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Biennale di Venezia ospiterà il relitto del barcone del naufragio del 18 aprile del 2015. Il simbolo di quella che è passata alla storia come la più grande strage di essere umani del Mediterraneo da circa tre anni ha trovato posto nel pontile della base Nato di Augusta. Per quell’affondamento morirono circa 800 persone. Le operazioni di recupero si sono svolte a a cento chilometri dalla Libia, a una profondità di 370 metri. Adesso, il peschereccio blu (lungo 25 metri e largo sette), verrà messo in mostra in occasione della 58esima edizione dell’esposizione internazionale d’arte dal titolo May you live in interesting times, a cura di Ralph Rugoff, in programma dall’8 maggio al 24 novembre.
Lo scorso aprile il ministero della Difesa ha deciso di cedere il relitto al Comune megarese per realizzare il progetto collettivo del Giardino della Memoria proposto dal locale Comitato 18 aprile, movimento spontaneo di cittadini nato per ricordare la tragedia. L’amministrazione comunale, guidata dalla sindaca Cettina Di Pietro, ha accolto la richiesta avanzata dall’artista Cristoph Büchel, l’ideatore del progetto Barca nostra, e ha concesso il barcone in comodato d’uso per l’esposizione alla Biennale per un anno.
«L’artista svizzero non è nuovo a queste tematiche – commenta a
MeridioNews la museologa Mercedes Auteri – La sua pratica artistica comprende installazioni e azioni concettuali: occupa spazi preesistenti e, utilizzandoli per scopi diversi da quelli per cui sono stati progettati, ne ridefinisce architettura, significato e storia, sovrapponendoli a quelli originali. Così – continua Auteri – la nave dei migranti annegati arriva nel porto sicuro dell’Arsenale creando un cortocircuito». Il simbolo di una tragedia avvenuta nel 2015 «ma ancora in corso per il suo ripetersi ogni volta che si chiude un porto o non si provvede ai soccorsi in mare, sotto gli occhi dei governi ciechi e sordi». Con mezzi e linguaggi diversi, l’arte diventa testimone della storia. «Come la Zattera della Medusa (il dipinto di Théodore Géricault del 1818) si ispira a un evento di cronaca – aggiunge la museologa – Quella zattera e questa nave, non fanno che aumentare il senso del criminale abbandono del quale la nostra società è colpevole».
A conclusione del ciclo espositivo, il barcone
tornerà ad Augusta. «Il trasferimento del relitto ha richiesto operazioni complesse – sottolineano dal Comitato 18 aprile – imprese tecnicamente sfidanti che hanno richiesto, e ancora richiederanno, coraggio e determinazione e, soprattutto, generosità. Ci auguriamo che tanti, ora e nei mesi a venire, comprenderanno l’importanza del barcone – aggiungono – in ragione di ciò che rappresenta per i migranti, per chi è stato ed è coinvolto nelle operazioni, per il mondo dell’arte, della cultura e della scienza, per i popoli del Mediterraneo, per le parti più sensibili della società, per chi vuole restare umano».
Nel dicembre del 2017, un emendamento alla legge finanziaria aveva previsto 600mila euro per il trasferimento del relitto a Milano, dove sarebbe stato sistemato nel complesso dell’università statale all’interno del Museo dei diritti umani. A livello locale, la proposta presentata dalla deputata del Partito democratico Lia Quartapelle aveva suscitato diverse reazioni critiche. Qualche mese dopo, era stato il sindaco del capoluogo meneghino Giuseppe Sala a fare un passo indietro.
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