Vucciria, 24enne straniero aggredito in piena notte «Atti barbarici e vergognosi che rovinano la città»

Dalle risate con gli amici alle botte è stato un attimo, per il giovane 24enne Karim, studente di Scienze politiche e relazioni internazionali all’Università di Palermo. Due notti fa, infatti, una normale serata trascorsa in compagnia di qualche amico si è trasformata, in chiusura, in un incubo che si è trascinato fino alla mattina successiva. Il giovane si è avviato da solo verso piazza Garraffello. Sono circa le due di notte, i locali della Vucciria sono ormai tutti chiusi, in giro non c’è nessuno. Sembra un normale e freddo martedì di dicembre, quando all’improvviso quattro ragazzi italiano lo avrebbero accerchiato, cercando di vendergli della droga e poi, dopo il suo ripetuto diniego, aggredendolo brutalmente. A denunciare pubblicamente l’episodio è un suo fraterno amico, il 21enne Yacoub, cacciato pochi mesi da un bar di fronte al teatro Massimo perché qualcuno aveva pensato che fosse un mendicante, invece voleva comprare un caffè. «Eravamo usciti insieme quella sera, solo che io sono dovuto andare via prima perché la mattina dopo avrei avuto la sveglia presto per l’università», racconta a MeridioNews.

«Questi ragazzi dopo aver provato ad attaccare bottone hanno iniziato a malmenarlo – riferisce l’amico -. Gli hanno dato un colpo in testa, facendolo cadere a terra, lo hanno calpestato a sangue. Mi ha raccontato che erano in quattro e che gli hanno anche rubato il cellulare e tutti i documenti». Stordito e dolorante Karim si rimette in piedi non appena i quattro si dileguano con le sue cose in tasca. Poco distante c’è una pattuglia della polizia, che lui riesce a raggiungere. Ma che, a sentire il racconto riportato all’amico, non avrebbe potuto fare granché. «Ormai era tutto avvenuto, hanno detto che non potevano fare molto», racconta Yacoub. L’amico, tuttavia, non si scoraggia e decide di andare nel commissariato più vicino per denunciare quello che gli era appena successo. E dopo, finalmente, va in ospedale. La sua serata da incubo finisce alle dieci del mattino dopo, quando può tornare a casa.

È lì che lo ritrova Yacoub, provato da quella notte di violenza. «L’ho trovato che stava male, zoppicava, non sta proprio bene, ma si sta riprendendo tutto sommato – dice -. Gli era già capitato di ricevere degli insulti, delle frasi magari pesanti, ma non si era mai andati così oltre, nessuno era mai arrivato alle mani e ad aggressioni fisiche di questo tipo». Un episodio che entrambi sperano possa rimanere isolato, anche perché loro a Palermo ci hanno sempre vissuto benissimo. «A me piace molto questa città, tutto mi trasmette bellezza. Peccato che ci siano alcuni soggetti che vivono qui che Palermo la stanno rovinando, con atti barbarici e vergognosi come quello dell’altra notte». Con un italiano impeccabile e una dolcezza e una delicatezza che spiazzano, Yacoub bacchetta tutti quei palermitani che danno molte cose per scontate. «Gente con poca cultura per capire il valore e la bellezza di quello che ha attorno. Da una parte sono ignari di quello che hanno, dall’altra hanno paura di tutto ciò che è nuovo, diverso, magari anche più bello – continua il 21enne -. Insomma, spero che la mentalità migliori».

Anche se il dibattito sul cosiddetto decreto sicurezza firmato Matteo Salvini non sembra promettere bene. «Lui parla di sicurezza, ma sta solo creando il contrario, insicurezza e odio. Che influenzano i più deboli, sta creando una guerra tra poveri, una criminalità vera e propria, sta creando fantasmi», avverte alla fine Yacoub. «Sarà durato tutto non più di qualche minuto, non c’è stato alcun dialogo con i miei aggressori, quindi non so se il movente che li ha spinti sia stato davvero il razzismo – precisa infine lo stesso Karim -, alla fine un’aggressione di per sé rimane un fatto grave, a prescindere da cosa li abbia spinti. Che in questo caso credo fosse più l’obiettivo di derubarmi, a prescindere dal colore della mia pelle. La gravità sta nel caso in sé, sono quasi sicuro che l’abbiano fatto per rubare e che potesse accadere a chiunque altro. Quello che mi delude di più è stato il mancato aiuto dei primi poliziotti a cui ho chiesto aiuto, dicendo che ero stato picchiato e derubato, che non hanno fatto altro che chiedermi “conosci chi è stato?” e che poi mi hanno liquidato dicendo che non sapendo chi era stato non potevano fare nulla. Mentre a me sanguinava la testa. Ho insistito, ma non ho ottenuto nulla. E questo dettaglio mi delude forse anche più dell’aggressione subita». 

Silvia Buffa

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