È durato circa tre ore l’interrogatorio dell’imprenditore Paolo Arata. Il consulente di Matteo Salvini per le politiche energetiche, accusato di essere un prestanome di Vito Nicastri – il re dell’eolico che avrebbe messo a disposizione di Matteo Messina Denaro le sue competenze nelle rinnovabili – è stato ascoltato dai pubblici ministeri della procura di Roma titolari dell’indagine che lo vede coinvolto.
Arata è accusato di corruzione, insieme al sottosegretario della Lega Armando Siri. Al termine dell’atto istruttorio, che era stato sollecitato dall’avvocato Gaetano Scalise alla luce delle perquisizioni svolte lo scorso 18 aprile, i magistrati hanno deciso di secretare il verbale. «Abbiamo reso dichiarazioni sulla vicenda che chiama in causa il mio assistito – afferma l’avvocato Scalise -che ha fornito la sua versione dei fatti. L’interrogatorio è stato secretato per cui non è possibile riferirne alcun contenuto».
I magistrati accusano Arata, già deputato di Forza Italia nel biennio tra il 1994 e il 1996, e il figlio Francesco di gestire solo formalmente un reticolo di società operanti nel mercato delle energie rinnovabili, ma «di fatto partecipate occultamente da Nicastri, vero regista delle strategie imprenditoriali». Un uomo che lo stesso Arata definisce «la persona più brava dell’eolico in Italia». Ad Arata padre e figlio viene contestata l’aggravante di avere agevolato la mafia.
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