Anfe Sicilia, Paolo Genco: “Pronta denuncia per disparità di trattamento e danno economico procurato”

IL PRESIDENTE DI UN GRANDE ENTE FORMATIVO DELLA SICILIA TRASMETTERA’ GLI ATTI ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI PALERMO E ALLA CORTE DEI CONTI SICILIANA ED EUROPEA, ALLA COMMISSIONE EUROPEA E ALL’OLAF

Pronta la denuncia contro l’amministrazione regionale. A depositarla nei prossimi giorni la Delegazione regionale Sicilia dell’Anfe che contesta la disparità di trattamento tra enti formativi adottata da alcuni Uffici periferici del dipartimento Lavoro in sede di chiusura del procedimento di rendicontazione delle spese a valere sugli Avvisi 1 e 2 del 2010.

L’ente provvederà a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, alla Corte dei Conti della Sicilia, alla Commissione europea, all’Olaf (Ufficio anti truffa europeo) ed alla Corte dei Conti europea. Un dossier sull’accaduto sarà inoltre consegnato al presidente della Regione, Rosario Crocetta, all’assessore al Lavoro, Ester Bonafede, al presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Giovanni Ardizzone, ai componenti della Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars per fare luce sulla violazione del principio di parità di trattamento.

È la risposta anche alle iniziative promosse dal sindacato autonomo Sinalp che ha inviato una nota alle autorità per sensibilizzare il pagamento di alcune mensilità. Nella lettera di intimazione al pagamento, trasmessa lo scorso 14 gennaio all’Anfe, al presidente Crocetta all’assessore Bonafede, alla dottoressa Anna Rosa Corsello ed alla procura della Corte dei Conti, il sindacato ha segnalato la presunta irregolarità dell’Anfe Delegazione Regionale Sicilia, che pur avendo ottenuto, già lo scorso 30 dicembre, i saldi della prima e seconda annualità dell’Avviso 2 , non avrebbe ancora erogato le retribuzioni al personale. Secondo Gaetano Giordano, coordinatore regionale degli Sportelli multifunzionali del Sinalp, i dipendenti dell’ente patiscono la fame da ben 10 mesi e non possono attendere oltremodo.

“Mi chiedo come mai l’assessorato regionale al Lavoro – riferisce Giordano – adotti provvedimenti di definanziamento per alcuni Enti che non hanno erogato gli stipendi al personale e per altri invece no, evidentemente,ci sono enti più uguali degli altri”.

L’Anfe, dal canto suo, non si è limitata a rispondere alle rivendicazioni degli iscritti al Sinalp, ma è andata oltre, predisponendo l’avvio di azioni legali specifiche a tutela dell’immagine dell’ente e dei livelli occupazionali. Nel trasmettere al nostro giornale una nota riepilogativa ha provveduto ad esporre i fatti, sviscerando le possibili illegittimità perpetrate a danno dell’Anfe e che si potrebbero ripercuotere sul personale dipendente, senza che l’ente abbia alcuna responsabilità.

Tutto sarebbe legato, secondo il presidente nazionale dell’ente, Paolo Genco, alla gestione della procedura di rendicontazione finale. Le differenti modalità utilizzate dai funzionari dei Centri per l’Impiego, in fase di rendicontazione dei progetti cosiddetti “complessi”, cioè afferenti ad un numero di Sportelli multifunzionali ricadenti in più province pur appartenendo allo stesso ente formativo, ha danneggiato l’Anfe in sede di ammissibilità dei costi che causa un ammanco di circa due milioni di euro nei tre anni di attività finanziata attraverso gli Avvisi 1 e 2 del 2010. Danno economico che l’ente non intende subire e per il quale ha già fatto sapere che procederà alle denunce nelle sede opportune, come già accennato.

“Abbiamo i conti a posto e l’ente non teme alcuna verifica amministrativa da parte della Regione siciliana – dichiara Paolo Genco, presidente nazionale dell’Anfe e rappresentante per la Sicilia – e neanche dagli organi inquirenti ai quali denuncerò i fatti a tutela e salvaguardia dell’immagine dell’ente e del proprio personale”.

È un fiume in piena, il presidente dell’Anfe nazionale per le accuse indirizzate all’amministrazione regionale guidata dal dirigente generale del dipartimento lavoro e della Formazione professionale pro tempore, dottoressa Corsello.
“Subiamo un danno calcolabile intorno ai due milioni di euro nei tre anni di attività nel comparto degli Sportelli multifunzionali, perché gli istituti contrattuali, con in testa la malattia, non sono stati riconosciuti al centro per cento, ma solamente al dieci. Ed oltre al danno la beffa: non ci è stato consentito di rendicontare le attività al costo reale del personale come ha proceduto, per esempio, il Centro per l’impiego di Catania per altre enti formativi, pur avendo denunciato l’accaduto già nel maggio del 2013”.

Dalla lettura dei fatti si potrebbe configurare l’istigazione alla violazione del contratto di lavoro ed il possibile danno procurato all’ente.

Cos’è accaduto? La Delegazione regionale Sicilia dell’Anfe, con nota del 27 maggio 2013, ha chiesto chiarimenti sull’ammissibilità di alcune voci di costo e sulla difformità di trattamento adottati da alcuni uffici periferici all’Autorità di gestione del Piano Operativo Fondo sociale europeo 2007/2013 e al dirigente generale del Lavoro che in Sicilia coincidono con la stessa persona, la dottoressa Anna Rosa Corsello.
Nella lettera l’ente ha denunciato “le differenti modalità utilizzate dai funzionari dei Centri per l’Impiego, a cui erano state destinate le attività di rendicontazione dei progetti complessi in termine di numero di sportelli, e sopratutto i differenti comportamenti adottati dagli stessi nella decisione di ammissibilità della spesa”.

Circostanza, fanno sapere dall’Anfe, che ha trovato conferma nel contatto telefonico avuto con il Centro per l’Impiego di Catania in presenza del dirigente del Servizio ottavo dell’assessorato al ramo.

“Ho chiesto al dottore Italiano, dirigente del Servizio ottavo – racconta stizzito Genco – come mai alcuni Centri per l’Impiego anziché calcolare la voce di spesa per malattie al 10 per cento, come previsto dall’Allegato 13 ed attuato per esempio dall’ufficio di Castelvetrano, hanno rendicontato al costo reale, dichiarando ammissibile il costo al cento per cento. È stato lo stesso dirigente ad accertarsi dell’accaduto contattando l’ufficio di Catania ed ammettendo che era impotente rispetto all’accaduto, non potendo farci nulla. Siamo di fronte ad una grave disparità di trattamento da ente a ente – precisa il presidente nazionale dell’Anfe – e per tale ragione esporrò l’accaduto alle autorità inquirenti”.

Rispetto a quanto denunciato dall’Ente nel maggio scorso nessuna iniziativa è stata intrapresa ad oggi dalla dottoressa Corsello per trovare adeguate soluzioni al problema che presenta ripercussioni sul futuro dell’ente e sulla certezza delle retribuzioni maturate dai lavoratori. Va rilevato inoltre che, secondo quanto riferito dall’Anfe, il dottore Italiano, in un incontro con una delegazione di lavoratori dipendenti, ha dichiarato di aver corrisposto all’ente il cento per cento del costo della malattia e di avere riconosciuto tutto l’importo ammesso a saldo e rendicontato dalla società di rendicontazione. Così facendo il dottor italiano si è assunto una grande responsabilità perché, di fatto, avrebbe scagliato il personale, informato male dallo stesso, contro l’Anfe che invece i conti li ha a posto.

“L’atteggiamento dell’amministrazione regionale è deplorevole – sottolinea Genco – scagliare contro i propri dipendenti, dopo averli informati parzialmente ed in maniera errata pur di allontanarli dagli uffici dell’assessorato regionale, è gesto da condannare per la possibile violenza che può generare”.

L’Amministrazione regionale così facendo violerebbe anche le clausole dell’accordo trilaterale sottoscritto il 4 novembre 2010 rimangiandosi quanto concordato con le parti sociali in tema di costituzione di un apposito fondo per la copertura del maggior costo per malattia ed altri istituti contrattuali con l’appostamento di risorse in apposito capitolo di bilancio. Menefreghismo, strafottenza, o diabolico disegno volto a chiudere i battenti?

“Non è accettabile – tuona il presidente nazionale dell’Anfe – che tutti lavoratori che stanno partecipando da qualche giorno al Si-tin organizzato dal sindacato autonomo Sinalp e guidato da Gaetano Giordano, che ne è il coordinatore regionale del comparto Sportelli, con il quale è pendente in Cassazione il giudizio sul licenziamento, infieriscono contro la mia famiglia e quelle dei colleghi che si presentano nella sede per lavorare ai conteggi necessari al pagamento degli stipendi”.

L’ente riferisce di aver ricevuto la solidarietà della quasi totalità dei dipendenti, tranne lo sparuto gruppo di scioperanti del Sinalp. Lavoratori che hanno ingiurato il presidente dell’ente, i familiari, i colleghi di lavoro e le loro famiglie. Scena a cui hanno assistito gli uomini della Digos. Lavoratori che si dichiarano estranei ad azioni e forme di protesta e che hanno già dato disponibilità al Legale rappresentante per avviare comuni azioni legali.

Questa è la conseguenza di un disegno politico specifico o dell’incompetenza degli uffici? Una cosa è certa: questo andazzo generale nella conduzione degli uffici del dipartimento regionale Lavoro e della Formazione professionale non convince più gli addetti ai lavori e anche una parte del mondo politico e delle istituzioni pubbliche in generale.

Troppe incongruenze, troppa incompetenza, troppa presunzione, troppa confusione, troppi atti amministrativi, spesso farraginosi i incomprensibili, troppi ricorsi che hanno alimentato un contenzioso senza precedente. Rispetto all’immobilismo ed al menefreghismo mostrato dagli uffici governati dalla dottoressa Corsello, l’Anfe ha pronta la richiesta di un incontro alla presenza di tutti i protagonisti di questa assurda storia, sviluppatasi al limite della legalità.

“Chiederò nelle prossime ore all’assessore al Lavoro – ci dice Genco – di convocare una Conferenza dei servizi alla presenza della dottoressa Corsello, dei sindacati, dei dirigenti di servizio interessati, della società di rendicontazione e dei responsabili dei Centri per l’impiego di Catania e Castelvetrano per chiarire definitivamente la vicenda a tutela dell’ente e per la salvaguardia degli stipendi dei lavoratori”.

La vicenda che ha interessato l’Anfe oltre al danno che provocherà in termini di minori entrate pari a circa due milioni di euro, con conseguente perdita di almeno diverse mensilità per il personale dipendente, denota il collasso degli uffici incapaci di controllare i processi e l’iter amministrativo-contabile.

“È venuto il momento che l’amministrazione regionale trovi il coraggio di dire la verità su come stanno veramente le cose – riferisce Genco – senza ribaltare le proprie responsabilità sugli enti formativi. Delle inadempienze di diversi uffici non possono pagare enti e lavoratori e lo dico sia come legale rappresentante di ente che come presidente dell’associazione datoriale Forma Sicilia”.

La questione posta dal presidente Genco apre un’altra crepa nelle relazione tra amministrazione regionale e enti formativi. Visto lo sfascio al quale si assiste quotidianamente, non sarebbe forse il caso che dirigenti e assessori ai rami tirino fuori il coraggio per riferire al presidente Crocetta del reale stato di cose?

“Come Anfe e Forma apprezzo il lavoro di moralizzazione del settore da parte del presidente Crocetta e ne condivido l’azione – precisa Genco – così come mi aspetto che dalla pubblica amministrazione regionale vengano emanate regole uguali per tutti. Ai lavoratori, poi, va la piena solidarietà, al di là delle illazioni di pochi che perseguirò in tutti i gradi di giudizio, per l’attento lavoro svolto con grande professionalità nell’erogazione dei servizi ai siciliani, dimostrandolo anche presso il Ciapi di Priolo dove in atto prestano la loro attività lavorativa”.

Non si arrestano le iniziative del presidente dell’Anfe nazionale che ha deciso di andare fino in fondo per fare luce sulle tante cose che non convincono più nel sistema formativo regionale.
“Nei prossimi giorni chiederò al presidente Crocetta – annuncia Genco – un incontro, compatibilmente con i suoi impegni e se lo riterrà opportuno, affidandomi allo sensibilità del governatore di cui apprezzo le battaglie di legalità e giustizia a tutti i livelli per riferire tutto quanto non è stato possibile esternare nella lettera e per portare a conoscenza le tante distorsioni amministrative e tecniche, di cui giornalmente siamo vittime, che, con ogni probabilità, altri potrebbero riferire in maniera distolta”.

 

 

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Giuseppe Messina

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