Alfio Chiavaro, il calciatore prestato al beach soccer «Ho ancora la pelle d’oca per la vittoria dell’Europeo»

«Non so spiegare bene le emozioni. Quando la Spagna ha sbagliato l’ultimo rigore non ho realizzato subito. Ai rigori può andare bene o può andare male». Per Alfio Chiavaro, e per la Nazionale italiana di Beach Soccer, è andata bene. L’Italia ha vinto il titolo europeo qualche giorno fa ad Alghero, in Sardegna, alzando al cielo il trofeo continentale per la seconda volta nella sua storia dopo il successo del 2005. Gli azzurri si sono imposti in finale ai rigori contro la Spagna, dopo un torneo ben giocato. «Le emozioni sono indescrivibili – racconta a MeridioNews Chiavaro – Volevamo essere protagonisti in questo Europeo com’è nella nostra indole. Dopo la prima partita con la Bielorussia ero consapevole della nostra forza. Ci siamo allenati duramente mattina e pomeriggio per venti giorni, e la sensazione – continua – era che stessimo bene fisicamente e mentalmente».

E la sfida si è chiusa come nel finale di un thriller: ai rigori dopo il 2-2 maturato nei tempi regolamentari. Chiavaro è stato il primo ad assumersi la responsabilità, realizzando il suo tentativo. «Siamo andati in panchina, non abbiamo avuto neanche il tempo di renderci conto di cosa stesse succedendo. Il mister mi guardava e mi sono offerto per tirare il primo. Noi abbiamo battuto per primi e aspettavamo soltanto il loro errore. Abbiamo realizzato otto rigori su otto – spiega il giocatore classe 1983 – cosa non facile in una finale europea, considerando anche tensione ed emozione». Nella Beach Arena di Alghero erano presenti circa 2.500 persone per spingere gli Azzurri, con altri mille tifosi rimasti fuori. «Alzare al cielo la Coppa davanti a loro è stato fantastico. Il pubblico ci ha sostenuto sempre, dall’ingresso in campo al fischio finale. Al rigore parato da Del Mestre, il boato è stato incredibile».

Una buona annata quella di Alfio Chiavaro. Il titolo europeo, infatti, è la degna conclusione di un triplete cominciato con lo scudetto e la Coppa Italia vinta con la DomusBet Catania. «Mancava soltanto l’Europeo per completare l’annata fantastica. Prima delle gare importanti, con i ragazzi del Catania ci diciamo sempre “tanto non vinciamo nulla“. Anche prima della finale abbiamo rispettato questo rito – svela – Adesso, al solo pensiero ho la pelle d’oca». E proprio dalla squadra rossazzurra viene lo zoccolo duro della Nazionale: cinque i rossazzurri chiamati dal ct, solo due i siciliani «catanesi» tiene a ribadire Chiavaro. Oltre a lui, infatti, presente anche Pietro Palazzolo: «Siamo cinque ragazzi della DomusBet in Nazionale – spiega ancora Chiavaro – due calabresi, uno di Terracina e due catanesi. Nessuno era in forma come noi e così, il ct ha scelto lo zoccolo duro. L’emozione più bella – racconta – è stata nei giorni successivi: tutti i messaggi, le chiamate di gente che ti fa i complimenti. Cose che ti riempiono il cuore».

Alfio Chiavaro è, però, prima di tutto un giocatore di calcio, prestato soltanto al beach soccer, una passione nata oltre dieci anni fa. «Mi sono avvicinato a questo sport nel 2007 – ricorda – Sono stato coinvolto dal presidente Bosco in un progetto che aveva al suo interno solo catanesi. Mio fratello è stato il primo a essere coinvolto, poi mi sono avvicinato anch’io. Abbiamo vinto il primo scudetto e poi mi sono fermato perché lo vedevo come un impegno riduttivo. Giocavo a calcio nel Lazio e, quindi, non potevo permettermi di non presentarmi in ritiro. Oggi invece la penso al contrario – dice ridendo – salterei il ritiro per giocare a beach». Il calciatore aveva smesso per un periodo con il beach soccer, poi si è riavvicinato negli ultimi tempi. «Mi ero fermato, poi Bosco mi ha dato la possibilità di tornare a Catania nel 2016 e abbiamo vinto la Supercoppa. Allora Agostini mi ha convocato in Nazionale, quello era il mio obiettivo. Ho giocato il Mondiale alle Bahamas e siamo arrivati in semifinale l’anno scorso. Dopo non sono stato più convocato ma, fortunatamente – conclude – per l’Europeo sono tornato in Nazionale».

Luca Di Noto

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