Balouo Salo, in Senegal un ponte per la vita Il progetto di un giovane studente catanese

Un sogno, quello di costruire un ponte-diga nella regione del Casamance, in Senegal. È il pensiero fisso di Raoul Vecchio, studente 29enne di Ingegneria edile-Architettura dell’università di Catania. «Alimento da almeno dieci anni il desiderio di fare un progetto umanitario – racconta – Mi sono informato e ho visto tra i principi della cooperazione europea alcuni che non mi piacevano, come il fatto che i volontari sono pagati». La sua ricerca lo porta a incontrare un ragazzo originario della regione senegalese, Jali Diabate, che gli parla dei problemi della sua zona natia. Uno, su tutti: la salinizzazione. A causa della desertificazione e della particolare conformazione del fiume che dà il nome alla regione, l’acqua dell’oceano Atlantico ha progressivamente risalito il corso, bruciando i territori destinati all’agricoltura e contaminando i pozzi di acqua. Da qui l’idea di realizzare un ponte-diga che risolva numerosi problemi, ribattezzato da un anziano di un villaggio Balouo Salo, letteralmente «un ponte per la vita».

«Abbiamo alcuni principi fondamentali che vogliamo rispettare, comuni ad altre associazioni, tra i quali l’identità territoriale. A volte si realizzano grandi progetti, portati avanti con grandi risorse economiche, ma la popolazione e il territorio non si legano con quello che viene percepito come un regalo». Una condizione che porta i cittadini beneficiari a «non curarsene o non sapere come intervenire». Per questo motivo è essenziale «integrare le persone nella costruzione, far capire loro come gestirla e insegnare la tecnica per rifare altrove progetti simili». In poche parole «consapevolezza, identità, riproducibilità», riassume Vecchio.

Poco dopo aver buttato su carta l’idea, lo studente e il suo amico partono per un sopralluogo nel Casamance. «Abbiamo fatto un viaggio di circa tre mesi per conoscere le amministrazioni locali e la popolazione», accolti dagli abitanti che cantavano «tutti noi vogliamo l’acqua dolce». Una visita tecnica – «abbiamo individuato delle cave dalle quali prendere il materiale di costruzione e visto il luogo dove dovremo operare» – ma anche necessaria per capire e far comprendere la portata del progetto. La svolta avviene dopo l’incontro con gli anziani dei circa quaranta villaggi beneficiari del ponte-diga. «Mi hanno spiegato quali sono i problemi dovuti al sale: sanitari, alimentari e di lavoro». Grazie a Balouo Salo i «beneficiari diretti sono 40mila, quelli indiretti 80mila». Un’idea così rivoluzionaria da garantire – a titolo gratuito, grazie all’impatto sulle vite di una popolazione così vasta – l’impiego in cantiere di circa mille persone.

«La cosa più forte è stato il contributo emotivo dato dalle donne, sono loro le prime beneficiare – precisa – Coltivano e si occupano anche della cura e della formazione dei bambini. Loro compito è anche recuperare gli alimenti, facendo molti chilometri al giorno». La diga – lunga 800 metri e alta circa cinque metri – in poco tempo permetterà la coltivazione di diecimila ettari di terreno e la desalinizzazione dei pozzi, mettendo anche in collegamento diretto 250 villaggi, avvicinando ospedali e scuole. Forte l’impatto anche sulla deforestazione (riutilizzando le vecchie aree agricole non ci sarà bisogno di cercarne sempre di nuove, non contaminate) e sull’aumento dei pascoli.

Raoul Vecchio nella sua impresa si sta affidando a «diversi docenti e professionisti catanesi che mi stanno consigliando su come ottimizzare l’opera. Anche se – puntualizza – ammettono il limite di non conoscere il materiale di costruzione. Per questo fondamentale è la conoscenza locale». Durante il soggiorno in Senegal «abbiamo studiato diversi progetti realizzati nel Casamance». L’investimento economico necessario non sembra insormontabile, ma per una piccola onlus è di portata ambiziosa. «Servono 80mila euro». Immediata è stata la corsa a progetti europei, «ma per partecipare bisogna essere organizzazioni non governative». Al momento, quindi, il reperimento dei fondi si basa su contributi aziendali, raccolte fondi, donazioni online o piccoli eventi, il prossimo dei quali si terrà oggi ad Acicastello. «Abbiamo avuto più successo con gli eventi. Parlando direttamente con le persone si può coinvolgere di più e trasmettere l’impatto che avrebbe il progetto».

Il piano procede a tappe stabilite, «ma la strada è ancora lunga», lamenta il giovane. «A settembre il progetto tecnico sarà finito e a novembre torneremo in Senegal per farlo approvare dalle amministrazioni locali. Poi inizieremo la formazione per il lavoro in cantiere». Il pensiero dello studente, però, è sempre teso a realizzare quanto prima Balouo Salo. «Ho fretta: ogni mattina ci penso – confessa – Ogni stagione il problema aumenta, il sale aumenta. E so che ogni giorno che passa per la popolazione è un problema».

[Foto di Balouo Salo su Facebook]

Carmen Valisano

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