Interpol
Antics
2004 (Labels)
Il ritorno degli Interpol non poteva essere dei migliori. Dopo l’esordio con Turn on the bright light, molta critica ne aveva esaltato la qualità ma anche ridotto la band ad una specie di cover band di tutta la New Wave d’inizio ’80.
Antics smentisce tutti presentando un gruppo con dignità e personalità propria. E’ un album ispirato e suonato coi guanti.
I fraseggi elettrici qui si moltiplicano e le scariche ritmiche sembrano rinnegare la depressione che il quartetto di New York aveva scelto come eco dell’esordio. Certo, la voce di Banks rimane sempre un esercizio di stile nel riproporre miracolosamente quella autolesionista di Ian Curtis (Joy Division), ma convince, adagiata sul tappeto chitarristico disteso da Kessler.
Next Exit, Evil, Take you on a cruise sono le perle che anticpano la super veloce Slow Hands (post punk revival), singolo dell’album, ma tutto il lavoro appare come una convincente prova di come il rock possa difendersi anche nel “tormentato” nuovo secolo.
Baby don’t you try to fight me
Baby don’t you try to fight
Baby don’t you try to fight me
Baby it will be allright
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