App-iddavero, l’errore del Comune sull’app di Sostare Luca Blasi ci ride su: «Nome carino, ma anche no»

«Ma quale app-iddavero. Non dico che non mi piaccia, ma è impraticabile perché troppo lunga e difficile da ricercare». Ci ride su il presidente di Sostare Luca Blasi dopo l’errore riportato in un comunicato stampa del Comune di Catania che annuncia lo sbarco della prima app della partecipata comunale che si occupa della sosta a pagamento, distribuita sulle piattaforme iOs e Android. «Al fine di semplificare il rapporto dei cittadini – si legge nel comunicato, poi rettificato, dell’ufficio stampa di Palazzo degli Elefanti -, Sostare offre Appi-Iddavero, questo il nome della app che consente in modo rapido e facile di pagare la sosta per se stessi o per altri o se si vuole di regalare una ricarica ad altri». 

In realtà, all’app non è stato dato alcun nome se non quello della stessa società partecipata. «Infatti – prosegue Blasi – negli store l’app si trova digitando Sostare e non App-iddavero». L’equivoco nasce dall’aver frainteso il gioco di parole pubblicitario scelto per le locandine che a giorni verranno appese in molti angoli della città. E averlo scambiato per il vero nome dell’applicazione.

Una gaffe, poi corretta in un successivo comunicato stampa. Sembrerebbe finire qui, ma no. Perché nello stesso comunicato con cui l’ufficio stampa annuncia la nuova app Sostare, comunica anche la sospensione della tariffa notturna. «Sinceramente – incalza Blasi – non mi spiego il motivo per cui le notizie, tra le quali non c’è nessuna correlazione, siano state riportate insieme». La sospensione, infatti, troverebbe le sue giustificazioni nell’istituzione del coprifuoco alle 22. «Non c’è e non ci sarà fino a quando ci sarà un lockdown dei locali e del settore commerciale». 

Nel frattempo l’errore del Comune diventa tormentone e Blasi comincia a pensarci: «Obiettivamente App-iddaveru è carino, ma troppo complicato, soprattutto per i turisti». E poi, chiude ironico il presidente di Sostare, «abbiamo preferito mantenere il nostro nome per farci odiare anche sulle piattaforme online. Anche se so che questa cosa mi tormenterà per i prossimi anni». 

Gabriele Patti

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