Avvocata cinica – Asserire

In queste umide giornate di luglio, la voglia di rimettere pienamente in funzione le sinapsi si scontra inesorabilmente con l’esigenza di ombrellone, crema solare e tormentoni estivi. Nulla osta al volere spegnere il cervello per un breve frangente e, tuttavia, la nutrita comunità intellettualoide che occupa spazio nelle nostre città appare teleologicamente orientata a un ostentato disprezzo nei confronti del felice qualunquismo di massa, stonando con il leitmotiv del contingente momento storico così denso di paure e pedissequa voglia di evadere verso una liquida leggerezza. 

All’uopo, la presente rassegna di sano cinismo giuridico accorre in aiuto di tutti coloro i quali vogliano disdegnare i cliché di lettura del consociato medio per mera spocchia autoreferenziale, non per questo rinunciando al desiderio di farsa basilare che verrà esaudito come le richieste degli spettatori celesti il 10 agosto. Del resto, una sana risata salva il mondo o, come Dante soleva ripetere, move il sole e l’altre stelle. Con sollazzo e gaudio, quindi, si introduce l’odierna rubrica di avvocato cinico che, al netto di eufemismi e brillantina di categoria, cercherà di passare in rassegna, esclusivamente in ordine alfabetico, una serie definita di termini della lingua italiana insindacabilmente individuati dalla volontà dell’autore e che concederanno al lettore quella soventemente agognata parentesi di fuffa e nulla cosmico, contenuto e superficialità, per evitare di annegare in questo mare di gioie e dolori senza lasciare traccia di spessore. 

Quest’oggi, per rendere onore ai giovani padri greci del nostro alfabeto del 750 D.C., si inizierà con la lettera A, sviscerando fino agli abissi più profondi dell’umana conoscenza la seguente parola: asserire. Dal latino: asserere, con pungente profumo di plagio del più noto brano estivo Asereje delle Las Ketchup, la parola di quest’oggi significa dichiarare con convinzione e appare la migliore possibile per puntare i piedi e dichiarare un’identità di pensiero. Infatti, l’idea che traspare dal verbo asserire non è soltanto quella di ritenere, pensare o immaginare qualcosa che può essere vera così come una bufala colossale. Si asserisce con forza e risolutezza tutto ciò che può ritenersi inconfutabile senza dimostrazione alcuna, come quando si asserisce di esser dimagriti senza aver sofferto alcuna rinuncia o si asserisce che il gelato Solero sia soltanto il film di seconda visione del Colossal Magnum. 

Ancora, in giuridichese, quando un teste asserisce di aver assisto a un sinistro mortale sulla Catania-Gela alle 9 del mattino di lunedì, nulla osta sino a querela di falso, salvo che il suo badge riporti una timbratura di inizio lavoro alle 7.30 all’Ufficio Anagrafe di un Comune a 300 chilometri dal luogo di cui sopra. Parliamo infine del concatenamento di significati della medesima parola con idioma diversificato: italiano – asserire, latino – asserere, spagnolo – assereje?!? Il superbo climax non appare casuale. Dall’affermazione convinta si passa alla nostalgia storica per giungere a un lieto fine degno di nota: un travolgente ritornello estivo quasi vintage che inebria di ritmo gli intervenuti, appannando il dato empirico della mancanza assoluta di qualsivoglia significato della parola finale, titolo del brano. 

Per concludere: dopo gli innumerevoli spunti di riflessione, i tempi sono maturi affinché il pubblico intervenga da protagonista per instaurare un contraddittorio degno del termine. Si getta l’amo: è mai accaduto che a una riunione condominiale l’amministratore asserisse la mancanza di un regolamento condiviso? E ancora, esiste davvero qualcuno che nel 2021 asserisca di dover attendere un lustro per ottenere la fine congiunta di un matrimonio? Ultimo rilancio: quante aziende sconosciute tempestano la vostra posta elettronica invadendo la vostra riservatezza asserendo di aver legittimamente acquisito il vostro consenso? 

Vi vogliamo assertivi. E con la salute.

Eleonora Savoca

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