Se voleva stupirci con effetti speciali, il Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha centrato il suo obiettivo. Anche oggi, infatti, all’ Ars, dove si sta tenendo ‘il battesimo’ del nuovo Governo, come già aveva fatto ieri in conferenza stampa, il Governatore rilancia sul tema dell’Autonomia: «Ho giurato sulla Costituzione nel momento del mio insediamento, ma ho giurato anche sullo Statuto siciliano che tutti gli assessori sono tenuti a rispettare» ha detto a Sala d’Ercole dinnanzi ai deputati e ai neo assessori seduti al suo fianco (eccezione fatta per il magistrato Vania Contraffato, in attesa del via libera del Csm).
«Lo Statuto siciliano non può essere ridotto solo ad una fase controversa dell’indipendentismo, ma ha ragioni più profonde che non possono essere dimenticate. Va certamente modernizzato, ma l’Autonomia resta un valore per noi» ha aggiunto il Presidente.
Ovvero, non è del tutto vero che le radici dell’autonomia risiedano nel separatismo. Le ragioni dell’Autonomia stanno nel depauperamento ed in esigenze di eguaglianza sempre negate ai siciliani (come all’intero Mezzogiorno), che hanno condotto, a partire dalla prima Costituzione siciliana che risale al 1812, alla richiesta di ordinamenti autonomi.
E che poi, attraverso i Padri Nobili del’Autonomia (da Giuseppe Alessi, Salvatore Aldisio, Gaspare Ambrosini, Antonio Canepa, Attilio Castrogiovanni ad Ettore Cipolla, Pompeo Colajanni,, Enrico La Loggia, Franco Restivo, Girolamo Li Causi, Mario Mineo, Vincenzo Purpura, Luigi Sturzo) si sono tradotte nello Statuto- emanato prima della Costituzione italiana -ovvero in quel rapporto pattizio tra Sicilia e lo Stato, che, nel pieno rispetto delle reciproche sovranità, consacrava la piena autonomia politica legislativa, amministrativa e fiscale della Regione Siciliana.
Patto che, come sappiamo, è stato ampiamente tradito da Roma con la complicità degli ascari siciliani.
Fatta questa breve premessa, non possono passare inosservate le dichiarazioni del Presidente, ripetute oggi nel suo discorso ufficiale, nella sede del Parlamento siciliano. Innanzitutto, perché, come già detto, finora Crocetta non ha fatto nulla per difendere lo Statuto. Grida ancora vendetta l’assurdo accordo con lo Stato sulla rinuncia ai contenziosi.
Che succede? A cosa è dovuta questa ritrovata fede nelle istituzioni e nella storia siciliana? Sarà vera o sono solo parole?
Ieri, abbiamo ipotizzato che la presenza in Giunta di Alessandro Baccei, assessore all’Economia di fede renziana inviato dal Governo nazionale, abbia, in un certo senso, stuzzicato l’orgoglio di Crocetta. Al di là, infatti delle dichiarazioni ufficiali, è chiaro che si tratta di una sorta di commissariamento romano.
Questa è solo una ipotesi. Di cui speriamo di potere parlare con lo stesso Presidente che ha promesso una intervista a Meridionews.
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