È cominciato questa mattina, nell’aula del tribunale di Siracusa, il dibattimento del processo con rito immediato a carico del boss di Pachino Salvatore Giuliano, di suo figlio Gabriele, dei tre fratelli Claudio, Giovanni e Giuseppe Aprile, di Maria Sanguedolce, Antonino Cavarra, del consigliere comunale Salvatore Spataro e di A. G. (nome puntato a seguito di assoluzione in Appello, con sentenza del 2019), tutti coinvolti nell’operazione Araba Fenice dello scorso luglio. Le accuse rivolte dai magistrati vanno dall’associazione mafiosa alle estorsioni, ma riguardano anche il traffico di droga e la commissione di furti ai danni di abitazioni e imprese del territorio.
Durante l’udienza di oggi, la difesa e il pubblico ministero hanno reso note le richieste di prova. «Il pm ha chiesto di sentire i tutti i testi già presenti nell’elenco precedentemente depositato, si tratta di una trentina di persone in tutto. Inoltre – spiega a MeridioNews l’avvocato Giuseppe Gurrieri, difensore tra gli altri del capomafia – ha fatto richiesta di alcuni ulteriori documenti e della trascrizione delle intercettazioni». Il collegio si è riservato di decidere su tutto e la prossima udienza è stata fissata per il 27 maggio.
Superati i problemi della predisposizione dell’iter per avviare la videoconferenza, che si erano verificati lo scorso marzo, Giuliano ha potuto assistere all’udienza in collegamento dal carcere di Sassari dove si trova detenuto al regime del 41 bis. Per il provvedimento cui è sottoposto il 55enne, ritenuto al vertice dell’omonimo clan attivo nell’area sud della provincia siracusana, il legale difensore aveva presentato ricorso.
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