Aci S. Antonio, abusi nella casa di riposo dell’ex assessore Le registrazioni: «Bastardo, ppi mia poi fetere, fai schifo»

«Non ho la forza di parlare, le indagini faranno chiarezza». Giovanni Marchese, al telefono, si dichiara stanco dopo la giornata che lo ha portato al centro delle cronache nelle vesti di amministratore della casa di cura Villa San Camillo di Aci Sant’Antonio in cui sarebbero avvenuti maltrattamenti nei confronti degli ospiti. Anziani, in molti casi non autosufficienti. Marchese è indagato insieme a tre dipendenti: Giovanna Coco, Alessandra Di Mauro e Rosaria Vasta. Nei confronti dei quattro il gip ha disposto il divieto di esercitare l’attività per un periodo che va dai nove mesi per i lavoratori ai dodici per l’amministratore. La pm Valentina Botti aveva chiesto l’arresto.

«Se io avessi saputo una cosa del genere sarei intervenuto in maniera molto forte», è la difesa di Marchese a MeridioNews. L’uomo, 59 anni, ad Aci Sant’Antono ha un passato da politico: nel 2011, infatti, fu nominato assessore dall’allora sindaco Pippo Cutuli. Una designazione arrivata nell’ambito di un rimpasto di giunta ma non senza polemiche all’interno dell’area Udc, spaccata tra il benestare dell’allora presidente provinciale Pippo Nicotra e i malumori del consigliere provinciale Antonio Danubio e dell’allora deputato regionale Salvo Giuffrida. «Credo che i parenti possano testimoniare come gestiamo la struttura, non abbiamo ricevuto mai lamentele», va avanti Marchese. 

Tuttavia alcune registrazioni audio che fanno parte del fascicolo d’inchiesta, attualmente aperto alla procura di Catania, sembrano raccontare un contesto diverso. Si sentono urla, insulti e minacce nei confronti degli ospiti. «Alza le mani, testa di minchia. Bastardo, ppi mia poi fetere. Che schifo che fai, fai schifo», dice una donna. In un’altra circostanza si sente una lavoratrice urlare: «Chi gliel’ha detto di sedersi qui? Si deve lavare, si deve cambiare il panno, ora sta nel letto, solo». L’anziano prova a giustificarsi e ammette di essersi fatto addosso i bisogni. La donna però non ammette repliche. «Ogni giorno la stessa cosa. Ora io la lascio senza lavato, pisciato, e la scendo là sotto. A me non me ne frega nulla». L’uomo piagnucola: «Io ho chiamato tante volte». La donna lo sovrasta con le grida: «Non c’è solo lei, ha capito? Avemu tempu di peddiri nuatri?»

«Vado nella struttura ogni giorno ma non mi sono mai imbattuto in situazioni simili – spiega l’amministratore -. I maltrattamenti non li posso accettare, a me i pazienti non hanno mai raccontato fatti simili. Se qualcuno ha sbagliato ne risponderà direttamente». Per la procura, però, Marchese sarebbe stato tutt’altro che inconsapevole di quanto avveniva nella casa di riposo. Stando a fonti vicine agli inquirenti, ci sarebbero immagini che dimostrerebbero che le cose stanno diversamente rispetto alla tesi difensiva del 59enne. «Sono un medico, sono stato sempre per il contatto umano, la mia scuola è questa», ripete Marchese. Che si difende anche dalle accuse di avere fatto lavorare in nero le operatrici: «Hanno sempre preso tutto quello che spettava loro, è tutto registrato e verrà dimostrato». 

Simone Olivelli

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