«Il tempo sta per scadere e temiamo che questa possa essere l’anticamera del licenziamento. Il governo nazionale convochi urgentemente un tavolo con tutti i soggetti che hanno responsabilità per trovare una soluzione. I lavoratori hanno già pagato per l’uscita di Fiat e non possiamo tollerare anche la beffa di un addio al progetto industriale». Non nasconde le sue preoccupazioni il segretario generale Fiom Cgil Sicilia Roberto Mastrosimone sul futuro del progetto di riconversione di Termini Imerese che, a 8 anni dall’addio dell’azienda automobilistica del Lingotto, oggi Fca, non sembra mai essere veramente decollato. Col nuovo anno, infatti, agli interrogativi, sempre gli stessi, non sono arrivate risposte e la tensione, tra i quasi mille lavoratori – 700 ex operai Fiat, a cui si aggiungono i 300 dell’indotto – è salita alle stelle con una protesta sfociata oggi davanti ai cancelli della fabbrica nel Palermitano. Il sit-in è scattato alle 9, con due ore di sciopero, perché l’azienda da mesi non dà risposte alle richieste sindacali sui ritardi nel pagamento dello stipendio di dicembre e sullo sblocco di welfare aziendale, Cometa e Metàsalute.
«I lavoratori hanno scioperato due ore perché la situazione sta diventando insostenibile», spiega Mastronimone a partire dal controverso progetto industriale che continua ad avere «grosse falle». La preoccupazione degli operai è quella di una «eventuale deflagrazione, con il rischio che venga messo in discussione il futuro dello stabilimento». Poi c’è il tema delle spettanze: «Ancora non abbiamo notizie del pagamento degli stipendi che doveva avvenire il 15 gennaio per i 130 lavoratori rientrati in fabbrica, e si attendono ancora le quote nel fondo Cometa – il trattamento di fine rapporto che viene trasferito sul fondo complementare – e alla sanità integrativa, Metàsalute, anche quella prevista dal contratto è bloccata da diversi mesi perché l’azienda non paga le rate». E ancora, ci sarebbe persino «una mensilità mai ricevuta, quella del maggio 2017 che più volte abbiamo richiesto». Elementi che se sommati al quadro di incertezza generale, dopo una serie di estenuanti incontro al Mise, hanno reso il clima via via incandescente. A rendere il quadro ancora più incerto, anche la convocazione oggi dell’azienda, subentrata a Fiat il 31 dicembre 2014, ministero per discutere di altri stabilimenti, ma non di quello siciliano.
Secondo alcune indiscrezioni, infatti, alcune aziende del gruppo Blutec che operano nell’indotto Fca – la divisione Metallic che produce lamierati per il furgone Ducato – potrebbero essere sul punto di essere cedute a un altro grande colosso dell’indotto dell’automotive, il gruppo Magnetto. Cessioni che riguarderebbero, però, la parte consistente dell’attività di Blutec: «Se questo voci saranno confermate – prosegue Mastrosimone – vorremmo capire cosa accadrà ai lavoratori che invece rimangono a Termini. Perché ad oggi non ci sono altre grandi commesse, e su questi temi vorremmo che si facesse chiarezza. Se Blutec non è in grado di andare avanti, chiediamo con forza al governo nazionale e a quello regionale di convocarci e di riaprire un tavolo anche con l’ex azienda del Lingotto, che per noi è la vera responsabile di questo disastro. Se Blutec non è in grado di continuare, si cambi, ma con Fca il governo regionale e nazionale devono trovare una soluzione perché a oggi – conclude – ci sono mille lavoratori che attendono una soluzione industriale da troppi anni».
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