Anello ferroviario, chiusa per 11 mesi via Amari Commercianti: «Una follia, rischiamo il fallimento»

«Tutti sanno e nessuno parla» attacca Franco Giglio, socio dello storico locale Cibus. Messi alle strette e con le ferite ancora aperte dopo la chiusura della scorsa estate, i commercianti della centralissima via Emerico Amari chiedono chiarezza sui tempi dei lavori. Dal 3 di novembre e per undici mesi un tratto della strada, tra le vie Crispi e Principe di Scordia, sarà chiuso al transito. L’ordinanza, firmata dal dirigente dell’ufficio Mobilità, parla chiaro: la strada resterà off limits alle auto fino al 30 settembre del 2016. Una chiusura che preoccupa gli esercenti della zona che temono un nuovo crollo delle vendite. Ad aggravare la situazione c’è anche l’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto Concetto Bosco Lo Giudice e Mimmo Costanzo, arrestati lo scorso 22 ottobre nell’ambito dell’operazione Dama Nera della Guardia di Finanza e fino a mercoledì scorso ai vertici della Tecnis (hanno rassegnato le dimissioni), la società che a Palermo si occupa della costruzione, appunto, dell’anello ferroviario.  

Non si sono ancora ripresi dal calo del fatturato della scorsa estate che si preparano di nuovo ad affrontare «mesi tragici». «Siamo sgomenti – prosegue Giglio -, ancora una volta ci troviamo di fronte a una situazione imposta dall’alto. Temiamo uno stop ai lavori e l’ennesima dispendiosa incompiuta». Il terremoto giudiziario che ha travolto i due ex vertici dell’azienda li spaventa. «Vorremmo che fosse fatta chiarezza sugli appalti di Palermo – spiega ancora Giglio -, vorremmo che si indagasse prima dell’inizio dei lavori». Infatti, il fantasma più temuto è quello di un possibile blocco dei lavori in seguito a eventuali sviluppi delle indagini. «Non sappiamo che piega prenderà la storia – afferma un negoziante -. Dovessero fermare i lavori nel bel mezzo del cantiere resteremmo recintati dal nastro arancione per anni». 

«Anche noi vogliamo essere rassicurati – spiega l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania -, siamo i più preoccupati di tutti. Comunque vigileremo». Il presidente della commissione Attività produttive del Comune, Paolo Caracausi, chiede l’annullamento della determina per la chiusura di via Amari e aggiunge: «La commissione ha già presentato in consiglio una delibera che prevede un indennizzo alle attività interessate dai cantieri». I commercianti cercano il sostegno istituzionale. «Abbiamo chiesto aiuto, sgravi, qualsiasi forma di tutela – racconta Michele Biondo, gestore dell’osteria Lo BiancoLa chiusura è una assoluta follia. Né l’amministrazione, né le Ferrovie, né la Tecnis si sono preoccupate di trovare soluzioni tecniche per agevolare le attività commerciali che rischiano il fallimento. A luglio hanno impedito l’ingresso ai disabili al mio e ad altri locali commerciali, e abbiamo anche perso il 70 per cento del fatturato. Tutti sono legalmente inattaccabili e il nostro avvocato, dopo essere stato alla Camera di commercio, ha detto che si perde solo tempo».

Una forma di garanzia nei confronti dei negozianti e dei ristoratori, questa volta, è stata formulata e riguarda l’accessibilità: verrà creato un corridoio per il passaggio dei pedoni sul marciapiede. Ma i residenti non la ritengono una scelta sensata. «Ottanta centimetri di tunnel che la gente avrà paura di percorrere: servirà solo a sfilare portafogli – dice ancora Giglio -. Diventeremo irraggiungibili e comunque non risolve il problema dello scarico merci». I commercianti hanno chiesto lo stato di calamità. «Abbiamo bisogno di tutela vera davanti a situazioni debitorie che si verranno a creare sicuramente». La durata dei lavori è stata stimata dai periti e dagli avvocati contattati dai commercianti di oltre 24 mesi.

Da Confcommercio la presidente Patrizia Di Dio è solidale. «Ci aspettiamo che il Comune venga incontro alle legittime esigenze del commercio e salvaguardi il diritto di impresa – afferma -. Non è comprensibile l’accettazione silente di una tempistica di esecuzione lavori così come imposta dalla società che li esegue. Abbiamo chiesto una riduzione delle tariffe Imu, Tari e Tasi in misura crescente in base alla durata dei lavori e quindi dei disagi e del crollo di fatturato, la normativa vigente dà la possibilità agli Enti locali di deliberare speciali agevolazioni». 

Eugenia Nicolosi

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