Aquarius, in 500 firmano l’appello per sostenere la nave «Nessuno deve morire in mare, principio non negoziabile»

«Dopo una pausa tecnica e strategica l’Aquarius torna in mare a salvare vite, ed è pronta per il nuovo contesto nel Mediterraneo». Con questo annuncio, dopo la pausa forzata iniziata il 29 giugno, riprende la traversata della nave soccorso noleggiata da Sos Mediterranee che per la prima volta, da quando è salpata due anni fa dal molo di Marsiglia, è stata costretta a fermare il 29 giugno le operazioni di ricerca e soccorso in mare a largo delle coste libiche per potersi adattare, sul piano strategico e tecnico, al nuovo contesto che si sta via via delineando. Aggiustamenti sul piano giuridico, tecnico e della trasparenza. Ma il principio di base, a dispetto di tutte le modifiche possibili, resta sempre lo stesso: «Nessuno deve essere lasciato morire in mare. Questo è un principio che non negozieremo mai».

«Dall’inizio della propria missione nel febbraio 2016 – comunica il suo staff – Sos Mediterranee Italia ha tratto in salvo oltre 29.300 tra donne, uomini e bambini». Ed è per garantire la continuazione di questa missione umanitaria che diverse personalità, dalla politica alla cultura alla società civile, hanno deciso di firmare un appello in favore di Aquarius. Tra i nomi, ci sono quelli del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, l’ex premier Enrico Letta, l’attrice Juliette Binoche, il fotografo Yann-Arthus-Bertrand, lo scrittore premio Nobel J.M.G Le Clézio, l’economista Thomas Piketty, lo scrittore Daniel Pennac, l’ex calciatore campione del mondo Lilian Thuram.

«L’Aquarius riprende il mare e noi firmatari sosteniamo la sua missione», è l’incipit dell’appello dei 500 pubblicato dal quotidiano Le Monde. E ancora: «L’Aquarius riprende il mare perché esseri umani continuano a morire nel tentativo di fuggire dall’inferno libico. Riprende il mare perché il salvataggio è un suo dovere, una sua responsabilità» ed è anche il «dovere di tutte le altre imbarcazioni che navigano nel Mediterraneo. Alcuni – si prosegue nel testo – dicono che l’Aquarius sarebbe complice del dramma umanitario che si consuma nel Mediterraneo: è falso. Il suo solo e unico obiettivo è salvare vite in mare: impedire che donne, uomini e bambini anneghino. tutte le sue azioni sono guidate da un solo imperativo, iscritto nel diritto marittimo internazionale: soccorrere persone in pericolo di morte in acque internazionali, il più presto possibile». 

«Le missioni umanitarie, come quelle della Aquarius, sono state lanciate nel 2016 sulla spinta di un principio fondamentale, radicato nella tradizione marittima, secondo cui nessun essere umano dev’essere lasciato annegare in mare – ribadisce la presidente di Sos Mediterranee Italia Valeria Calandra -. Questo è il dovere principale della gente di mare e non può essere messo in discussione, mai, e noi non lo negozieremo. Oggi la Aquarius lascia Marsiglia come il primo giorno, con la stessa convinzione confortata dal sostegno della società civile europea e delle dozzine di personalità che hanno voluto manifestare attraverso una lettera aperta la propria vicinanza alla nave diventata un simbolo per tutti coloro che in Europa pongono i valori universali del rispetto per la vita umana, della dignità e della solidarietà al di sopra di ogni altra considerazione», conclude la presidente.

Ma, se da una parte ci sono personaggi e comuni cittadini mossi dalla necessità di manifestare il proprio appoggio, anche solo simbolico, alla missione condotta da Aquarius, dall’altra non mancano invece critici dell’ultima ora. Specie sul web. «Siete fuori da ogni logica, poi non meravigliatevi se qualcuno vi chiama “vicescafisti”», scrive qualcuno nella pagina social di Sos Mediterranee, mentre qualcun altro parla di «business» anziché di missione o consiglia di «andare a tonni, piuttosto che essere “pescatori di uomini”». A bordo della nave, però, lo spirito resta immutato e la promessa è sempre quella: «Fino a quando la Libia non potrà essere considerato un posto sicuro, l’Aquarius non farà mai sbarcare alcuna persona in un porto libico. Ribadiamo questi princìpi – fanno sapere – dopo le consulenze ricevute da parte di esperti legali».

Silvia Buffa

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