Al Barbera, nella Palermo che fu di Salvo Lima, non si commemora Andreotti

Forse non ci hanno nemmeno provato. O forse sì, ma senza riuscirci nemmeno in apparenza.  Il minuto di silenzio per commemorare Andreotti, andato ieri miseramente in scena in tutti gli stadi italiani non c’è stato prima di Palermo – Udinese allo stadio Barbera di Palermo. Forse gli organizzatori hanno, giustamente, preferito desistere. Oppure nessuno lo ha osservato e comunque non è stato annunciato, o ancora è stato annunciato ma obliterato dal pubblico rosanero prima ancora che lo si potesse annunciare, coperto dalle urla della folla.

Una formazione del Palermo 1982-1983 allo stadio che allora era chiamato semplicemente “La Favorita”. Tratta dal gruppo facebook “Quelli che non dimenticheranno mai Ganni De Rosa”.

Mentre ancora echeggiavano le sciagurate parole di Giuliano Ferrara sulla Sicilia, i tifosi del Barbera erano tutti pronti a fischiare. Era un passaparola  in tutta la curva: “nel minuto di silenzio cori e fischi, tutti pronti? Tutti pronti!”. Forse succedeva anche in tribuna e da qui il desistere per ovviare a evidenti polemiche? Inviperiti da un campionato balordo, iniziato male, continuato peggio, e che sta finendo con la retrocessione, i tifosi del Palermo avrebbero dimostrato così la dignità d’essere siciliani. Segno questo, che negli stadi c’è di tutto e c’è anche in qualche modo la memoria dei tempi.

Prima dell’inizio della partita, tra i tifosi si parlava della storia del Palermo, perché la probabbile retrocessione dopo dieci anni di serie A, è un momento storico che ricorda tante cose. Così, ci si ricordava di Gianni De Rosa, di Montesano, di Troja, di Benetti, di Arcoleo e di Lopez, di Pastore, Cavani, Toni, come di Bercellino e di Vernazza, di Di Cicco e di De Vitis, di Girardi e di Fontana. Grandi protagonisti della maglia rosa e della nostra adolescenza e giovinezza, oppure di quella dei nostri padri o dei nostri nonni. E così ci si ricordava anche di quei tempi. Lunghi tempi. I tempi in cui Andreotti in Sicilia spadroneggiava con le centinaia di migliaia di voti di dubbia provenienza a Lima e alla sua andreottiana corrente. Voti che erano tanti, ma spesso anche estorti sulla povertà, facendo leva sul pregiudizio e sul ricatto economico del precariato e del clientelismo.

Nessun minuto di silenzio dunque. O forse c’è stato, ma non se n’è accorto nessuno, coperto da fumogeni, incitazioni a una squadra che ha onorato il campo e che ha dato una risposta, per una volta, che ha sapore di sport, ma anche d’orgoglio, di memoria.

Il pubblico del Palermo, pur andando verso la retrocessione, ha dato una lezione al resto d’Italia. Anzi due. Anzi tre. Una di sport, applaudendo la squadra che ha dato tutto sul campo, pur piegandosi nel risultato  alla superiorità  dell’avversario. Una seconda al razzismo e al pregiudizio di certi giornalisti e commentatori televisivi, dimostrando che l’essenza della Sicilia non è la mafia, ma è l’amore per la correttezza, per le cose al di sopra di tutto, come lo sport e la passione. La terza, la più importante, una lezione di memoria: ricordiamo perfettamente cosa è stato il potere di Andreotti in Sicilia. E dunque ignoriamo completamente il minuto di commemorazione. Non se ne parla nemmeno.

 

Nella foto, una formazione del Palermo 1982-1983 allo stadio che allora era chiamato semplicemente “La Favorita”. Tratta dal gruppo facebook “Quelli che non dimenticheranno mai Ganni De Rosa”.

Gabriele Bonafede

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