Al presidente di Reti ferroviarie italiane Dario Lo Bosco l’entusiasmo per il potenziamento della tratta Canicattì-Gela-Comiso si spegne solo per un attimo. Il tempo di fargli notare che da Gela l’unico modo per arrivare a Catania col treno è andare a Siracusa o a Vizzini e da lì fare un cambio fino alla città etnea. Tempo di percorrenza: cinque ore e rotte. «Fino a ieri 35 milioni di euro erano un finanziamento insperato per la Sicilia – è la sua teoria – La Regione Siciliana sta redigendo il piano regionale dei Trasporti e della Mobilità, spetta al governo regionale indicarci le tratte». Ma l’ultima volta in cui il suddetto piano è stato adottato risale al 2002, ormai 13 anni fa. Per realizzare quello nuovo quanto tempo ci vorrà? A rispondere è il presidente della Regione Rosario Crocetta: «C’è una prima tranche che è quinquennale – spiega lui – di cui una parte è già in corso di investimento e poi c’è un’altra parte decennale, però nel frattempo cominciamo a lavorare».
La Palermo-Catania ad alta velocità light non è più una chimera ma una realtà, con i soldi già pronti
La risposta non sembra convincere Pippo Gurrieri, della Cub Trasporti, la confederazione unitaria di base: «A livello nazionale il contratto di programma tra ministero delle Infrastrutture e Trenitalia è stato firmato, nessuna notizia invece del recepimento siciliano». A sentire Lo Bosco invece va tutto bene. «Con il presidente della Regione Siciliana si sta facendo un lavoro straordinario, col governo nazionale e con Ferrovie dello Stato c’è un rapporto nuovo che sta dando frutti concreti. Stiamo lavorando in questo senso: tre miliardi di cantieri aperti, la Palermo-Catania ad alta velocità light non è più una chimera ma una realtà con i soldi che sono già pronti».
D’altra parte, però, c’è la recente notizia del piano di dismissione dei treni a lunga percorrenza da e per Sicilia. Si può accettare l’idea che per percorrere lo Stretto si debba scendere dal treno (con tutto il corollario di bagagli) e poi risalire solo una volta attraversato il mare? «Noi vogliamo ottimizzare ogni costo di gestione – sostiene il presidente di Rfi – dove concretamente il tempo è una risorsa strategica. Così si risparmia un’ora nel traghettamento e questo significa migliorare la qualità della vita, però bisogna farlo in modo condiviso. Si sta ancora provvedendo a sentire le parti: Regioni e Comuni».
Di parere opposto Simone Morgana, presidente della sezione gelese della Fiab, federazione italiana amici della bicicletta: «In realtà si vuole mantenere il trasporto su gomma. Basti pensare che la stazione di Gela per numero di binari si avvicina a snodi fondamentali come Bologna. E i treni che ci passano sono invece pochissimi». Ecco, le stazioni ferroviarie siciliane sono quasi sempre ruderi, abbandonate a se stesse, senza i servizi più essenziali. Lo denunciano da anni, ad esempio, i comitati dei pendolari. «Sulle stazioni abbiamo un altro progetto, le 500 stazioni – promette Lo Bosco – che vuol far diventare le stazioni delle agorà».
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