Avrebbero violato con sistematicità il codice degli appalti, in materia di acquisizione e forniture da parte di enti e società pubbliche. È questa l’accusa rivolta dalla Procura di Messina ha rivolto a cinque persone, alcune delle quali dirigenti di Messinambiente, la società che gestisce la raccolta dei rifiuti nel capoluogo peloritano e a Taormina. Coinvolti nell’inchiesta anche alcuni imprenditori.
A finire ai domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico sono stati il liquidatore dimissionario della società, Armando Di Maria, il funzionario Antonino Inferrera, il broker assicurativo Antonino Buttino e gli imprenditori Francesco Gentiluomo e Marcello De Vincenzo. Le indagini, iniziate due anni fa e coordinate dal sostituto procuratore Stefania La Rosa e dall’aggiunto Sebastiano Ardita, hanno portato alla scoperta di un sistema basato sulla violazione sistematica delle norme riguardanti il codice degli appalti.
Aggiornamento 21 ottobre 2020
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