Le primarie si sono concluse con la vittoria di appena 196 voti a favore di Fabrizio Ferrandelli. Ebbene, 196 voti rispetto ai trentamila votanti rappresentano appena lo 0,0 e qualcosa. E’ vero che in democrazia basta un voto a determinare il successo o l’insucesso di una tesi o di una persona. Ma è altrettanto vero che politicamente si può affermare che si è trattato di un sostanziale pareggio. La differenza tra i due risultati sta nella trasparenza del voto: mentre per Rita Borsellino la candidatura e il relativo voto erano apertamente dichiarati, nel caso di Ferrandelli il voto è stato, stando alle cronache, influenzato da manovre di palazzo dal colore molto grigio e opaco. Insistono su di esso interessi che con la città hanno poco a che vedere e riflettono invece questioni legate all’esercizio del potere a sua volta legato al governo della Regione siciliana.
Se lo scontro politico sul governo della città di Palermo è contrassegnato da queste ‘influenze’, diciamo, esterne, non si capisce perché nello schieramento a sostegno di Rita Borsellino si siano verificate tante incomprensibili dispersioni. Fatta salva la candidatura di Davide Faraone, che nel suo partito conduce una battagli politica all’insegna del cambiamento e quindi l’ha voluto rappresentare, con successo, anche nella competizione delle primarie, non appare altrettanto chiara la compresenza di Antonella Monastra, consigliera comunale di un’Altra Storia, cioè la stessa associazione politica di cui Rita Borsellino è presidente, in competizione con la sua massima rappresentante.
Si tratta di 1700 voti dispersi, non orientati verso la candidata naturale quale sarebbe stata Rita Borsellino, ma indirizzati verso una candidatura di mera testimonianza minoritaria. Fenomeno non nuovo nella cultura di una certa sinistra priva di visione complessiva della comunità che si vuole dirigere, ma attenta solo alle istanze magari importanti, ma marginali.
Ora tutto il centrosinistra dovrebbe essere vincolato a sostenere una candidatura nata da manovre di palazzo. E’ una visione della politica e della democrazia che non ci convince: questi scimmiottamenti di sistemi elettorali d’importazione, che poco hanno a che fare con la nostra cultura politica, non ci convincono perché sono artificiosità tecniche introdotte nel nostro sistema elettorale in nome della governabilità comunque e a qualunque costo. Ma questo è un altro discorso. Oggi vogliamo trarre da questo evento un altro segnale che passiamo direttamente alla riflessione di Rita Borsellino e lo facciamo perché riteniamo Rita una grande risorsa per questa città. E’ sicura Rita dell’affidabilità politica dell’associazione che l’accompagna nel suo impegno di dirigente dell’area progressista di Palermo e della Sicilia?
Infine, una notazione sulla quale più volte abbiamo cercato di segnalare. Nella campagna per le primarie è stato prevalente, se non addirittura esclusivo, il dibattito di stampo politicista, mentre la città restava ai margini, se non addirittura assente. In questo quadro ha vinto colui che, seppure per soli titoli, anche abbastanza aleatori, ha proposto un abbozzo di progetto-Palermo. Questo, forse, ha contribuito in qualche misura a fare la differenza.
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