Il 17 ottobre 2005 il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (MIUR) ha emanato un decreto legislativo sulle norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione, ai sensi della legge 28 marzo 2003, n.53.
Ecco il testo dell’art. 25 del decreto (il corsivo è nostro):
Articolo 25
“Al fine di offrire agli studenti l’opportunità di conseguire un livello di apprendimento della lingua inglese analogo a quello della lingua italiana è data facoltà, nella scuola secondaria di primo grado, alle famiglie che ne facciano richiesta, di utilizzare, per l’apprendimento della predetta lingua, anche il monte ore dedicato alla seconda lingua comunitaria. Tale scelta è effettuata al primo anno della scuola secondaria di primo grado e si intende confermata per l’intero corso della scuola secondaria di primo grado ed anche per i percorsi del secondo ciclo di istruzione e formazione. I livelli di apprendimento in uscita dalla scuola secondaria di primo grado e dai percorsi dei licei sono determinati, per gli studenti che
si sono avvalsi della scelta medesima, secondo l’allegato D/bis al presente decreto. (…) Resta ferma la possibilità per gli studenti (…) di avvalersi dell’insegnamento della seconda lingua comunitaria nell’ambito delle attività ed insegnamenti facoltativi.”
Ci limitiamo ad osservare che
* chiunque pensi che con due ore settimanali in più si raggiunga un
livello di conoscenza dell’inglese pari a quello di un nativo (ma CHI l’ha scritto, questo decreto?) ha certamente ben poca dimestichezza con l’insegnamento/apprendimento di una lingua;
* la scelta effettuata dalle famiglie quando la bambina o il bambino ha solo 11 anni lo/la condiziona per tutto il suo percorso scolastico, escludendolo/a dall’apertura culturale che l’apprendimento di una seconda lingua comunitaria potrebbe costituire;
* è molto grave il declassamento dell’eventuale scelta di una seconda
lingua comunitaria a “insegnamento facoltativo”.
L’inglese è una lingua che amiamo e rispettiamo, ma non possiamo permettere che la sua diffusione escluda altre possibilità umane, linguistiche e culturali.
Noi vi invitiamo a mobilitarvi per una impostazione plurilingue e pluriculturale dell’insegnamento linguistico nelle scuole italiane, anche se ci rendiamo conto del fatto che la controparte è impalpabile come un ectoplasma.
Lo stesso Ministero che ha emesso il decreto si proclama infatti, in altre sedi, favorevole alla molteplicità di lingue e culture, e i “funzionari” che dovrebbero essere i responsabili del settore se ne lavano le mani, continuando a ignorare con tenacia il significato della parola “dimissioni”.
Comunque pubblichiamo integralmente due appelli, firmati da istituzioni prestigiose, così, quando vi inviteranno a sacrificare le altre lingue a favore dell’inglese, sarete coscienti di quello che state facendo.
[Fonte: Paola Musarra su http://medea.provincia.venezia.it ].
– Appello delle Associazioni degli insegnanti di lingue straniere
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