Autista Amt interrompe una corsa a metà «Abbandonati di notte in mezzo alla strada»

Sabato 14 luglio, intorno alle 23.30, un autista della linea 536 degli autobus dell’Azienda metropolitana trasporti di Catania – la tratta che collega piazza Borsellino al quartiere di Canalicchio – ha bloccato il mezzo alla fermata del tondo Gioeni e ha invitato i passeggeri a scendere. «Ha detto a tutti i presenti che la strada era interrotta e che lui non poteva procedere», racconta  Salvatore Vacante, 23 anni, che dell’episodio è stato indiretto testimone. Perché su quel bus – abbandonati a tarda sera – c’erano, tra gli altri, anche sua sorella diciottenne e suo cugino minorenne.

«Come spesso capita il sabato – dice Vacante – mia sorella era uscita con gli amici ed era andata in centro». Niente di strano, un’abitudine consolidata. «Una mezz’oretta prima di mezzanotte mi ha chiamato per dirmi che era salita sull’autobus e che stava tornando a casa», continua il ragazzo. Per questo, quando dieci minuti dopo ha ricevuto una seconda telefonata da parte della sorella, è rimasto interdetto: «Era appena stata fatta scendere dall’autoveicolo e stava discutendo con l’autista». Prima la scusa della strada interrotta, poi, per rispondere alle proteste, un’altra spiegazione: «C’era da fare l’ultima corsa, quella di mezzanotte, e lui aveva bisogno di interrompere il giro a metà per tornare al capolinea». «Ho detto a mia sorella di non farlo ripartire, di minacciare di chiamare i carabinieri per denunciare l’interruzione del servizio pubblico – si accalora Salvatore Vacante – Non è che uno prende e decide di lasciare la gente in mezzo alla strada».

Secondo il racconto del giovane, l’autista infastidito ha deciso di concludere la corsa. Arrivato alla fermata di Canalicchio, ha trovato ad attenderlo proprio Vacante: «Volevo sapere che cos’era successo, ho bussato sulla porta finché non ha aperto e non ha accettato di parlare con me». Ma dal dipendente Amt «non arrivavano risposte, che non fossero quelle relative al bisogno di rispettare gli orari». Anche interrompendo in anticipo una tratta. «A un certo punto, lui ha chiuso lo sportello e se n’è andato, arrabbiato».

Tornato a casa, «ho scritto una lunga email all’azienda, raccontando quello che è successo». «Mia sorella, che per un lungo periodo è stata abbonata Amt come studente, sempre col biglietto pagato e timbrato, si è vista negare un servizio senza una seria motivazione», ha scritto. E ha concluso augurandosi una «presa di coscienza» da parte dell’azienda. L’Amt gli ha risposto stamattina. «Con un testo standard: si sono scusati per il disagio e mi hanno promesso che prenderanno provvedimenti». «Per quanto possibile lo faremo – annuncia Valeria Abramo, dell’ufficio relazioni con il pubblico della società partecipata comunale – Ho girato la segnalazione dell’utente alla dirigenza, tenteremo di capire cos’è successo». Ma non è detto che sia facile: «Abbiamo bisogno del numero di matricola della vettura, altrimenti ci riesce difficile capire chi era l’autista in servizio in quel momento». Nel caso riuscissero a risalire all’identità del dipendente, «chiederemo la sua versione, la valuteremo, decideremo se c’è stato un comportamento da sanzionare e, se sì, come». Un percorso aziendale, tutto interno, che l’utenza può accelerare con segnalazioni dettagliate: «Il numero della vettura, per esempio – spiega – si trova di solito in alto, sulla carrozzeria, ed è molto evidente». «Segnalazioni di disservizi ce ne arrivano tante – conclude – per fortuna sono una routine». Intende che è un bene che i cittadini scrivano, ma il risultato è amaramente buffo.

[Foto di giokai421]

Luisa Santangelo

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