Ballarò, un gambiano aggredito da una baby gang  Incisivi rotti. «Perché i bianchi ce l’hanno con me?»

«Perché i bianchi ce l’hanno con me?». È difficile rispondere alla domanda che da due giorni pone Abas (il nome è di fantasia, ndr), un ragazzo proveniente dal Gambia che domenica scorsa è stato aggredito da una baby gang palermitana. L’episodio è stato riferito da Abas a Maurizio Li Muli, responsabile della comunità dove vive insieme ad altri 12 minori stranieri non accompagnati nel cuore di Ballarò. Intorno alle 19 il giovane si trovava in via Maqueda, nella parte bassa che conduce alla stazione centrale, in un punto dove è possibile usufruire del wi-fi libero. E qui è stato avvicinato da un gruppo di giovani palermitani. Che all’improvviso, e «senza alcun motivo», gli hanno sferrato alcuni pugni in faccia per poi scappare rapidamente.

«Pum pum pum» dice ancora impaurito Abas, rendendo con una semplice parola onomatopeica la violenza dell’episodio. «La conseguenza del gesto vede due incisivi rotti e alcuni punti dello zigomo fracassati – racconta Li Muli – Ora siamo in ospedale, perché da due giorni lamenta dolori alla mandibola, non riesce ad aprirla». La paura e la sfiducia sono così forte in Abas che finora non ha voluto denunciare i suoi aggressori. La polizia in ogni caso ha già tutti i dati a disposizione, tra cui il referto medico, e sta verificando se ci sono telecamere nella zona che possano aiutare a trovare gli aggressori. «Io sono tranquillo, non ho fatto niente, ma ora ho paura dei bianchi» continua a dire Abas.

Il ragazzo è originario del Gambia e vive da due anni in Italia. «Soffre di sindrome post traumatica – dice Muli – e ha già i suoi problemi con la giustizia. È seguito dall’Asp 6 del servizio di Psicologia, ha subito violenze nei lager libici per cui quando vede una divisa ha paura e ha crisi di ansia molto forti. Attualmente si trova in comunità, gli è stata riconosciuta la protezione internazionale ma per via del decreto Sicurezza è come se fosse un clandestino: gli è scaduto il permesso di soggiorno, visto che quando è fuggito dal Gambia non ha portato con sé documenti e quindi gli manca il necessario passaporto. Nonostante il tribunale dei minori lo abbia riconosciuto, tanto da affidarlo alla nostra comunità, la questura di Palermo non rilascia il rinnovo». 

Un caso come tanti, quello di Abas, che già di per sé grave viene ulteriormente appesantito dall’episodio di due giorni fa. E non solo: la cooperativa sociale Rinascita, che gestisce la comunità dove vive Abas, è da tempo in forte difficoltà. «Da un anno non riceviamo finanziamenti da parte del Comune, per cui i dipendenti della cooperativa vivono in deficit e vanno avanti con i soldi dei soci, che però non bastano più – spiega Li Muli – Abbiamo grossissimi problemi a portare avanti anche il minimo indispensabile, cioè vitto e alloggio». 

Andrea Turco

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