Le qualità di Fabrizio Ferrandelli

Si è detto molto sui difetti del vincitore delle primarie del centrosinistra per il candidato a sindaco della città di Palermo, Fabrizio Ferrandelli. Anche Link Sicilia è stato generoso in quanto a critiche. Non ripeterò dunque le critiche, fatte ampiamente dal nostro direttore, e spesso da me non condivise. Cercherò invece di fare un’analisi di una vittoria, che vittoria è comunque, ed è stata finalmente ammessa anche da Rita Borsellino.
Intendo dire che è d’uopo chiedersi del perché di questa vittoria: se un candidato vince, deve avere delle qualità perché non credo, personalmente, che Ferrandelli abbia vinto solo, se questo fosse vero, grazie ad un celato “appoggio” di eventuali votanti dell’Mpa. Cosa che comunque stento a credere, perché mi sembra singolare che elettori dell’Mpa si siano messi in coda per un’ora e più al fine di votare il giovane bancario palermitano.
La prima delle qualità di Ferrandelli è stata quella di sapere unire, laddove Rita Borsellino ha invece diviso. Palermo non è mai stata una città di sinistra e quindi unire al centro del centro-sinistra è non solo politicamente ovvio, ma anche necessario se si vuole vincere la vera partita, e cioè l’elezione a sindaco, e non solo a candidato, che si svolgerà il prossimo 6 e 7 maggio.
La seconda qualità di Fabrizio Ferrandelli è stata quella di saper lavorare per lungo tempo con la gente, e soprattutto con la gente dei quartieri popolari. In pratica, e nei fatti dei dati elettorali, Ferrandelli, pur essendo “bollato” come troppo “centrista” ha saputo cogliere un voto che si era allontanato dalla sinistra da molto tempo: quello di almeno una parte delle classi popolari nei quartieri difficili che una volta, tanto tempo fa, votava Pci. A questo voto è riuscito ad aggiungere anche una parte della cosiddetta “sinistra radical-chic”, la sinistra salottiera del Politeama e della Via Libertà, sulla quale la Borsellino era forte, ma forte quasi esclusivamente su quella. Non a caso, Ferrandelli ha vinto nei quartieri popolari, dove c’è un voto ancora esistente per uomini politici tradizionalmente vicini alle classi popolari, primo tra tutti Pino Apprendi (nella foto sotto a sinistra). Ha fatto di più: essendo di estrazione cattolico-umanista, ha sempre lavorato con i movimenti che lavorano nel sociale ed è al contempo ben visto da chi ha una storia politica ed una mentalità “di sinistra”, cioè dedita ai valori dell’equità sociale.
La terza qualità è stata quella di emergere, spero anche nella realtà dei fatti, come il solo, vero, candidato siciliano. E forse, questa, è stata la vera chiave della vittoria di Ferrandelli. Rita Borsellino è stata percepita da molti, a torto o a ragione, come imposta da Roma. Davide Faraone, pur dimostrando grandi qualità ed una vittoria importante sul piano dei numeri, è stato percepito come amico del fiorentino Renzi. Solo Ferrandelli è stato considerato, a naso e da chi non fa pane con la politica, come un candidato realmente siciliano, sia pure con alleanze di siciliani che hanno sempre fatto i politici, ossia i Cracolici e i Lumia, i quali, a loro volta sono ancora nell’attuale governo regionale.
Ma l’elettore non aveva sulla scheda il nome di Cracolici (foto sotto a destra) e Lumia, e nemmeno quello di Apprendi. Aveva a disposizione il nome di Fabrizio Ferrandelli. Il quale ha già ampiamente dimostrato, proprio per la sua seppur breve ma emblematica storia politica, di avere delle carte da giocare sul piano dell’indipendenza dai “grandi elettori”, primi tra tutti i suoi iniziali “grandi elettori” che lo hanno in passato scelto per portarlo con l’Idv al consiglio comunale.
La quarta qualità, che forse è la più importante anche se non ancora determinante, è dunque quella che sia stato percepito, e spero a ragione, come un candidato che nonostante la sua giovane età, ed anzi forse proprio per quella, sappia rimanere indipendente anche questa volta dai suoi stessi “grandi elettori”, siano essi a Palermo, a Catania o a Roma.
Se il palermitano ha scelto di votare, come spesso purtroppo accade nelle elezioni (soprattutto primarie) di tutto il mondo, per il candidato “meno-peggiore” e anche “più eleggibile”, la scelta è stata ancora una volta corretta: Ferrandelli dal punto di vista dell’essere il meno peggiore, lo è perché può decidere se essere veramente indipendente da qualsiasi grande elettore. Per quanto riguarda le possibilità di essere effettivamente eletto il 6 e il 7 maggio, ha per giunta molte chances: perché ha chances di unire un elettorato più vasto e quindi di vincere e diventare sindaco siciliano, deciso in Sicilia, di tutti i cittadini di Palermo. Sta dimostrando di avere tutte le qualità per farlo e dunque, all’indomani del verdetto delle primarie, rappresenta non solo il vincitore sul terreno, ma anche il candidato più plausibile per diventare il primo sindaco di centrosinistra del capoluogo siciliano.
Cosa farà un sindaco di centrosinistra alla guida di una Palermo in piena crisi e con una situazione finanziaria quasi impossibile? E qui entra in gioco un’altra qualità che non a caso ha già individuato anche la coalizione di centro e probabilmente proporrà anche quella del centro-destra: l’essere comunque un nuovo e giovane politico. Solo chi saprà rimettere Palermo al passo con i tempi e, al contempo, avere le energie giovanili per farlo, può far rinascere questa città; possibilmente partendo dal percorso interrotto da Leoluca Orlando tanti anni fa.
Sarebbe quindi un disastro, non solo per Palermo, ma anche per Orlando (foto a sinistra) e forse per la sinistra, se l’ex-sindaco dell’ormai antica “primavera di Palermo” degli anni ’90 decidesse di scendere in campo e non appoggiasse invece la candidatura di Ferrandelli pienamente e, mi permetto di dire, signorilmente: lasciando spazio ad una nuova generazione di dirigenti locali, laddove avranno il coraggio e la forza di essere realmente indipendenti, anche dai propri “grandi elettori”.

 

Gabriele Bonafede

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