braccianti, l’Inps conosce il luogo, il nome del lavoratore e per quanti giorni lavorerà con la ditta». Sono apparsi più sereni i lavoratori al termine dell’incontro. «Sono parzialmente sollevato – dichiara Salvo, uno dei manifestanti – almeno le nostre giornate non sono state cancellate ma saranno riconosciute più avanti. Quello attuato dall’Inps, comunque, non è il modo giusto di procedere».

Salvatore Caruso

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