Borse di studio: la parola a chi le ha vinte pt.2

Com’era strutturato il corso di lingua che hai seguito?

 

Ilaria: Il corso prevedeva 4 ore di lezione al giorno, dal lunedì al venerdì presso l’Università di Greenwich.

Erika: Il corso si teneva tutte le mattine dalle 9 alle 12 e di pomeriggio dalle dalle 14 alle 15.30. Di pomeriggio potevamo scegliere le attività che volevamo approfondire di più in modo tale da potenziarci in grammatica o nella esposizione orale o nella conoscenza della civiltà francese e seguivamo il corso previsto per quell’ambito in classi con studenti e studentesse di provenienza diversa.

Maria Concetta: il “Curso de Lengua y Cultura Espanola”, organizzato dall’Universidad Carlos III de Madrid mirava al consolidamento di competenze grammaticali, ortografiche e culturali pregresse. A seguito di un test d’ingresso, che constava di una parte scritta ed una orale, noi partecipanti siamo stati smistati in due gruppi, di livello intermedio l’uno avanzato l’altro. Le lezioni si svolgevano ogni mattina dal lunedì al venerdì (ore 9.00/14.00).

Viviana: Le lezioni si tenevano di mattina dalle 9.00 alle 13.00 presso la Johannes Gutenberg Univerisitaet a Mainz, nel Rheinland-Pfalz:le prime 2 ore erano indirizzate ai lavori di gruppo,le altre 2 a esercizi di grammatica,di ascolto e conversazione con i compagni di classe. Il pomeriggio invece si tenevano dei seminari di indirizzo linguistico o economico,dalle ore 14,30 alle 17,00.

 

Gli orari del corso erano flessibili da poter conoscere la città in prima persona?

 

Ilaria: Assolutamente sì. Abbiamo avuto tutti i pomeriggi e i fine settimana per visitare Londra.

Erika: Vichy, la città in cui abitavamo, era un piccolo centro che in 21 giorni abbiamo avuto modo di conoscere pienamente

Maria Concetta: Assolutamente si, anzi, capitava spesso che fossero gli stessi insegnanti a suggerirci, nel corso della lezione o su nostra richiesta, gli itinerari migliori per il pomeriggio o la sera. Approfittavamo dei weekend liberi per…ritemprare le forze e visitare i suggestivi paesini dell’hinterland madrileno.

Viviana: Si,gli orari del corso erano abbastanza flessibili,anche perché i seminari non si svolgevano ogni pomeriggio.

Pensi che il corso sia stato utile ai fini didattici?

 

Ilaria: Sì, anche se probabilmente sarebbe stato più produttivo se le classi fossero state di nazionalità mista.

Erika: Senza dubbio sì.

Maria Concetta: Sicuramente. I nostri tre insegnanti Rafa Juana e Josè, che ricordo con moto affetto, si sono sempre dimostrati aperti alle nostre esigenze; ci veniva a volte permesso di proporre o scegliere un argomento di cultura da approfondire.

Viviana: Si,il corso è stato molto utile in quanto abbiamo approfondito alcune regole di grammatica e anche perché abbiamo migliorato le nostre qualità linguistiche.

Qual è il ricordo più significativo che hai di quell’esperienza e come la giudichi in definitiva?

 

Ilaria: Il mio ricordo più bello è la gita a Cambridge.

Erika: E’stata un’esperienza molto positiva, un full immersion che ha permesso di praticare la lingua anche al di fuori dell’ambiente univesatario. Ciò grazie alle serate organizzate al Cavilam, la sede presso la quale studiavamo e dove ogni settimana venivano organizzate feste per gli studenti, al fine di una fruizione linguistica e culturale sempre più proficua e di uno scambio interculturale con ragazzi e ragazze provenienti da altri paesi

Maria Concetta: E’ difficile sceglierne uno ma, da buona “Donchisciottofila” quale sono porto nel cuore la visita fatta ad Alcalà de Henares, paese natio di Miguel de Cervantes. E poi…suoni, luci, volti che fanno della Spagna la “Camisa limpia de mi esperanza” di cui parlava Blas de Otero.

Viviana: Sono davvero contenta di questa esperienza:ho fatto amicizia con tanti ragazzi con i quali ancora oggi mantengo contatti,ed è questo il più bel ricordo.

 

Questa esperienza può essere considerata una vera e propria palestra di vita. Pensi che il tuo percorso professionale e la tua preparazione universitaria sarebbero diverse se non ne avessi usufruito?Quanto ha influito nel tuo percorso di vita e professionale in genere?

 

Ilaria: Indubbiamente un’esperienza utile, specialmente per chi in futuro spera di completare gli studi o di lavorare all’estero: un “assaggio” di vita all’estero per mettersi alla prova e  procurarsi i primi contatti. 

Erika: Senza dubbio un’esperienza all’estero apre gli orizzonti sotto diversi ambiti. Non implica solo un accrescimento del proprio background culturale ma un contatto diretto con stili di vita, abitudini e peculiarità culturali che non potrebbero essere constatati e apprezzati se non in prima persona e nel luogo in sé.

Maria Concetta: Credo che la definizione “palestra di vita” sia la più adeguata, almeno nel mio caso. Ho imparato che per quanto la convivenza con gli altri possa essere un sentiero tortuoso e non privo di difficoltà, si deve far tesoro delle esperienze tanto positive quanto negative. Per quanto scontato possa apparire ho portato con me un bagaglio di crescita intellettuale ed umana che mi ha certamente reso una persona migliore, più orientata alla concretezza di quanto non lo fossi stata prima.

Viviana: Sicuramente è stata, come dicevo prima, un’esperienza formativa, mi sono sentita più indipendente,e per questo spero di avere la possibilità di farne tante altre ancora: è un’esperienza che deve essere fatta per uno studente della facoltà di lingue.

Le borse di studio per quest’anno non ci saranno. Cosa ne pensi?

 

Ilaria: E’ un vero peccato che questa possibilità non ci sia più.

Erika: Penso sia il fallimento più grande per un’università di lingue il fatto di non poter dare la possibilità ad alunni meritevoli di approfondire le proprie competenze linguistiche in maniera più pratica e diretta

Maria Concetta: Il pensiero che si sia persa o si stia perdendo un’opportunità formativa, da tutti ritenuta “il fiore all’occhiello” della nostra facoltà, mi indigna da studentessa che rivendica il diritto a ricevere una formazione sul campo e mi intristisce sul piano personale.

Mai come oggi ho pensato che la lingua non si apprenda solo sui libri, ma sia testimonianza e Patrimonio della comunità che la sceglie. Per questo credo sia profondamente vero quel vecchio proverbio che dice “Quante lingue parli, tante persone sei.

Viviana: E’ un peccato che questo anno noi studenti di lingue non possiamo usufruire delle borse di studio,in quanto credo siano un fondamentale incentivo per la successiva realizzazione

dei corsi specialistici all’estero.

Redazione Iblalab

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